Silent party: quando la musica unisce.

 

Siete mai stati ad un silent party?

Io fino a qualche sera fa non ci ero mai stata, e ora non vedo l’ora di andare al prossimo, magari senza mio figlio.

Silenzio e musica.

Queste due parole racchiudono un pó quello che la Puglia rappresenta per me: la pace e, nello stesso tempo, un insieme di note che ti smuovono tutto, dentro e fuori.

Silenzio e musica mi fanno pensare anche ad un grande della musica che ci ha improvvisamenfe lasciati.

Pino Daniele mi ha accompagnato in molti momenti importanti della mia vita.

Non mi dimenticherò mai quella sera in cui mi ritrovai a cena con lui e la nostra amica comune Rossana Casale.

Pino Daniele era davvero simpatico, e di cuore.

Immaginate la mia faccia quando chiesi a Rossana se Pino era strabico, perché aveva uno strano modo di guadarmi, e lei mi rispose che aveva un occhio di vetro!

Una delle tante gaffes della mia vita, OPS!

Oggi lo voglio ricordare così, mentre sorrideva.

E me lo voglio immaginare con la chitarra in mano, sdraiato su una nuvola a cantare col suo grande amico Massimo, Troisi.

Oggi lascio la mia amata Puglia, e parto con una valigia enorme, carica di ricordi, di sapori, e di profumi.

Parto anche con una sacca piena di silenzio, e di musica.

Sarà che, come dice sempre gentilmente il mio giovane marito, ormai sono stagionata.

Sarà che sono diventata un pó un orso, e alla mondaneità spesso preferisco il mio pigiama e le coccole dei miei uomini.

Ma io ad un Silent party non ci ero mai stata!

Il Silent clubbing, per chi non lo sapesse, è una festa che di solito si fa nelle piazze, all’aperto.

Ci sono tre dj che mettono tre generi di musica diversi tipo revival, house etc, ed un banco dove, al costo di 5 euro, ti affitti la tua cuffia.

La cuffia?

Eh sì, perché la musica si ascolta solo in cuffia, e sei tu che scegli quale dj ascoltare.

A seconda del dj che decidi di ascoltare  la tua cuffia cambia colore.

Ecco che mentre tu balli, e ti guardi in giro, vedi chi ha scelto di ballare la stessa musica che hai scelto tu, e allora magari ti avvicini, e condividi quel momento, quel ballo.

E se ti togli le cuffie?

E se ti togli le cuffie ti ritrovi in un ambiente surreale, dove la gente balla felice, ma tutto intorno regna il silenzio.

Il Silent party è un evento geniale che si può fare nelle piazze più belle d’Italia.

Un evento dove la musica fa da protagonista, ma l’inquinamento acustico è pari a zero.

Geniale!

Geniale perché la musica unisce, e lo fa sin dalla nascita, anzi, da nove mesi prima.

Il battito cardiaco della mamma è la prima musica che sente un bambino, ed è proprio da quelle prime note che inizierà un lungo e fortissimo legame.

Anche Danny ha voluto provare le cuffie, e abbiamo ballato assieme la stessa musica, poi lui ha preferito giocare con una montagna di neve rimasta in piazza, e io ho continuato a ballare con i miei amici.

Gran bella esperienza, da ripetere, magari senza figli, per potersi scatenare un pó di più e fino alle ore piccole.

E mentre la mia amica guida per accompagnarci all’aereoporto di Bari, ora vorrei avere una cuffia per ascoltare il rumore che fanno gli ulivi quando soffia forte il vento.

Ho da poco lasciato la nostra casa in campagna e già mi manca.

Si torna al nord, alla vita di tutti i giorni.

Mi piace l’energia che si respira a Milano, ma in questo momento della mia vita avrei bisogno d’altro e quindi stasera metterò la testa sul mio cuscino, chiuderò gli occhi e ripenserò a questa incredibile terra, sognando il giorno in cui, magari, riusciró a trasferirmi per sempre nella mia amata Puglia.

Besos

Barbara

image

Puglia: le mie bianche prigioni!

 

Ebbene sì: per Quasi 48 ore siamo rimasti chiusi in casa, senza vie di scampo!

Il 30 siamo andati in gita ad Otranto: sole, ma tanto freddo, e al ritorno…

Al ritorno, sulla statale, all’altezza di Brindisi, ci siamo improvvisamente ritrovati in una bufera di neve.

La polizia è stata velocissima, iniziando a presidiare tutte le uscite della litoranea per suggerire agli automobilisti i percorsi più scorrevoli, mentre i gatti della neve erano già al lavoro.

Ci abbiamo messo un po’ a tornare a casa e all’arrivo siamo rimasti sorpresi nello scoprire che su in campagna non aveva nevicato neanche un pó, se non quei pochi fiocchi di neve scesi la mattina mentre mi godevo la mia lunga e veloce camminata del mattino, tra i Verdi ulivi.

Ma avevamo parlato troppo presto…

Eravamo rientrati in casa da pochi minuti quando la neve ha iniziato a scendere, sempre più fitta.

All’inizio sembrava polistirolo, poi grandine, poi neve, tanta, ma tanta neve.

La mattina dopo, al nostro risveglio, non riuscivamo a credere ai nostri occhi: sembrava di essere in montagna!!!

Nella fine degli anni ’90, in Puglia, erano scesi circa 20 cm di neve, e nel 2005 15 cm, ma questa volta i cm erano almeno 40, e in certe zone ne sono scesi anche 70.

Mio marito sulla sua macchina ha le ruote da neve, ma non c’è stato verso di muoverla: le strade erano impraticabili e gli spazzaneve il 31 non sarebbero passati.

E la nostra festa di capodanno al Mavù con cenone, dj,  ricchi premi e cotillons?

Ed ecco che mi arriva la telefonata: festa annullata per troppa neve!

Ecco, appunto.

E ora che si fa?! Bloccati in casa senza la possibilità di andare a fare la spesa per il cenone?!

Non avevamo nè lenticchie nè cotechino!!!

Sono anni che mangio lenticchie e cotechino e non sono mai diventata ricca quindi…

Abbiamo aperto frigo e dispensa e abbiamo scoperto che avevamo tutto quello di cui avevamo bisogno: bollicine, orecchiette, cime di rapa raccolte nel nostro terreno proprio prima che iniziasse a nevicare, patate novelle e un po di carne comprata durante la nostra gita ad Alberobello.

Ci mancava il dolce, caspiterina!

Non si può fare un cenone di capodanno senza dolce!

Mio marito in questo periodo è entrato in modalità “panettiere casalingo”, quindi eravamo pieni di farina, ma avevamo finito le uovaaaaaaa

E quindi? E quindi navigando in internet ho trovato la ricetta per fare una crostata senza uova, et voilà, i maschi si sono messi al lavoro e la crostata è saltata fuori dal forno splendida e splendente.

Vi state chiedendo se oltre ad essere bella era anche venuta buona!?

Facciamo che sorvoliamo?

Sorvoliamo!

Alla fine è stato un bel capodanno lo stesso: barricati in casa, ma con una simpatica coppia di amici, e nostro figlio.

Una giornata passata tra pupazzi di neve e relax al sole, e finita giocando a shangai davanti al camino acceso.

Il 2015 è iniziato con uno splendido sole che ha sciolto un pó di neve e ci ha permesso di uscire dalla nostra bianca prigione.

Dalla prigione bianca alla città bianca: due passi ad Ostuni ci sembravano la scelta ideale dopo quasi 48 ore di felice prigionia.

È sempre bella Ostuni, e camminare tra i suoi vicoletti ha sempre il suo grande fascino.

Una sosta per pranzo alla Taverna della gelosia e poi ancora due passi per la città, prima di tornarcene nella nostra ex prigione.

E visto che oggi il sole è ancora più caldo di ieri, ce ne andiamo a mangiare al mare.

Buon inizio 2015, nella speranza che sia un anno che vi porti almeno una delle cose che state desiderando.

Perchè ogni tanto bisogna sapersi accontentare no!?

Besos

Barbara

imageimage

image

Pillole di emozioni pugliesi

 

Sono un paio di giorni che non scrivo, e me ne scuso, ma la vita in campagna spesso scorre veloce, troppo veloce, e il cellulare prende male, troppo male.

Ho portato anche l’ipad con me, ma tutte le volte che cerco di scrivere con l’ipad, l’oggetto in questione rischia di finire scaraventato contro un trullo: io odio scrivere sull’ipad!

E allora scrivo sul mio iPhone, che però in casa in campagna prende male, e quando esco, e ritrovo la linea (purtroppo non quella fisica, che in Puglia smarrisco inesorabilmente), le emozioni preferisco viverle, piuttosto che scriverle.

Ma oggi farò un’eccezione…

Abbiamo appena lasciato mia mamma all’aereoporto di  Brindisi, da dove partirà per tornare nella sua amata Venezia, e ora sta guidando un amico.

Il nostro viaggio prosegue verso Otranto, e visto che ho le dita libere, ho deciso di usarle per fissare nel tempo le emozioni vissute negli ultimi giorni, così, in ordine sparso, come riaffioreranno dalla mia memoria.

Una delle emozioni più forti l’ho sicuramente vissuta quando il 26 dicembre siamo andati a visitare il presepe vivente di Pezze di Greco.

Avevo letto che era uno dei presepi viventi più grandi d’Europa e avevo anche visto qualche immagine, ma la immaginazione non aveva lavorato abbastanza, e sono rimasta sconvolta da quello che mi sono ritrovata davanti: un villaggio vero e proprio con una novantina di figuranti.

Siamo arrivati tra i primi del primo giorno, e quindi non c’era ancora tanto macello, ma considerate che per vederlo tutto ci abbiamo messo più di un’ora e mezza.

Sembrava davvero che il tempo si fosse fermato, mentre le emozioni correvano veloci tra una grotta e l’altra, guardando i volti di quelle donne e di quegli uomini, e i sorrisi di tanti bambini, tra cui spiccava quello del bambin Gesù.

Peccato non aver potuto condividere quella splendida camminata con gli amici che sono venuti a trovarci pochi giorni dopo…

Mi emozionano le stazioni dei treni, le attese.

Mi emoziona sapere che potrò condividere la mia amata Puglia con chi ancora non conosce certi angoli di paradiso.

E mentre la prima settimana mi sono goduta il sole sulla pelle mangiando a casa fuori in veranda o sulla terrazza di uno dei miei ristoranti preferiti, al mare, oggi ho mangiato fiocchi di neve durante una delle mie amate passeggiate, tremando di freddo e di gioia.

Anche ieri sera a Locorotondo e ad Alberobello faceva un freddo pazzesco, ma le luci degli addobbi della prima, e le proiezioni sui trulli della seconda, ci hanno scaldato il cuore, e reso più sopportabile quello strano pizzicorino che si stava impossessando delle nostre mani e dei nostri piedi.

E vogliamo parlare delle costine di agnello che ho mangiato ieri sera davanti al camino del mitico Gino, a Ceglie?

In Puglia il cibo è pura emozione…

Da Gino si mangiano solo verdure spontanee!

Cosa sono le verdure spontanee?! Beh, lo dice la parola: sono le verdure che nascono da sole, senza bisogno di seminare ed annaffiare.

E quando la natura ti regala della fantastica materia prima, e trovi chi la sa trasformare in sogni per tutti i sensi, il gioco è fatto.

Sono sempre più felice della scelta che abbiamo fatto costruendo casa qui in Puglia, in campagna.

Sono felice di averla disegnata io pur non essendo un architetto, e di averla arredata io pur non essendo arredatrice.

Avevo paura che in questa vacanza mio figlio si sarebbe annoiato, visto che a parte un suo vecchio compagno di asilo e qualche altro bambino, non ha avuto molte occasioni per stare con altri bambini da quando siamo arrivati.

Immaginate quindi l’emozione quando ho scartato il suo regalo e ci ho trovato un suo disegno con scritto “Grazie mamma e papà che mi avete portato in Puglia”.

E il mitico proprietario del Plastic di Milano che dalla sua amata Villa Castelli è venuto a trovarci a Cisternino perché voleva vedere casa nostra dal vivo!?

Un pugliese doc che mi fa i complimenti per come ho saputo rappresentare la tradizione pugliese nella nostra nuova casa!? Che onore! Grazie Lucio!

In campagna c’è sempre qualcosa da fare, e poco tempo per riposare, specialmente quando la casa è nuova, e spunta sempre qualcosa da finire, da migliorare.

Ma la stanchezza della campagna non mi pesa: mi piace andare a letto presto e svegliarmi poco dopo il sole.

Adesso vi lascio perche siamo arrivati ad Otranto.

Ci aspetta una bella passeggiata in spiaggia per smaltire i panzerotti di Speziale,  in cerca di nuove emozioni, di emozioni pugliesi.

Barbara

image

image

 

Viavì: alla scoperta di aneddoti e sapori sotto uno splendido cielo stellato

 

Questa volta non so davvero da dove cominciare.

Le ultime due serate sono state davvero intense, di profumi, di sapori, di colori e di emozioni.

Forse posso iniziare raccontandovi cos’è Viavì

Il progetto ViaVì, ristorante itinerante, è una produzione di Luzzart – Syncretic Agency APS, Macrohabitat APS e SYNCRETIC, nata all’interno di Terra per la Terra – Syncretic Med Festival, un festival ideato tre anni fa per destagionalizzare il turismo attraverso eventi syncretici, in grado di unire ambiente, arte, enogastronomia, tradizioni e territorio.

Sono arrivata a Cisternino, con mia mamma e mio figlio, pochi giorni fa, e la prima sera, mentre cenavamo nella nostra macelleria preferita, il mio occhio è caduto su quel volantino, e la mia curiosità ha fatto il resto.

La prima sera, per il primo percorso, ho portato con me anche nonna Mao e Danny Boy, mentre la seconda sera ho preferito andare da sola: non volevo perdermi una sola parola, e quindi non volevo distrazioni.

Il caronte che ci ha guidato nei due percorsi, per assaggiare i piatti proposti dai diversi ristoranti di Cisternino, tra aneddoti e curiosità, è stato Nick Difino, un noto food hacker.

Cosa sia un food hacker non l’ho capito bene neanche io, ma credo di aver intuito che si tratti di qualcuno che entra a gamba tesa in tutti i sistemi dove si parli e si tratti di cibo, andando a caccia di pregi e difetti, per poi fare le proprie scelte di vita, magari consigliandole anche al prossimo suo.

Di una cosa però sono sicura: mi spiace aver conosciuto Nick Difino solo ora!

In queste serate ho scoperto delle cose pazzesche, cose che voi umani…

In queste serate ho saputo cose che forse avrei preferito non sapere, e altre che avrei voluto sapere prima, molto prima.

Pensavo di aver assaggiato tutte le focacce in commercio nel mondo, ma la focaccia di Remix, fatta con la farina del Senatore Cappelli, ha un altro sapore, e non ti si gonfia nella panza appena la mandi giù.

Solo quando assaggi certi sapori, e senti La differenza, capisci davvero di cosa si parla quando si parla di prodotti a kilometro zero!

E vogliamo parlare della cialledda di Diavolicchie?

Pane secco, capperi, diavolicchi (una sorta di peperoncini), cipolla rossa, cocomero, olio, sale e origano.

La cialledda è un piatto della tradizione contadina, risalente al secolo scorso, in cui si mangiava quello che si trovava in casa, e il pane raffermo non mancava mai.

“Pa”, in sanscrito, vuol dire “proteggere, nutrire”.

Il pane è femmina, perché è tondo, caldo e nutre, e si fa con il lievito madre.

Il pane avvolge in sė la figura dell’uomo e della donna, diventando il principio dell’universo cibo.

E per ogni piatto Nick Difino, che nasce come dj, sceglieva un pezzo da suonare con il suo “nuovo ipod”.

Il suo nuovo iPod, in realtà, era uno splendido grammofono originale degli anni ’30.

La musica e il cibo sono strettamente collegati, e la musica influisce fisicamente nei sapori che le camminano di fianco.

Pensate alla nascita di un bambino…

Dopo 9 mesi il bimbo arriva nel mondo e, assieme al battito cardiaco della mamma, la prima cosa che gli succede, dopo essere stato prima appoggiato sul ventre materno, è essere attaccato al seno di chi gli ha dato la vita, per nutrirsi del suo latte.

Il battito cardiaco è musica, e il latte è cibo.

Musica e cibo sono fatti per camminare uno al fianco dell’altro, sin dai nostri primi respiri.

Trovo che questo sia emozionante, come trovo che sia stato per me molto forte scoprire che un bambino che non è stato allattato avrà più possibiltà di non avere un ottimo rapporto con il cibo.

Io non sono stata allattata,  non ho mai avuto un bel rapporto con il cibo, e soffro di attacchi di fame.

E a chi dice che bisogna mangiare la carne perché le proteine sono importanti?

Li manderei tutti ad assaggiare la zuppa di cereali e legumi che fanno da Micro: quelle sì che sono proteine bbbbbone!

Ma lo sapete che servono 1500 litri di acqua per fare 100 grammi di carne?,

E che per fare 100 grammi di legumi ne bastano 60?!

So che vi state chiedendo dove finiscano i 1500 litri di acqua che servono per la carne, ma ricordatevi che le mucche bevono tanto, e vanno pure lavate!

Non dico che la carne vada eliminata, ma ieri ho capito che va sicuramente ridotta, e mentre ci pensavo mi gustavo le mitiche pucciette col capocollo del bar 32, OPS!

Sul purè di fave e cicorie di Bari Vecchie ho già detto tanto, ma condividere con dei nuovi amici un piatto che normalmente si condivideva in famiglia, come piatto unico, mi ha emozionata.

Danny era stanco e quindi purtroppo abbiamo saltato l’ultima tappa del primo tour, anche se noi la pasta di mandorle ricoperta di cioccolata fondente, del bar fod, la conosciamo bene da anni…

Il secondo tour, quello di ieri sera, è stato molto più intimo: eravamo in 6 e quando l’intimitá cresce, diminuiscono i freni inibitori, e le parole fluiscono come un buon bicchiere di vino rosso del gentil Natalino.

Come prima tappa siamo andati al centodieci cavalli mozzarella bar, un posticino delizioso che si chiama così perchè all’inizio la gente entrava, comprava le mozzarelle e se le portava velocemente a casa.

Ma quando entri lì diventa difficile scappare.

Ti siedi al banco, ti mangi le loro mitiche frise al pomodoro, e inizi a chiacchierare con Gianni.

Sapete cos’è esattamente la frisa?

La frisa è pane biscottato, ossia cotto due volte (bis cotto) e durante la biscottatura viene essiccata.

E sapete perché le frise hanno il buco? Per poter infilarci lo spago con cui si faceva una corona che veniva poi appesa per essere conservata.

La corona veniva portata nei campi e nelle pagghiare (le pagliare), dove i contadini dormivano.

Assieme alle corone di frise si appendevano anche i pomodori che, assieme all’acqua, servivano per completare il loro pasto.

Le frise, infatti, si bagnavano in acqua di mare, se avevano il mare vicino, o con acqua normale, e poi si mangiavano con sopra i pomodori.

Il pane si faceva una volta alla settimana e lo si usava in diversi modi.

Uno di questi modi era bagnarlo e saltarlo con un pó di olio, per poi mesacolarlo con i fagioli cotti nel brodo vegetale e, per non buttare nulla, con le carote (che tra una delle sue proprietà ha quella di eliminare i gas dei fagiolo), il sedano, la cipolla e l’alloro usati per fare il brodo.

Parola di Mimmo che, nella sua Zia Rosa, ci ha accolti con una fantastica zuppa di fagioli con crostini di pane, e verdure.

Sono rimasta sorpresa nel trovarmi davanti al baccalà in tempura della Bell’Italia: ma come?! Siamo in Puglia e con tutto il pesce fresco che hanno qui, ci servono del pesce essiccato?!

E a quel punto ha preso la parola  il grande Beppe Lorusso che ieri sera era con noi da “spettatore”, e che stasera sarà il caronte del terzo tour al quale, purtroppo, non riuscirò a partecipare.

Giuseppe Lorusso, per chi non lo conoscesse, è un giornalista, scrittore d’enogastronomia, e studioso e ricercatore di storia dell’alimentazione e degli usi e comportamenti di consumo.

Ieri sera, tra le varie cose, ci ha spiegato anche come e perché il baccalà sia utilizzato così tanto anche nei posti di mare dove il pesce fresco non manca: il baccalà è un pesce conservato che costa molto meno del pesce fresco e può essere, appunto, conservato per periodi ben più lunghi.

Per finire in bellezza siamo andati alla cremeria Vignola, per perderci nei sapori delle sue fantastiche torte.

Che dire ancora?

Che ringrazio Luca e Walter per avermi dato l’occasione di unirmi a loro in questi bellissimi percorsi, perché camminando sotto un fantastico cielo stellato, tra una tappa e l’altra, ho conosciuto proprio delle belle persone.

E ringrazio tutti quelli che con i loro ristoranti hanno aderito a questo splendido progetto e ci hanno accolti con tanta gioia, tanta passione e tanta gentilezza.

E, per finire, ma non in ordine di importanza, ringrazio Nicola Difino e Giuseppe Lorusso per tutto quello che mi hanno raccontato ed insegnato in queste due serate così particolari, così intense.

In verità mi avete raccontato anche cose che avrei preferito non sapere, ma prometto che cercherò di metabolizzarle e di prendere al più presto la retta via.

Forse avrei preferito non sapere che la busta delle insalata è trattata internamente con una vernice ritardante che consente all’insalata in busta di restare verde per almeno 3 giorni.

Forse avrei preferito non sapere che nelle sigarette mettono l’ammoniaca per creare dipendenza, e che negli hamburger di Mc Donald…

Vabbè dai, sto zitta che è meglio!

Adesso vado in cucina, lavo un pó di insalata comprata oggi dal contadino e me la gusto pensando a voi.

Domani è un altro giorno, e si vedrá

Non so cosa mangerò quando tornerò a Milano, ma so che, anche senza caronte, nei prossimi giorni andrò a farmi il terzo tour che non riuscirò a fare stasera.

Eh sì, perché questi tre tour, anche mescolandoli tra loro, si potranno fare tutte le sere fino al 6 di gennaio (tranne il 25 il 31 e il 1),  e il costo di ogni tappa sarà di soli 3 euro.

Ecco qui sotto il menù dei tre tour!

Se siete in Puglia credete a me e fatevi un giro a Cisternino, che merita assai.

Besos

Barbara

image

image

image

 

Ritorno in Puglia con ricetta: il vero purè di fave e cicoria

Ebbene sì: sono tornata nella mia amata Puglia.

Perchè quando ami qualcuno lo ami sia quando fa caldo, e ci stai sdraiata accanto prendendo il sole, e magari tenendogli la mano, sia quando fuori fa freddo e lo guardi mentre mette la legna nel camino.

Quando ami un posto è lo stesso: io la Puglia la amo anche in inverno.

È così verde la Puglia a dicembre…

Siamo atterrati e siamo stati subito accolti dai suoi colori, e dai suoi profumi.

Impossibile guidare senza abbassare i finestrini, anche quando inizia a calare il sole, e l’aria si fa più fresca.

Il tempo di arrivare a casa, di disfare le valigie, e di fare un minimo di spesa, al volo, e alle otto di sera eravamo già da Vito, al “Bari Vecchie”, la mia macelleria preferita, a Cisternino.

Sono drogata di purè di fave e cicoria, e il loro è stratosferico!

E quando vado al “Bari Vecchie” non mi faccio mancare mai un paio di bombette impanate con il formaggio (trattasi di carne, ovviamente!)

Ieri sera mi sono fatta spiegare bene la ricetta del loro purè di fave.

Lo avevo già fatto più volte con la ricetta che mi aveva dato un’amica, ma non mi era mai venuto neanche lontanamente simile al loro.

Eccovi qui una vera chicca di ricetta!

Come INGREDIENTI servono un sacchetto di fave decorticate che potete trovare in qualsiasi supermercato, patate e cicoria, sale e olio.

Quando avete tutto iniziamo: mettete le fave a mollo per 12 ore, in frigo, poi scolatele, sciacquatele e mettetele in una casseruola con un filo di olio sotto, per ungere bene la base della casseruola.

Formate 2 strati alternati di fave e 2 di patate tagliate a rondelle da 1/2 cm e versateci sopra dell’acqua con la brocca fino a coprire tutto e, a fiamma potente, fate andare senza allontanarvi troppo.

Quando inizierete a vedere della schiuma, con un cucchiaio di legno o plastica (non acciaio), toglietela man mano che viene a galla.

Quando vedrete la schiuma quasi sparita abbassate la fiamma al minimo e mettete il coperchio.

Lasciate andare per un’ora abbondante.

Quando la forchetta affonderà nelle patate vorrá dire che siete arrivati quasi alla fine!

Spolverate di sale, aggiungete olio e frullate.

Per le cicorie è più facile: basta pulirle e bollirle!

Questo piatto nasce come piatto conviviale che veniva servito nella tradizione contadina: il purè di fave veniva messo in mezzo alla tavola come piatto unico, e intorno a lui venivano messi: uva bianca, fornetti fritti (tipo i peperoni lunghi verdi), cipolla in agrodoce, gli “spunzel” (cipollotti freschi Verdi), le “vope” fritte (tipo pesce azzurre) e altre cosucce buonissime.

Che dire ancora?

Che oggi mi sono fatta 6 km di camminata per levarmi qualche senso di colpa, e che ora sono pronta per affrontare la mia seconda serata di sapori pugliesi.

Baci

Barbara

 

Puglia: un sogno iniziato 4 anni fa

 

L’ 11 agosto del 2011, le prime quattro firme per siglare il compromesso.

Il 24 ottobre del 2011 il rogito.

Il 2 luglio del 2012 è arrivato LUI, il permesso per costruire.

Il 17 luglio del 2013 la richiesta all’Enel per una nuova fornitura ad uso domestico.

L’11 maggio del 2013 l’inizio dei lavori.

L’ 11 luglio del 2014 la prima notte in casa, con mia mamma.

Potrebbe sembrare una semplice lista di date, ma si tratta invece delle tappe più importanti di un sogno iniziato 4 anni fa.

Non ci si mette molto ad innamorarsi della Puglia: basta venirci in vacanza almeno una volta, e avere qualcuno che ti aiuti a conoscerla.

Se vieni in vacanza in Puglia ad agosto, e non sai dove andare al mare o a mangiare, rischi di scappare dopo pochi giorni.

Ad agosto è così un pó dappertutto, ma se conosci chi conosce, allora di certi posti non puoi che innamorarti, a prima vista.

Mio marito ed io non la pensiamo mai allo stesso modo: se per lui è nero per me è grigio, o “vicevendola”.

Ma per quanto riguarda la Puglia, è stato un colpo di fulmine congiunto, di coppia.

Prima abbiamo cercato dei trulli da ristrutturare e poi, siccome non trovavamo esattamente quello che cercavamo, alla fine abbiamo comprato un terreno, e abbiamo costruito ex novo la casa dei nostri sogni.

Non sono un architetto, ma questa casa la volevo disegnare io, e così ho fatto.

Ho comprato tutti i libri e le riviste che ho trovato sulla Puglia, sulle masserie è sulle lamie, mi sono documentata e mi sono buttata.

Vedere disegnare i contorni della nostra casa, col gesso, sul nostro terreno,  è stata un’emozione pazzesca.

È stato lo stesso vedere le gru scavare, vedere le prime colonne ergersi verso il cielo azzurro, sentire il vento darci il benvenuto, accarezzandoci la pelle…

L’amore per questa terra è andato rafforzandosi giorno dopo giorno, assieme alla convinzione di aver fatto la scelta giusta.

Abbiamo fatto dei sacrifici e altri dovremmo farne, ma siamo felici di averlo fatto, per noi, e per nostro figlio.

Un paio di giorni fa sono venuti a trovarci quelli che ci hanno venduto il terreno.

Che spasso vedere le loro facce quando, tra i loro vecchi e cari ulivi, hanno visto sbucare prima la casa, e poi la piscina.

E’ stata un’estate stancante, vissuta in cantiere tra elettricisti ed artisti, ma è stata anche una vacanza emozionante, tanto emozionante.

Il nostro sogno si è avverato, e ora tocca “mantenerlo”.

A.A.A. affittasi dimora da sogno in terra di passione, forti profumi e grandi sapori.

Se volete affittare il nostro angolo di paradiso…cliccate qui LAMIA QUERCELLI

Barbara

image

 

image

Ferragosto: gita fuori porta o barricamento a casa?

 

Oggi sono veramente combattuta!!!

Una parte di me, quella in modalità “orso” che non ama stare in mezzo alla folla, starebbe barricata in casa e non metterebbe piedi fuori manco se mi pagassero: no spiaggia, no ristoranti, e neanche caffè e giornale a Cisternino, cercando di intercettare, e capire, le chiacchiere da bar dei local (adoro sentire quelli che parlano in dialetto).

Mentre un’altra parte di me, quella taaanto curiosa e un pó “caciarona”, prenderebbe macchina e telefonino (per immortalare certi attimi imperdibili), e andrebbe in giro per spiaggie e paesini, a vedere come si festeggia il Ferragosto in Puglia.

Ieri sera sono stata a Martina Franca per godermi la tredicesima edizione della famosa mostra mercato dell’antiquariato e del modernariato (ovviamente non uscendone a mani vuote), e poi sono stata a cena con amici di Monza ospiti da noi, e con amici di qui, di Taranto.

Ci raccontavano che l’anno scorso, nel parcheggio di una spiaggia qui vicino, è stata avvistata una donna che faceva bollire un enorme pentolone d’acqua su un minuscolo fornelletto a gas, posizionato nel portabagagli della sua Panda.

Pasta fredda in spiaggia? Ma quando mai!!! Quella la pasta l’ha servita fumante e appena scolata.

Adoro!

Adoro le angurie seppellite sotto la sabbia in riva al mare, per mantenerle fresche, o per fare azzoppare quelli del nord che passeggiando sul bagnasciuga non si aspettano di certo di inciampare sul cucuzzolo di una gigante anguria, hihi.

E la passeggiata di Ferragosto?

Qui è un must!

E te credo! Con tutto quello che si mangianooo, dovranno pure smaltire, anche se molti me li immagino già sotto l’ombrellone, con la pancia piena e la bolla al naso, mentre russano.

Ma voi lo sapete cosa si festeggia a Ferragosto? Io sincertamente me l’ero scordato, ma San Google me l’ha ricordato.

La festa si chiamerebbe “Festa dell’assunzione della Vergine Maria”, perché il 15 agosto la Chiesa Cattolica festeggia l’assunzione della Vergine Maria, ossia il passaggio della mamma di Gesù dalla sua vita terrena  al paradiso.

La parola “Ferragosto”, con cui tutti, o quasi, chiamiamo invece questa giornata, deriva dal latino “feriae Augusti”, ossia le festività che concedeva l’Imperatore romano Augusto, dopo le attività agricole.

E quindi oggi, per non deludere ciò che la storia ci ha tramandato, festeggeremo.

L’unica differenza è che una volta si festeggiava con giochi e animali, mentre oggi gli animali finiscono sulle tavole, spesso dopo essere passati su qualche griglia.

Ops, i tempi cambiano, e le usanze pure.

Adesso vi lascio perché devo andare a fare la spesa.

Ho deciso: oggi niente gita fuori porta, ma una rilassante giornata a casa, in piscina, e stasera super grigliatona tra gli ulivi.

Che sia una giornata spensierata e piena d’amore, per tutti voi.

Besos

Barbara

image

A scuola di cucina tra i trulli: panzerotti e focaccia

 

“Sabato alle 17 viene da me uno chef ad insegnare ai ragazzi a fare panzerotti e focaccia, vuoi portare Daniele?”

“Ma se portassi anche me stessa?”

Secondo voi mi sarei potuta perdere un’occasione del genere?

Mancopessogno

Sabato era una giornata di sole bellissima, e in spiaggia si stava divinamente, ma alle 17  ci siamo rivestiti, e alle 18 (causa traffico per “simpatica” gara ciclistica), Danny, io, due confezioni di farina, lievito, pomodoro e mozzarella, eravamo ai trulli di Terry, pronti e curiosi di imparare i trucchi dello chef pugliese Savino Bruno.

Alunni presenti? 4 adolescenti, un simpaticissimo e bellissimo bambino di 6 anni (scusate, ma sono di parte) , e una mamma infiltrata.

Ma siccome so che di tutta questa tiritera non ve ne pó importà de meno, passo subito al sodo.

imageIniziamo dagli INGREDIENTI necessari per fare i panzerotti e la focaccia

Per l’impasto servono 15 gr di zucchero, per far crescere lieviti, 1 cucchiaio di olio, per rendere l’impasto più elastico, 1 cubetto di lievito birra che andrà stemperato in acqua tiepida, 25 gr sale, mezzo litro di acqua tiepida, 1/2 kg di farina Manitoba e 1/2 di farina di semola.
Iniziamo mescolando in un’ampia ciotola le due farine, facciamo una sorta di cratere in mezzo e ci sbricioliamo il nostro lievito, ci versiamo sopra lentamente il mezso litro di acqua tiepida dopo averci sciolto dentro il sale, aggiungiamo il cucchiaio di olio e mescoliamo/impastiamo con le mani, prima nella ciotola e poi passando sul piano.

Per la focaccia pugliese comprate pomodorini e origano e, se volete fare la pizza, scegliete gli ingredienti che più vi piacciono.

Per i panzerotti basta la mozzarella e della salsa di pomodoro pronta. Considerate che con gli ingredienti che vi ho dato (se li usate per fare solo panzerotti ) ve ne verranno circa 20, e per ogni panzerotto vanno circa 50 gr di mozzarella.

Se l’impasto risultasse secco aggiungete acqua.

Se la pasta non la usate subito allora è meglio ungerla con un po’ di olio .

Fate lievitare l’impasto coperto e in un posto a temperatura ambiente, o leggermente più caldo, per almeno 1 ora .

Per focaccia pugliese: quando si stende la pasta lo si fa con pressione forte e costante prima da destra a sinistra e poi da giù a su.

Spolverare sotto con la farina per non fare attaccare impasto alla superficie dove si stende.

Oliare la teglia

Dopo aver steso la pasta con mattarello,  arrotolatela sul mattarello per adagiarla sulla teglia unta .

Mettere sulla pasta i pomodorini lavati, asciugati e tagliati a metà, origano, olio e sale e infornare a 220 gradi per mezz’ora circa sopra e sotto ventilato.

Se invece della focaccia pugliese volete la pizza, allora mettete mozzarella, pomodoro e quello che più vi piace.

Per Panzerotti: pallina di 50 gr circa CAD di pasta per ogni panzerotto.

Con gli ingredienti che vi ho dato dovrebbero venirvi circa 20 panzerotti.

Stendete ogni pallina di pasta, mettete 40 gr di mozzarella a dadini e un cucchiaio abbondante di salsa di pomodoro o di pelato schiacciato a crudo, olio e sale. chiudi Chiudete il cerchio in due e con pressione dita chiudete e rigirate bordo.

Quando le vostre mezze lune sono pronte, friggetele in olio di girasole fino a che diventeranno dorate.

Ultimo consiglio: aspettare 5 minuti prima di addentarli.

Besos

Barbara

aimage

image

 

La cialda: ricettina pugliese facile facile

Io amo la Puglia, i pugliesi, il mare pugliese, e, soprattutto, il cibo pugliese!!!

Ma quanto si mangia bene in Puglia?!?

A parte il fatto che hanno una materia prima talmente buona, che quando hai fatto due zucchine e due carote al vapore, sei già felice.

E  vogliamo parlare della frutta? Del pesce e della carne? Beh, no, vabbè !

Quando sono qui, spesso vado in spiaggia al Kypos, da Enzo, a Torre Canne.

In cucina, nel chiosco del Kypos, ci sta la mitica mamma di Enzo: una pasta al pomodoro, una caprese, un’insalata con frutta…

Tutti piatti semplici, ma nulla di banale.

Da Enzo si mangia sui piatti di carta, seduti al sole sul proprio lettino, in una delle sue amache, o davanti al chiosco ascoltando buona musica, mentre qualche bambino tenta di venderti quei coloratissimi braccialetti fatti di minuscoli elastici, gli stessi che hanno ormai invaso anche casa nostra.

Io da Enzo mangio quasi sempre la “cialda”.

La cialda è un piatto tipico della traduzione pugliese, che si faceva con pane raffermo, vecchio di una settimana e rigorosamente cotto nel forno a legna, più altri ingredienti che ora vi racconterò.

Ovviamente, come per tutte le ricette, le varianti sono diverse, è uno può scegliere ciò che più gli piace.

Per fare la “cialda del Kypos” dovrete comprare gli ingredienti della foto qui sopra, ossia:

pomodorini

patate

capperi

sedano

origano (nella foto vedete prezzemolo perchè avevo scambiato le foglie del sedano per prezzemolo e quindi mi sono sbagliata! Che ignoranteeeeee)

cetriolo tondo

Se si vuole si può aggiungere aglio o cipolla, e tonno.

Fate bollire le patate, le sbucciate e le tagliate a rondelle (come andrebbe fatto) o a dadini (come ho fatto io)

E poi in una grande ciotola aggiungete i capperi, i cetrioli sbucciati e tagliati a dadini, i pomodorini e l’origano.

Olio (abbondare), sale e pepe, e il gioco è fatto!

Buona cialda a tutti.

Barbara

Ps: alla prossima puntata spaghetti con fagiolini occhipinti e…

 

 

image

Dai brividi di paura ai brividi di caldo.

Al prossimo che lo sento dire: “Beata te che sei già in vacanza”, lo meno.

Sono arrivata in Puglia tre settimane fa, ma il mio primo vero bagno l’ho fatto ieri.

Sono tre settimane che sono qui, e sono tre settimane che mi sveglio alle 6, massimo alle 7, e vado a letto a pezzi, assieme a mio figlio.

“Mamma, visto che papà non c’è, dormiamo assieme?” “Ok patato, però magari mamma va a nanna un pó prima di te e tu mi raggiungi dopo i cartoni ok?”

Finalmente due giorni fa il primo giorno senza operai in casa, e cosa succede? Brutto tempo.

Eh no! Per un giorno che non ci sono operai da seguire, io a casa non ci sto!
Non si può andare in spiaggia, e quindi? E quindi abbiamo fatto felici Danny e il suo amichetto, ospite da noi, e la mia amica Valentina ed io ci siamo sparate quattro ore di Lunapark a Fasano.

Se proprio devo dirla tutta, per me andare al Lunapark non è per niente un sacrificio: adoro tornare bambina (anche se forse non sono mai cresciuta).

E poi, complice un addetto delle giostre che si ricordava di noi dall’estate scorsa (in un modo o nell’altro lascio sempre il segno, a volte scrivendo un post nel
Blog e a volte pestando un piede), questa volta è stato Danny a venire a fare una giostra con me, e non io con lui.

All’inizio aveva paura, anche perché era davvero una giostra tosta, anche per i grandi.
Ma dopo avermi vista scendere felice, dal mio primo giro in solitaria, si è fatto coraggio, ed è salito, con me.
Siamo riusciti a farlo scendere solo dopo 3 giri, mentre altri bambini lo guardavano ammirati e un pó invidiosi (bisognava essere alti almeno 1,30, ma per lui avevano fatto una piccola eccezione di 5 cm).

Il mio ometto sta crescendo, e ieri, a 10 giorni dal suo arrivo, finalmente si è potuto godere il cristallino mare pugliese.
Porca paletta come picchiava il sole. Ieri sera, a cena in pizzeria, avevo i classici brividi da sole, o forse erano brividi di gioia…

Oggi alle 7 sono arrivati due operai che stanno facendo i vialetti con le chianche (pietre) tra la casa e il grill, la casa e la piscina etc.
Visto che dovevano lavorare in esterno, ho pensato di lasciare il cancello accostato, per dormire un pó di più.
Peccato che quelli della vigilanza siano passati, di notte, e lo abbiano chiuso, argh.
Almeno ora so che sono attenti ed efficienti, e come tutte le mattine, mi godo il silenzio della campagna, prima del risveglio dei piccoli guerrieri.
E visto che domani, finalmente, arriva il marito, ora, da brava mogliettina, vado a pulire.
Prima o poi inizieranno le mie vacanze no?!?!??!??

Buon fine settimana a tutti.

 

image