La patata cristallo

 

State sereni: in questo post non parlerò di Carlo Cracco, e tantomeno di Rocco Siffredi.

Oggi vi parlerò di patate fatte a mano, con amore e arte, e vi spiegherò anche come provare a farle a casa vostra, nella vostra cucina.

Un paio di sere fa, approfittando della presenza qui in Puglia di mia mamma (nonna Mao), mio marito ed io ci siamo concessi una cenetta in tête à tête, ad Ostuni.

Era da un pó che un amico mi parlava di questo ristorante nuovo ad Ostuni, ma in questi giorni, svegliandomi sempre alle 6 per seguire il cantiere ancora aperto (anche se già ci abito), di solito per cena mangiavo qualcosa al volo a casa, o in qualche macelleria di Cisternino,  che fa rima con “molto vicino”.

Ma lunedì abbiamo voluto fare un’eccezione, mi sono bevuta un caffè il pomeriggio (cosa che non faccio mai, sennò non dormo), e siamo andati a cena da “Muna“.

Muna è sicuramente molto diverso dai ristoranti tipici di qui, che amo molto, ma mi è piaciuto molto.

Ma, a parte la location, raffinata ed elegante, mi è piaciuto davvero tanto il cibo.

Sono anche riuscita a farmi dare la ricetta delle patate cristallo dallo chef  Pasquale Lanzillotti (ex chef del Cipriani e dell’Orient Express)

Come secondo ho ordinato il maiale cotto sottovuoto, a bassa temperatura, e sul maiale  sono arrivate loro, le “patate cristallo”.

Immagino che le patate cristallo si chiamino così per la loro trasparenza, e per la croccantezza.

Buone, davvero buone!

RICETTA: si prendono le patate, con la buccia, e si tagliano a fettine sottili sottili di circa 2 mm.

A quel punto posizionate uno strato di fette su un foglio di carta forno nel vassoio del vostro forno e lo coprite con un altro foglio di carta forno.

Mettete sopra qualcosa di pesante che tenga i fogli schiacciati tra loro (qualcosa che possa stare in forno senza sciogliersi!!!) e cuocete per un’ora a 120 gradi.

Buone patate a tutti.

Barbara

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L’entusiasmo non è virile

 

Gli uomini vengono da Marte e le donne vengono da Venere.

Veniamo da due pianeti diversi, ma spesso ce ne dimentichiamo, e allora ci aspettiamo che loro parlino la stessa lingua e, soprattutto, che ci capiscano.

Ma siamo davvero troppo diversi, e non solo per quanto riguarda la lingua.

Se un uomo ha avuto 20 donne è un figo, se una donna ha avuto 20 uomini è una zoccola.

Un uomo può bere birra e fare un bel rutto liberatorio, ma una donna no.

Ieri sera Danny ed io abbiamo accompagnato papá all’aeroporto.

Sabato scorso papá mi ha portato Danny, che era stato in vacanza con le nonne, e ieri sera è dovuto tornare a Milano, a lavurà.

Potete immaginare quanto io fossi felice, nervosa ed agitata, quando sabato sono andata a prenderli all’aereoporto.

L’ultima volta che i miei uomini erano stati qui in Puglia, la casa era ancora un cantiere, e parecchio indietro .

Un paio di settimane fa sono scesa da sola con frusta e cornetti freschi alla marmellata, per tutti gli operai.

In circa 10 giorni, dormendo sa un’amica, e stando in cantiere dalle 7 del mattino alle 7 di sera, ho dato una bella accelerata, ho fatto un trasloco, e ho trasformato un cantiere in una casa.

È stata una bella maratona, ma volevo fare il più possibile prima dell’arrivo dei miei uomini, e mentre sabato guidavo verso l’aereoporto di Bari, ero davvero tanto felice e parecchissssssimo agitata.

“Cosa ha detto tuo marito quando ha visto la casa? E tuo figlio?”

Le mie amiche volevano sapere e io non sapevo cosa dire.

Che dire? Che a mio marito la casa è piaciuta, e molto, ma diciamo che è stato molto veloce il picco di entusiasmo e molto, ma molto lento il percorso di ricerca dei difetti.

Ci sono rimasta male, ma alla fine mi sono consolata pensando che “l’iper criticità” non è un problema di mio marito, ma dell’80% (o forse più) di tutti gli immigrati provenienti da Marte. 

Le donne, fidanzate, mogli o amanti, provenienti da Venere, possono fare tutto quello che vogliono e che possono, ma, ai marziani, non basterà MAI.

E poi, diciamocelo, ma gli uomini sono bravissimi a trovare tutti quei difetti che noi donne, spesso prese dall’entusiasmo, non vediamo.

E quello che fa girare los maronibus, è che purtroppo, spesso (ma non sempre), hanno anche ragione.

Hanno montato la cappa della cucina troppo bassa e forse quella cappa è anche troppo piccola; infilando lavatrice e forno nelle loro nicchie in muratura hanno sbeccato gli spigoli appena intonacati; quello che ha montato le travi ha lasciato le impronte sul muro, etc etc etc

E quando ti dicono così che vuoi fare? O chiedi il divorzio o gli fai vedere che nulla è perduto e che, con un bel sorriso, e un pó di faccia tosta, si trova sempre una soluzione.

E allora, sempre sorridendo, ho usato olio di gomito e sgrassatutto per levare le impronte dal muro, poi sono andata da quello che ci ha venduto tutti gli elettrodomestici e lo ho convinto a darmi una cappa più grande in cambio di quella più piccola, anche se la piccola la avevo già fatta montare e avevo anche già  buttato la scatola e tolto la pellicola di protezione.

Certe scatole andrebbero tenute per almeno un anno, ma a noi donne piace così tanto mettere in ordine e buttare via anche ciò che andrebbe tenuto…

E adesso che lui è partito?

Adesso mi rimetto al lavoro, ma un po’ più rilassata e con l’occhio un po’ più attento e critico.

Noi donne siamo veloci ad imparare la lezione.

La cosa più importante che ho imparato questa settimana è che l’entusiasmo non è virile.

L’uomo nasce masochista, ed essendo sempre molto concentrato su se stesso, e dotato di maroni, quelli ha e quelli rompe.

Barbara

Datemi l’elettricità, o chiamatemi Wilma!!!

Sono in Puglia da giovedì scorso , la casa è pronta, ma non ci posso ancora vivere. Sembra una barzelletta, ma non fa ridere, pennnnnniente! Abbiamo richiesto la corrente all’Enel nell’agosto del 2013, ma ancora non ce l’hanno data. È da venerdì scorso che mi sveglio alle 6, faccio colazione al bar di Casalini alle 6.30 e alle 7 sono in cantiere, e vado via dopo l’ultimo operaio, parecchio dopo. Ho finito il trasloco e o pulito casa da cima a fondo, per quello che ho potuto fare senza acqua e senza elettricità. Mi sono fatta prestare un generatore per poter passare l’aspirapolvere, e ho usato quintali di stracci e litri di detersivo senza risciacquo. Ho ballato la lap dance intorno al palo della luce il giorno che ce l’hanno piantato nel terreno. Mi ero illusa che il momento X fosse arrivato e che dopo il palo ci avrebbero messo subito il contatore, e invece picche, zero, nisba. Ieri ero di sotto a sistemare il magazzino e ad un certo punto, spalancando le finestre, come faccio tutte le mattine alle 7, per fare asciugare bene pavimenti e intonaco, ho guardato le rocce davanti a me, e mi è apparsa, lei, Wilma!!! Chissa come stavano bene nelle loro caverne, senza elettricità e senza cellulari. Gli uomini andavano a caccia, le donne rassettavano, e la sera si cenava, a lume di candela. Se ti scappava qualcosa, andavi nel bosco, e il problema era risolto, “senza caglie” (come dice sempre mio marito, invece di dire “senza problemi”) E invece oggi? Oggi senza elettricità non si può fare nulla. Senza elettricitá non funziona neanche l’acqua, perché per prendere l’acqua dalla cisterna serve una pompa, e la pompa senza elettricitá non funziona. Quando vorrei essere Wilma per non dover dipendere da questi dementi dell’Enel. E intanto scrivo, sotto un ulivo secolare, a casa della mia amica Flora, che sta ospitando me e la mia mamma. Di solito quando scendo in Puglia di notte sogno il mare, il cielo stellato, le bombette, le orecchiette con le cime di rapa e il pure di fave. E invece adesso sogno il contatore, sempre lui, solo lui. Mi sa che domani faccio un salto all’Enel, di persona, e porto la clava!!!

Barbara    

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Giornata intensa e ricca di emozioni, ma senza salopette

 

Giovedì sono atterrata in Puglia verso le 18, a Brindisi, e alle 19, con una delle mie più care amiche e suo figlio, ero in cantiere, ad abbracciare il palo della luce che finalmente si ergeva possente nel nostro terreno, a un anno dalla richiesta fatta alla “cara” Enel!

Prima di mangiare un veloce piatto di pasta e di crollare esausta, ma felice, nel mio letto, a casa della mia amica Flora, sono rimasta un’ora in cantiere, a godermi da vivo tutti i passi fatti, a distanza.

Dal vivo? A distanza?

Eh sì, perché in molti mi chiedono come sia possibile seguire un cantiere in Puglia, abitando a Milano.

Si può, si puó! Basta venire giù una volta al mese e fare scaricare a tutti gli operai quella cosa fantastica che si chiama “whats app”!

Ho il cellulare pieno zeppo di foto che mi sono fatta mandare ogni giorno, quasi ogni ora.

“Avete intonacato il divano? Mi mandate una foto please? Avete fatto la nicchia nella doccia? Mi mandate una foto? Avete montato la cucina in cemento? Mi mandate una foto? A che distanza state per montare bidet e wc? Mi mandate una foto?”

Li ho tirati tutti scemi, lo so, ma solo così si riescono ad evitate errori che ti fanno perdere tempo e denaro.

E siccome sono consapevole di essere stata parecchio rompina, ieri mattina mi sono svegliata alle 6.30, ho fatto una bella doccia e poi sono andata al bar a comprare 10 briosc e a farmi prestare un bel termos con dentro 10 caffè bollenti.

Ho visto gli operai felici, e mi sono sentita un po’ meno in colpa.

Sono partita da Milano dicendo agli amici che sarei arrivata in cantiere in salopette, con la frusta, e invece ci sono andata con briosc e caffè caldi, e con una tuta blu senza spalline .

Stiamo costruendo una casa tutta bianca e ieri in cantiere c’era un sole che spaccava le pietre (speriamo non nel vero senso delle parole).

Potevo forse tornarmene a casa della mia amica col segno delle bretelle della salopette? Come avrebbe detto il mio amico Dogui…Negativo!

Sono stata in cantiere tutto il giorno a spostare mobili e mobiletti, iniziando a fare un pó di ordine.

Hanno messo il palo della luce, ma non ancora il contatore, quindi ancor luce non fu.

Ma tra pochissimo arriva la mia mamma, e tra poco arrivano i miei uomini. Vorrei tanto iniziare a viverla questa casa e quindi, in attesa di poter accendere la prima lampadina, e tirare il primo romantico sciacquone, sto facendo quello che posso.

Ieri sono andata in Contrada Monti dal mitico Achille, un signore che sembra burbero, ma che burbero non è. Glielo vedi negli occhi, mentre se ne sta seduto all’ombra di un ulivo, e ti guida alla scoperta di tutta la merce che vende, a prezzi assurdi.

Ho comprato 3 reti singole e 2 matrimoniali,  uno stendino per fare asciugare la biancheria, e un ombrellone per la piscina. Abbiamo caricato tutto sul furgone del fruttivendolo e siamo andati in cantiere.

Sono tutti pronti ad aiutarti, e sono onesti, onestissimi.

Alle 14.30 finalmente sono arrivati gli elettrodomestici! Sono rimasta ad aspettarli in macchina per mezz’ora, sotto una Madonna, perché per arrivare a casa nostra ci si perde nella campagna, e allora è meglio andare a prenderli, ma poi ci si perde lo stesso.

E per non disturbare gli operai che avevano già il loro bel da fare, ho sistemato tutto da sola, mettendo alla prova la mia vecchia schiena.

Quando si è felici si diventa anche più forti, e l’entusiasmo fa da carburante.

Dovete vedere la faccia dell’intonachista quando mi ha vista portare giù la rete di un letto, con una mano sola.

“Signora, ma quanto è forte lei?!”

“Ciccio io mi alleno, ma non sono signora, sono Barbara”

Gli voglio bene davvero a questo operai. È vero che stanno solo facendo il loro lavoro, e che prendono uno stipendio per farlo, ma lo fanno con tanto amore e tanta passione, e sorridono sempre.

E poi sopportare me e il mio whats app non è facile impresa dai!

Adesso vi lascio perché torno in cantiere, ma prima passo al solito bar, per le solite briosc.

Oggi saremo di meno, ma saremo lì, e io sono già entrata in modalità casalinga incallita: in macchina ho due scope, uno spazzolone, un secchio e detersivi vari, tutti rigorosamente senza risciacquo.

Non mi hanno ancora attaccato l’acqua, ma io oggi la nostra casa la farò splendere lo stesso, e dico “lo giuro”

Baci pugliesi

Barbara

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Purè di fave e cicorie: la giusta medicina per il “Mal di Puglia”

 

 
Ormai è ufficiale: la Puglia mi scorre nel sangue…
Quando è amore è amore, e nulla si può fare.
Ieri la nostalgia era forte, fortissima.
Altro che “Mal d’Africa”, io ho il “Mal di Puglia”!!!
Erano quasi le 19, e stavo tornando a casa in bici con Danny, dal parchetto.
Ad un certo punto ho sentito il “Mal di Puglia” farsi sempre più forte, a allora ho trascinato Danny dentro l’Ipercoop (che per fortuna era quasi deserto), e ho comprato al volo 1/2 kg di fave decorticate e 1 kg di cicoria.
Arrivati a casa Danny si è fiondato sul mio ipad, e io in cucina.
Per cena avevo previsto uova e asparagi, ma un antipasto ci stava bene, benisssssssimo.
Se doveste anche voi soffrire di “Mal di Puglia”, la medicina migliore, con effetto immediato, è purè di fave e cicoria.
ingredfaveecicoriefotoIniziamo subito con gli INGREDIENTI:
1/2 kg di fave decorticate
1 kg di cicoria
Sale
Olio, possibilmente Pugliese (che noi abbiamo sempre perché lo facciamo fare con le olive degli ulivi che abbiamo nel nostro terreno)
3 foglie di alloro.
Quando avete tutto INIZIAMO:
Sciacquate bene le fave decorticate e mettetele in acqua bollente con 3 foglie di alloro (non salatele prima, ma solo a fine cottura) .
Fate cuocere una mezz’ora come indicato nella confezione (le fave decorticate cuociono velocemente)  L’acqua non deve essere troppissima: deve coprire le fave e superarle di poco, al massimo aggiungete acqua durante la cottura.
Alla fine della cottura togliete le foglie di alloro, aggiungete sale e frullate il tutto (le fave andrebbero mescolate e ridotte a purè col cucchiaio di legno, ma io frullo perché il purè mi piace bello liscio) . Qualcuno, per rendere il purè più cremoso, aggiunge una patata.
Mentre cuociono le fave, pulite la vostra cicoria eliminando le parti più dure, quelle bianche, e sbollentate la cicoria in acqua salata per circa 7 minuti.
Direi che a questo punto siete pronti: mettete sui vostri piatti un po’ di purè e un po’ di cicoria, condite con olio extra vergine e aggiustate di sale.
Il “Mal di Puglia”, per un paio di minuti, farà un po’ meno male…
Buon Ponte, auguri a tutti i Marco e viva da Libertà!
Barbara

Colori, profumi e sapori della vera grande bellezza. Sottotitolo: la ricetta originale di “riso, patate e cozze”.

 
Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma il mio blog, per colpa di cause a me sconosciute, si è bloccato per più di 48 ore.
So solo che si è trattato di un problema di server, ma visto che io di queste cose non ci capisco un tubo…ci rinuncio e vado avanti, come se nienteanfuss!
Lo scorso week-end sono stata in Puglia, con mio marito.
Abbiamo lasciato Danny boy dalla Santa nonna, a Monza, e siamo scappati.
Ci piace tanto scappare, ogni tanto.
Ai gentori fa benissimo scappare, ogni tanto.
E ai figli fa bene staccarsi dai genitori, spesso.
Venerdì era il mio compleanno, e festeggiarlo in cantiere mi era sembrata una fantasmagorica idea.
Siamo partiti da Bergamo venerdì mattina con il volo Rynair delle 8.35, e alle 11.30 eravamo già in cantiere.
Era prevista pioggia, ma l’intensità della mia gioia e il calore del mio amore per quella tera, hanno attirato il sole.
Essere positive aiuta, giuro!
Un volo low-cost, una favolosa offerta per “Borgo Egnazia“, un incredibile hotel vicino al mare, e il sogno aveva preso forma.
Era forte la speranza di avere un pò di tempo libero per rilassarci, nella loro fantastica Spa, e invece…
E invece siamo rimasti in cantiere fino alle 15, abbiamo mangiato un panzerotto al volo, al sole, e poi siamo andati a recuperare un letto che avevamo comprato in un mercatino l’ultima volta che siamo scesi in Puglia.
Mi ero innamorata a prima vista di quel letto, e lo volevo, fortissimamente.
Ma dove lo avrei messo?
Santa Monica aveva risolto il problema, facendomelo “parcheggiare” nei suoi trulli, ma mica potevo lasciarlo lì fino a giugno!
Alle 17 eravamo pronti, nel loft di Bernardo, in attesa del camion partito il giorno prima da Milano.
Bernardo Palazzo è un nostro amico artista che realizza tavoli, librerie, lampade e tante altri oggetti stupendi.
Bernardo ci ha gentilmente messo a disposizione uno spazio per stivare i nostri mobili e  altre cosucce.
In Puglia, se possono aiutarti, si fanno in quattro.
E’ disarmante la gentilezza e la disponibilità di tutti.
E ve lo dice una che è abituata ad arrangiarsi da sola, e che fa molta fatica a chiedere.
Ma con loro non devi neanche chiedere: ai pugliesi basta uno sguardo per capire se hai bisogno di loro, e giocano d’anticipo.
Il camion è arrivato un pò in ritardo, e quindi alla fine siamo arrivati in hotel intorno alle 20.
Giusto il tempo di una veloce doccia e poi via, a festeggiare il mio compleanno.
Una cenetta davanti al camino dell’Antica Lama, con mio marito e due nostri amici che vivono giù.
Non potevo chiedere di più (e fa pure rima).
Al ritorno in hotel ho anche trovato, in camera, un tavolo apparecchiato, con un’altra torta (bye bye dieta) e una bella boccia, con 2 flûte.
Non puoi dire ad un amico pugliese che è il tuo compleanno, se sai che conosce il proprietario dell’hotel…
Sabato ci siamo svegliati con calma, abbiamo fatto una spledida colazione in hotel e poi siamo andati da un antiquario di Bari che aveva scovato mio marito su internet.
Abbiamo trovato un bellissimo tappeto di pastine che metteremo nella sala da pranzo.
Che emozione!
 Il cantiere sta andando avanti velocissimo, la casa prende forma e io inzio ad immaginare le nostre cenette col maritino che griglia, io che salto in padella le verdure fresche del nostro orto, e Danny che si arrampica sugli alberi per raccogliere la frutta.
Adoro queste immagini così bucoliche, che prendono forma nella mia testolina (Ok, ok: testona!)
 Possiamo correre a destra e sinistra anche tutto il giorno, ma la regola è che a pranzo e a cena ci si ferma, ci si siede, e si gode dei sapori e dei profumi che la Puglia regala.
 Ecco che sabato, grazie al consiglio di un altro amico, siamo finiti alla pescheria “Il defino”, ad Ostuni.
Entri in pescheria, scegli ciò che più ti piace dal banco del pesce, e poi ti siedi al ritorante lì dietro, e aspetti il tuo pesce fresco, da loro cucinato.
Un pò come succede nelle macellerie di Cisternino, solo che lì si mangia pesce.
Fantastico!
 Il pomeriggio è stato un po’ meno romantico perchè siamo andati in giro per outlet in cerca di elettrodomenstici, ma dopo un veloce pit stop in hotel, ce ne siamo andati all’ “Osteria del porto” a Savelletri, e ci siamo goduti i loro fantastici ricci, mentre fuori pioveva.
Ero così incerta sul primo, che alla fine ho mangiato “riso, patate e cozze” come antipasto, e “spaghetti con i ricci” come primo.
La dieta si può interrompere per un giorno, o no?!
La mia tiella di “Riso, patate e cozze” era talmente sublime, che quatta quatta, ho raggiunto il titolare del ristorante che stava fumando fuori e, con la scusa di fumare una sigaretta con lui, mi sono fatta dare la ricetta che vi metto qui sotto, tiè!
Domenica, finalmente, ci siamo goduti la Spa dell’hotel.
Eh che cavolo!
Dopo due giorni in giro tra outlet, cantiere, magazzini, traslochi e chi più ne ha più ne metta, ce l’eravamo meritata, no?!
 Alle 19.40 avevamo il nostro volo di rientro da Brindisi e quindi avevamo tutto il tempo per farci un’altra mangiata di pesce al sole, sul mare.
Avere tanti amici Pugliesi pronti a consigliarti certi posticini, è davvero una grande fortuna.
Non so se saremmo mai arrivati da soli allo “Scalo“, a Marina di Novaglie.
Che posti fantastici che ci sono in Puglia.
Quanto amo la Puglia.
Quanto sono felice di aver scelto la Puglia.
Dopo pranzo poi…
Ho una cara amica di Milano, Sabina, che con la sua “I quattro Pois“, fa biancheria per la casa personalizzata: accappatoi con le iniziali, asciugamani con inserti in lino, tovaglie su misura, lenzuola di tutti i colori e fantasie e tessuti d’arredo dove il cliente può addirittura scegliere lo spessore delle righe.
 Pensate a come possa sbizzarrirsi una come con una come Sabina, che ti lascia campo libero.
Ma non solo…
Sabina sa bene quanto io sia curiosa e, sapendo che stavo andando in Puglia, mi ha fatto un regalo pazzesco: mi ha mandato a visitare il laboratorio con il quale lavora.
Alessandro, il titolare del laboratorio, ci è addirittura venuto a prendere al ristorante, per essere sicuro che non ci perdessimo (alcune sarde erano chiuse per la sfilata di Carnevale).
Alessandro ha aperto per noi il laboratorio, di domenica.
Ci ha fatto vedere come funziona un’antica macchina per fare le passamanerie (che usano ancora), come si avvolgono le giganti matasse di filo che vengono poi posizionate accanto alle macchine tessitrici, ci ha spiegato il funzionamento delle macchine che servono per fare le trapunte, delle macchine da ricamo e tante altre cose bellissime…
Che dire?
 In Puglia sanno cosa sia l’ospitalità e soprattutto fanno delle cose pazzesche.
Non vi dico cosa non ho visto: spugne, tessuti di cotone, canapa, lino, passamanerie.
Ho fatto le foto dei tessuti che mi sono piaciuti di più, e che vorrei usare per la nostra casa, e ho mandato subito una decina di whatsapp alla mia amica Sabina.
Grazie, grazie a tutti, davvero.
Ogni volta che scendiamo in Puglia è un susseguirsi di colori, emozioni, profumi e passioni…
E poi quegli ulivi, quelle distese di fiori gialli.
Il mare, il sole, il caldo sulla pelle.
Grazie Puglia, grazie amici.
Barbara
La vera ricetta per RISO PATATE E COZZE: 
In una teglia da forno (sarebbe perfetta una “tiella” di coccio) fate una base di pomodorini a dadini, cipolla tagliata fine e aggiungete un filo di olio, prezzemolo tagliato fine fine e acqua delle cozze (che avrete aperto prima da crude ).
Proseguite con uno strato di patate tagliate sottilissime (devo essere quasi trasparenti), andate avanti con uno strato di cozze, che metterete vicine vicine col loro guscio di sotto, cospargete il tutto con una manciata di riso x risotto (va benissimo il Carnaroli), e andate avanti con un filo di olio e un altro strato di pomodorini, pepe e pecorino grattugiato e proseguite come prima.
Per ultimo mettete altre patate, pecorino e un filo di olio. 
Mettete il tutto in forno a 180/200 gradi dopo aver bagnato il tutto con un pò di vino bianco e brodo di pesce, fino a coprire le vostre prelibatezze.
Per 50 minuti cucinate la teglia coperta con stagnola e poi altri 10 senza stagnola, grill.
Ovviamente i minuti di cottura dipenderanno dalla grandezza della teglia che avrete fatto!
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Amore a prima vista

 

 
Quest’estate, durante una delle nostre incursioni in cantiere, in Puglia, siamo finiti a cena nei trulli di Flora, una mia cara amica.
Era il compleanno del mio maritino e Flora aveva deciso di organizzare per noi una bella grigliata di bombette.
Sa bene quanto le amiamo.
trulliflorantQuando siamo arrivati, sono rimasta subito colpita da quella tavola apparecchiata, dai colori e da quei bellissimi piatti di porcellana.
Il mio pensiero è stato: “Che chic la mia amica: fa una grigliata con i piatti di porcellana, wow!”
Quando faccio le grigliate io, anche i miei piatti sono bianchi, ma rigorosamente di plastica.
Immaginate la mia faccia quando ho preso in mano uno di quei piatti e ho scoperto che non era di porcellana, ma di plastica.
Li voglio, li voglio, li vogliooo
Era stato amore a prima vista.
Avete presente i famosi piatti “Wedgwood” nati in Inghilterra?
Ecco, quelli erano uguali, ma di plastica, anzi, per essere precisi precisi, di melamina.
La polvere di melanina è quella che si usa per fare i piatti che si trovano per esempio nelle barche o in certe scuole.
Ho fatto subito una foto di quel piatto, fronte e retro, e appena tornata a casa mi sono messa alla ricerca.
Cartaffini, bingo!
Trovato immediatamente sia il sito che la pagina su facebook.
Ho scritto e mi ha risposto subito Fabrizio, il direttore, molto gentile.
Risultato?
Week end scorso siamo andati a Fossano, vicino a Cuneo, a farci un giro in azienda.
Avevo letto di questa polvere di melamina che si fonde solo ad una temperatura di 354 gradi e, siccome sono curiosa come una scimmietta, volevo vedere come si facevano quei piatti.
Abbiamo lasciato Danny alla nonna e ci siamo fatti questa gita in giornata.
4 ore di macchina in giornata non sono un passeggiata, ma ne è valsa davvero la pena.
Vedere questa signora che versava la polvere di melanina nei forni e dopo 14o secondi vedere la polvere trasformata in piatti…beh, che dire…
E dopo il giro in azienda ci siamo regalati un romantico tête-à-tête in una trattoria della zona.
Un pranzetto con mio maritino e, in macchina, due scatoloni di piatti e tazze varie per la nostra casa in Puglia.
Cosa potevo volere di più?!
Ci tengo a chiarire che noi i nostri piatti ce li siamo pagati e che questo post non lo sto scrivendo con secondi fini nascosti.
Qui non c’è nulla di nascosto.
Qui c’è un ragazzo molto gentile che ha capito quanto mi ero innamorata di quei piatti e che quindi ha voluto invitarmi in azienda, per vedere con i miei occhi come venivano fatti.
Qui c’è un altro ragazzo che ci ha accolti di sabato, all’orario di pranzo.
Ovvio che comprando in azienda ci hanno fatto lo sconto, ma ricordatevi che io parlo sempre e solo delle cose che mi fanno battere il cuore.
Perché a volte basta un bell’oggetto per emozionarsi.
Barbara

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Ti porto via con me…

Ieri sera è stata la nostra ultima serata pugliese.
Ieri siamo stati come sempre in cantiere, per definire giusto un paio di cosuccie.
Ieri abbiamo deciso che il nostro letto sarà in pietra.
Ieri ci hanno convinti a fare una libreria in pietra, accanto al camino.
Ieri, in spiaggia, abbiamo trovato un tronco bellissimo e pesantissimo, e lo abbiamo da un amico che lo userà per farci un tavolo.
Ieri siamo andati a vedere alcune case per decidere quale tipo di chianche usare nel perimetro intorno a casa.
Ieri siamo usciti di casa alle 9 e siamo tornati alle 19. Ero talmente stanca che ad un certo punto ho anche pensato di andare a dormire senza cena (attenzione: io senza cena!? Bella questa)
E invece? E invece era l’ultima sera, e quindi ho fatto l’ultimo sforzo e sono andata a fare due passi nella città bianca, ad Ostuni.
Un veloce aperitivo da Riccardo e una piacevolissima cena all’Osteria del tempo Perso, con mio marito e mia suocera.
Mia mamma è rimasta a casa con Danny, per metterlo a letto ad un orario decente, visto che oggi ci siamo svegliati alle 6 per partire.
Adesso siamo in aereoporto, si torna a casa.
Sono tante le cose che vorrei portare via con me, oggi.
Vorrei portare via con me il sapore del mare
Vorrei portare via con me il sapore del purè di fave con la cicoria
Vorrei portare via con me la passione che Dario e Antonio mettono in tutto ciò che creano e trasformano
Vorrei portare via con me l’ospitalità dei pugliesi e il loro modo di farti sentire a casa, subito
Vorrei portare via con me il calore del camino del trullo di Monica e Ivo
Vorrei portare con me il profumo dell’Ulivo secolare che c’è davanti ai trulli di Flora
Vorrei portare via con me l’arte di Marco che sa trasformare il cemento in piccole favole
Vorrei portare via con me il sorriso di mio figlio quando gli hanno portato la sua pizza con le bombette
Vorrei portare via con me la faccia soddisfatta di mio marito alla fine di tutti gli appuntanti che abbiamo fatto assieme, in cantiere
Vorrei portare via tante cose di questa vacanza pugliese, ma ho deciso di portare via la cosa più bella: porto via l’espressione di gioia e stupore che ho visto sul viso di mia mamma quando, per la prima volta, è entrata nel nostro terreno, in cantiere, e tra gli ulivi è apparsa lei, la nostra casa
È bastato un attimo per capire che avevo fatto bene a crederci e a buttarmi anima e cuore in questo progetto.
L’ha amata subito, forse perché ama me
Quella casa l’ho disegnata io e quindi mi rispecchia
Mi è scesa una lacrima, e quel momento non lo dimenticherò mai
Quel momento lo porto via con me, per sempre
Barbara
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Ospitalità pugliese

Cose belle

 
Stiamo andando in aereoporto, a Bari.
 Purtroppo si torna: qui in Puglia ci lascio un pezzettino di cuore, ma il resto lo ho accanto a me che sta guidando veloce per non perdere l’aereo, e a Milano, nella prima E.
Sono stati tre giorni intensissimi, sempre di corsa tra outlet di sanitari, artigiani del luogo, fabbri, elettricisti e chi più ne ha più ne metta.
Solo i profumi e i sapori di questa terra ci hanno aiutato a non crollare sul letto prima di cena.
Per carità, so che c’è gente che fa ben più fatica di noi lavorando seriamente anche 12 ore al giorno, ma vi assicuro che anche fare in 3 giorni tutto quello che abbiamo dovuto fare noi…è stato un po’ faticoso.
Starò forse diventando vecia?
Ok, togliamo il “forse”.
Ma quante cose belle!
La casa inizia a prendere forma e ora iniziano i dubbi: facciamo la scala così o colà? Alle finestre la mettiamo o no la cornice? I sanitari a terra o a sospensione!?
E allora via in giro per negozi, ma soprattutto per case: un caffè dall’amico dell’amica; una chiacchiera con i mitici Dario e Antonio che ristrutturano e scialbano i mobili; una sorta per ammirare le splendide creazioni dell’artigiano Marco Ippolito (quelle che vedete nella foto del titolo); una visita con guida (sennò ti perdi) a Borgo Egnazia (il mega resort dove si è sposato Justine, Timberlake); un muretto scavalcato per andare a vedere quella piscina vista su google earth.
Spero che in nessuna casa ci fossero le telecamere perché sennò troveranno i video di due curiosoni.
Ne abbiamo viste di cose belle in questi tre giorni: anche una tromba d’aria, lontana, per fortuna lontana.
E poi il cibo: no beh vabbè (aiuto sembro Signorini): ma quanto bene si mangia qui? E quanto poco (giusto, è da noi che sono cari) si paga?
Ieri sera alla “Trattoria Pugliese” a Ceglie Messapica abbiamo mangiato mille antipasti, due primi fatti in casa (divini), un dolce, un caffè, mezzo litro di vino rosso della casa e una bottiglia di acqua gasata e abbiamo speso 32 euro in due.
Adesso ho solo un piccolo problema: mi faranno salire in aereo con tutto sto peso extra?
Barbara

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