Smemorella’s day: ritorno a casa

 
Per la prima volta in vita mia ho dormito a Venezia, ma non a casa mia.
E fa pure rima, ciapa.
Ieri verso le 14 ci siamo imbarcati sulla “Princess Ruby” alla marittima di Venezia, abbiamo preso possesso delle cabine (siamo con altre due famiglie di amici) e abbiamo iniziato ad esplorare.
Impressioni?
Bella, la nave è bella e non si può dire nulla, peccato per un paio di cosucce che ci hanno fatto girare i maroni (ora per fortuna si sono fermati):
1) su 3 piscine a bordo 2 sono chiuse da ieri perchè le stanno ridipingendo. Ma farlo quando la nave non è piena?!
2) abbiamo prenotato una junior suite con un ottimo prezzo e la garanzia che tra il nostro letto e quello di Danny boy ci fosse una porta o almeno una tenda e invece picche: il buon prezzo è rimasto, ma la porta e la tenda sono volate via con la nostra privacy
3) i nostri amici che hanno prenotato 2 triple si sono ritrovati con 2 doppie dove il terzo letto dovrebbe scendere dal soffitto (peggio di Fonzies che almeno aveva il letto che scendeva dal muro). Peccato il terzo letto rimarrebbe sospeso a mezz’aria tipo la parte sopra del letto a castello, e quindi è vietato ai bimbi piccoli: le loro bambine hanno 3 anni. Quindi ora hanno aggiunto nelle doppie 2 lettini e ovviamente lo spazio per muoversi è davvero poco.
4) per sbaglio avevano registrato mio marito come individuo di sesso maschile di 16 anni e non di 36 (ho rischiato la galera) e quindi non gli hanno voluto servire alcolici fino a che non si è registrato di nuovo
Ma la vita l’è bela quindi avendo l’umbrela…andiamo avanti.
Ieri sera abbiamo dormito a bordo, ma non siamo partiti: la nave per il primo giorno ha fatto da albergo per tutti quelli che Venezia non l’hanno mai vista e volevano visitarla.
Ero un pò invidiosa e quindi, pur essendo veneziana, ho trovato la scusa e oggi sono scesa anche io!!!
Nonostante le mie mille liste e la mia valigia programmata da mesi, sono riuscita a dimenticare a casa un botto di cose quindi oggi ho preso gli altri amici e le loro bimbe e ho proposto un giro turistico dalla nave a casa mia.
Una bella passeggiata in porto sotto il sole, il trenino per arrivare a Piazzale Roma e poi via a piedi verso casa: che caluraaaaaaaa.
Ho recuperato giusto un paio di cosine e poi siamo tornati in nave.
Avevo dimenticato i tappi per le orecchie (in nave fanno sempre comodo), spazzolino interdentale (con quello che si mangia meglio tenere puliti almeno i denti visto che la coscienza…), l’album da colorare di Peppa Pig (quello giuro che non è mio) , un pigiama invernale per Danny (in cabina ci saranno -10 gradi) il baccalà mantecato che volevo portare in nave per aperitivo sul balcone, ma che avevo dimenticato a casa in frigo, e un’altra decina di cosine.
Al ritorno abbiamo attraversato il canal grande in gondola così le amichette di Danny, che non avevano mai visto Venezia, hanno provato anche questa emozione.
Felici, soddisfatti e sciolti, siamo tornati a bordo e dopo un veloce pranzetto a buffet ci siamo rifugiati in cabina dove i miei maschi stanno dormendo sotto al piumone.
A proposito di “sciogliersi al caldo”: qualcuno di voi sa spiegarmi perchè al caldo si scioglie tutto tranne la cellulite???
Ora vi lascio perché andrei a schiacciare un mini pisolino pure io, se me lo concedete.
Alle 18 si salpa e per nulla al mondo mi perderei l’inchino davanti a piazza San Marco.
Ops, il “passaggio”, volevo dire “passaggio”.
Barbara

crocieramixfoto

Mi si sono scaricate le pile

 
Ok è ufficiale: mi si sono scaricate le pile.
Ho la fortuna di non avere uno di quei lavori dove devi timbrare il cartellino e quindi posso gestirmi i miei tempi come meglio credo, ma forse quest anno non sono stata poi così brava.
In certi momenti ho esagerato con lo sport e in certi altri con il mio ruolo di “mamma/amica facciamo uno botto di cose assieme tanto io non mi stanco mai”.
Se poi ci mettiamo anche la mia nuova passione per la cucina, allora siamo davvero a posto: ma perché cavarsela con un veloce petto di pollo con contorno di verdure e non provare invece a fare quelle 4 nuove ricette che ho scoperto settimana scorsa?
Ho due ore libere: mi leggo un libro?
Ma nooo, vado giù in garage e in cantina e faccio un pò di ordine.
Vado a fare un pò di normale e sana attività in palestra? Ma perchè fermarmi al classico e non provare crossfit e qualche altra disciplina stile militare?
L’anno scorso abbiamo fatto due settimane al mare e 1 in montagna e sono tornata più stanca di quando sono partita.
Invece di comodi alberghi, noi per le nostre vacanze abbiamo sempre preferito affittare case.
Se ci si muove con largo anticipo, si fanno ottimi affari.
Peccato che, se come me, non hai una babysitter o un aiuto in casa e il marito è sul pigro andante, la casa in affitto ti si rivolta contro e diventa ben presto la tua “bara”.
Sveglia, prepara la colazione, prepara il pranzo per la spiaggia o per il fiume (in montagna), metti in borsa asciugamani, parei, creme, giochi etc.
E poi via in spiaggia dove i mariti riposano e le mogli fanno le trottole e poi la spesa e poi si torna a casa a sciacquare tutto, a fare le docce, a rifare i letti, a preparare la cena e a rassettare.
Ehccccheccavolo, ma queste non sono vacanzeeeeeeeeeeeee!
“Amore quando hai messo a letto il bambino vieni fuori che ci beviamo una cosina io e te?”
Peccato che spesso iniziavo a russare prima che si addormentasse il bambino e mio marito fuori ci rimaneva da solo.
A maggio ho guardato mio marito e ho detto: “Quest anno niente case in affitto: villaggio o crociera. Scegli tu, ma fammi andare in un posto dove non dovrò cucinare, non dovrò pulire e qualcuno si occuperà di fare giocare Danny almeno un paio di ore al giorno in modo che io possa leggermi un libro, fare sport, risposarmi e abbronzarmi anche davanti, e non sempre e solo dietro”.
Detto fatto: dopo un paio di giorni avevo già prenotato una super crociera di 2 settimane attraverso il  sito di crocierissima.
Ruby Princess: nave 5 stelle, lenzuola di seta, mini golf, cinema all’aperto, mega spettacoli in mega teatri, mega ristoranti, mega intrattenimenti per bambini compresi nel prezzo, mega babysitter per la sera, mega suite, mega itinerario (Croazia, Grecia, Turchia, Napoli e Roma) e sopratutto…mega offertona!
Evito con cura le navi italiane, da ben prima di Schettino, perchè non amo gli orari fissi e nelle navi straniere si cena e si pranza quando si vuole.
E poi, so che potrà far ridere, ma nelle navi italiane la gente brutta la vedi subito mentre in quelle straniere…si camuffano meglio. 
Amo il mio paese e gli italiani, ma se almeno in vacanza ho l’occasione di conoscere gente di altri paesi con altre culture, altre abitudini e altre storie, sono più contenta.
crocierafotoNon vi dico la faccia di Danny boy quando ha aperto la busta sorpresa in cui avevo messo un collage delle foto della nave in cui avremmo trascorso le nostre vacanze. 
Sono quasi 3 mesi che non parla d’altro.
Oggi saliamo a bordo, a Venezia.
Domani si salpa, da Venezia.
Sarà una delle ultime crociere che, per uscire dalla città, passerà davanti a Piazza San Marco: prometto che non ci saranno inchini.
Ci penserò io ad intrattenere il capitano, ma lo farò raccontandogli barzellette, in cabina di pilotaggio.
Da oggi inizio ufficialmente a ricaricare le pile: relax, sole, mare, marito, figlio e amici.
Connessione e tecnologia permettendo, terrò un diario di bordo, ma se ogni tanto mi dimenticherò di accendere il mio mac…cercate di capirmi.
Solo al pensiero che tra poche ore salirò a bordo di quella nave dove per due settimane non dovrò rifare letti, cucinare, pulire e intrattenere mio figlio tutto il giorno…sento che le pile si stanno già ricaricando.
Si vede?
Barbara
Pile già un pò più cariche?!

Pile già un pò più cariche?!

 
 
 

Sarà un’estate calda, caldissima…

 
Sarà un’estate calda, caldissima.
La mia estate è ufficialmente iniziata, ieri.
E’ da circa 2 settimane che sono a Venezia da mia mamma con Danny, ma sono stata talmente incasinata tra geometra, architetto e impresa che stanno costruendo la nostra casa in Puglia; andare su e giù da Venezia a Milano per appuntamenti di lavoro, operai e imbianchini a casa e chi più ne ha più ne metta, che non ero ancora entrata nella modalità “vacanza”.
Ore e ore passate sul mio mac a scrivere mail e al telefono con tizio, caio e sempronio.
Mi mancava giusto giusto che mio figlio, che non si ammala mai, si trasformasse nell’esorcista vomitando a getto in vaporetto per poi finire mogio mogio a letto con 38.5 di febbre.
E come sembrava che si fosse ripreso difinitivamente e lo portavo al mare, gli tornava la febbre.
Direi che ho avuto la mia ciliegina sulla torta.
Ma ieri, dopo giornate chiusa in casa col mio cucciolo (di tigre) a cercare di far passare il tempo tra i-pad, cartoni animati e qualche gioco, ad un certo punto mi sono alzata in piedi di scatto, mi sono detta “O adesso o mai più” e sono uscita.
Mia mamma oggi se ne va con le sue amiche al fresco in montagna, mio marito è arrivato ieri sera perchè domani salpiamo per la nostra super vacanza in crociera e quindi ieri pomeriggio avevo le mie ultime ore d’aria.
Avrei forse potuto non approfittarne?
Ben 2 ore in spiaggia senza marito e figlio mentre mia mamma stava col suo amato nipotino a casetta?
Eccchecavoloooo, direi di no.
Alle 16 ho preso il vaporetto e il mio libro e me se sono andata in spiaggia, da sola.
Olè!
librierotici995449_493021137452706_1674866663_nMi sono comprata una nuova trilogia erotica.
Me l’hanno suggerita delle amiche di cui mi fido e quindi non ho perso tempo.
Peccato che nelle ultime 2 settimane la sera ero così stanca che neanche il primo libro della trilogia riusciva a tenermi sveglia.
Ieri però mi sono messa sul lettino in spiaggia e, complice un fantastico venticello, ho letto una cinquantina di pagine senza sosta e senza tregua.
Wow: sono fregata, letteralmente fregata.
E’ ufficiale: sono già perdutamente innamorata di Gideon Cross.
L’anno scorso mi ero innamorata di Mr Grey e quest’anno tocca a Mr Cross.
Ma adesso parliamo di cose serie: perché questi libri non li leggono gli uomini???
Noi donne sappiamo cosa vorremo che il nostro uomo dicesse e facesse, ogni tanto (tutti i giorni nun ce la posso fa), ma loro?
Loro lo sanno?
Forse lo sapevano prima che diventassimo le loro compagne, fidanzate, mogli e, peggio del peggio, le madri dei loro figli.
Quando iniziamo ad assumere tutta questa sfilza di ruoli loro infilano un bel paio di pantofole mentre noi magari preferiremmo delle belle manette in acciaio col pelo rosa (ve le ricordate quelle di Fiorucci!?)
Il problema è che i mariti si abituano troppo alle compagne, alle mogli.
Pensano “Ormai l’ho conquistata e adesso è mia!” e a quel punto si siedono (di solito davanti al pc o alla tv)
Beh uomini! Sappiate che non c’è niente di conquistato per sempre nella vita, tantomeno noi donne.
Faccia come il c...
Faccia come il c…
Non fate quella faccia perchè vi vedo.
Ormai lo sapete che io ho la faccia come il c… e che non mi vergogno di nulla.
Vi ho già raccontato che secondo me non servono 50 sfumature per essere felici: ne basterebbero giusto un paio.
E quindi oggi non mi faccio problemi a dire AD ALTA VOCE che se il vostro uomo (come il mio) non ha voglia o coraggio di leggere questi libri, una soluzione alternativa c’è: leggeteli voi, sottolineate le cose che vi piacciono di più e rileggetele la sera, ad alta voce, quando sarete tutti e due a letto, nella penombra, vicini vicini.
Secondo me all’inizio lui vi guarderà chiedendovi con gli occhi, o con la bocca, se siete matte, ma poi ho la sensazione che inizierà ad ascoltare…
Io ho deciso di provarci e sono sicura che sarà un’estate calda, caldissima.
Meno male che in Crociera c’è l’aria condizionata bella forte!
Barbara

Siete superstiziosi?

 
Diciamo che non sono una superstiziosa di quelle “claustrofobiche” (che non ci stanno proprio dentro!),
ma diciamo anche che se sulla strada trovo una scala, magari non ci passeggio sotto e se un gatto nero mi  passa davanti, se posso cambio strada sennò mi fermo e con nonchalance faccio passare prima quello che sta arrivando dietro di me.
Sono più le mie superstizioni personali quelle che seguo.
Se per esempio indosso un anello che di solito non uso mai e mi succede qualcosa di non bellissimo…state pur certi che quell’anello per un pò non rivedrà il mio dito!
Quello che però mi piace è capire il perchè di certe superstizioni.
A scuola sono sempre stata quella della mano alzata e dei “perché?”
Normalmente gli anni dei “perché” sono quelli dell’infanzia:
“Mamma perché il cielo è azzurro?”
“Mamma perché l’acqua è bagnata?”
Aiuto!
Io invece gli anni del “perché” li ho prolungati fino a…fino ad oggi.
Sono una rompiballe cosmica.
A scuola odiavo studiare a casa e quindi trituravo i professori in classe perché volevo capire tutto e subito.
Non volevo essere costretta a dover andare a chiedere spiegazioni il pomeriggio a genitori, parenti, compagni o, peggio dei peggio, a costosissimi insegnanti di ripetizione.
Ma torniamo ai perchè di certe superstizioni e sentite un pò cosa ho scoperto (ops, leggete)
Sapete perché porta sfiga appoggiare la borsa per terra? Scusate, ma sto giro una parolaccia ve la dovete digerire (“Sfortuna” non avrebbe lo stesso suono dai!). Si dice che se appoggi la borsa per terra rischi che i soldi ti scivolino fuori e quindi non diventerai mai ricco.
Questa storia della borsa l’ho scoperta da poco, ma mi sa che ormai sono fregata a vita perchè io appoggio da sempre la borsa per terra, ovunque.
Sapete perché un gatto nero che ti attraversa la strada porta sfortuna? Perché un tempo il gatto nero era il simbolo del male, l’incarnazione del demonio, delle streghe, del diavolo. Quindi un gatto nero che ti attraversa la strada è un po’ come una ventata di maligno, una spina nel fianco, due dita negli occhi o lo stesso gatto attaccato ai maroni con le unghie (e almeno in quest ultimo caso noi donne siamo salve). 
Sapete perchè porta male rovesciare il sale? Perchè il sale era una delle sostanze più preziose dell’antichità che spesso veniva dato ai soldati al posto dei soldi. Ancora oggi si dice”salario” quando si parla di stipendio. Spargere un bene così prezioso, oltre che uno spreco, era una perdita di denaro.
Sapete perchè si dice che rompendo uno specchio si sarà sfortunati per 7 anni? Perchè se ad una “serva” capitava di romperne uno in casa del suo padrone, doveva ripagarlo ed essendo molto costoso (all’epoca costava molto fare uno specchio) ci avrebbe impiegato 7 anni per ripagarlo.
E perchè porta scalogna mettere il cappello sul letto? Un tempo l’unico che arrivava in camera da letto col cappello e lì se lo toglieva, era il medico. Entrava di corsa in casa e correva al letto dove stava l’ammalato. Si toglieva di corsa il cappello e lo appoggiava accanto a sé. E su quel letto il medico veniva pagato, quindi per lo stesso motivo…niente soldi sul letto.
Sapete perchè se si accendono tre sigarette con lo stesso fiammifero, si dice che il più giovane sarà sfortunato? Durante la prima guerra mondiale se i soldati al fronte, dentro le trincee, volevano fumare, sapendo che i fiammiferi scarseggiavano (lo zolfo serviva per gli esplosivi), più militari accendevano la propria sigaretta con lo stesso fiammifero. Solo che ogni “accensione” era segnalata dal bagliore della brace della sigaretta appena accesa. Il cecchino nemico notava il primo bagliore e puntava il fucile, il secondo bagliore e prendeva prendeva la mira, e quindi l’ultimo soldato ad accendere, il più giovane per motivi di “anzianità” e grado, era quello che di solito si prendeva la pallottola e non finiva la sua sigaretta.
Sapete perchè porta rogna essere in tredici a tavola? I dodici apostoli e Cristo, che si sono ritrovati a tavola per l’ultima cena, non hanno avuto troppa fortuna…
Regalare oggetti appuntiti o taglienti non è un gesto che porta bene perchè con certi oggetti ci si può fare male e quindi quando ricevete un regalo del genere ricordatevi di questo facile rimedio: date una monetina a chi vi fa il regalo ed il regalo diventerà un acquisto.
E ora l’ultima perché poi vado a fare colazione: sapete perchè porta male aprire un ombrello in casa? Perché una volta aprivi l’ombrello in casa quando in casa ti pioveva e quindi vivevi in stato di povertà.
Io povera a quei livelli per fortuna non lo sono mai stata, ma in casa mi ha piovuto lo stesso, argh!
Barbara
 

Per fortuna che qualcuno di loro esiste ancora

So che può far strano sentito dire da una “blogger”, da una che vive sui social network, ma io sono una all’antica, sono una da carta e calamaio.
Se sono finita sui social network è perchè amo la vita, sono un’entusiasta recidiva e adoro condividere le emozioni, i colori, i sapori e le gioie che la vita ci regala, ogni giorno.
Condividerei anche i profumi, ma non ho ancora trovato il barba-trucco.
378102_465789923509161_230142869_nNon è di certo un bel momento, ma sono convinta che ognuno di noi ha comunque tanto di cui essere felice, basterebbe concentrarsi su tutto quello che abbiamo ancora e non solo su quello che non abbiamo più.
E’ sempre la solita antica questione del bicchiere metà pieno o metà vuoto.
Se fosse per me però queste cose non le scriverei nel blog, ma in foglietti da attaccare in qualche bacheca con le puntine.
Uno trova qualcosa che gli interessa? Che lo tocca da vicino?
Lo stacca e se lo mette nella Smemoranda.
Il telefono che abbiamo ancora sul muro della nostra cucina a Venezia
Il telefono che abbiamo ancora sul muro della nostra cucina a Venezia
Mi manca infilare il dito nei buchi dei numeri dei vecchi telefoni e girare, girare.
Mi mancano le lettere d’amore imbustate.
Mi manca infilare la Bic nella cassetta per far tornare dentro il nastro che è schizzato fuori.
Mi manca il calzolaio sotto casa che mi rimetteva a nuovo anche le scarpe più conciate.
Mi manca il rumore che faceva il gettone quando cadeva nell’apparecchio della cabina telefonica.
Un paio di giorni fa, qui a Venezia, ho trovato finalmente un calzolaio fantastico che mi ha risolto un problema stupido di un laccio di un paio di scarpe nuove che continuava a cadermi, mentre camminavo.
Gli ho chiesto come mai sia sempre più difficile trovare bravi e giovani artigiani e lui, parlando del suo caso, mi ha risposto che ormai ci sono talmente tante scarpe che valgono e costano poco, che la gente non le mette più a posto, ma le butta.
Argh, ma io alle mie scarpe mi ci affeziono e anche se non sono costose e di marca, non ce la faccio a buttarle.
Settimana scorsa ero in vaporetto e chiacchieravo con il capitano (strano che io mi metta a chiacchierare con tutti no?!). Chiedevo se sapesse dove potevo trovare un ferro di una gondola (il ferro è quella specie di pettine che c’è a prua).
Stiamo costruendo casa in Puglia e ci terrei ad usare alcuni oggetti tipicamente veneziani per arredarla.
Una signora accanto, sentito il discorso, si è gentilmente intromessa per suggerirmi di visitare un nuovo negozio da poco aperto: “Il forcolaio matto.”
La mia nuova forcola

La mia nuova forcola

Devo dire che già il nome mi era piaciuto molto: la “forcola” è quel pezzo di legno su cui si appoggia il remo nelle barche tipiche veneziane in cui si voga in piedi.

Ieri, visto che non siamo andati in spiaggia, perchè Danny non stava benissimo, ho fatto due passi e sono andata a vedere questo nuovo negozio.

Che bello scoprire che ci sono artigiani che hanno ancora la voglia, il coraggio e l’entusiasmo di aprire negozi di questo genere.
Che bello entrare in quel posto e sentire il profumo del legno.
Piero Dri, il forcolaio “matto” in persona, da veri e propri tronchi di noce ricava le forcole e da tavole di Ramin, che è un albero che cresce nel arcipelago indonesiano, ricava i remi.
Il problema è che gli oranghi che vivono in quelle zone si nutrono attraverso quegli alberi e quindi a forza di tagliare si rischia l’estinzione di questo animale.
Ecco perchè Piero mi raccontava che è da poco entrato a far parte di un’associazione che si chiama “Slow Wood”.
Si tratta di un’associazione che tra le varie cose, insegna agli artigiani ad usare legnami che provengano da foreste e boschi sostenibili concentrandosi sulle specie di legno locali spesso trascurate.
La cosa importante è rispettare la struttura del legno, verificarne la provenienza ed escludere il pericolo di estinzione.
Bravo Piero, a trovarne di artigiani come te.
Barbara
NB: il sito www.ilforcolaiomatto.it è ancora in costruzione, ma se passate per Venezia andate a trovare Piero all’inizio della strada nuova, partendo da Campo S.Apostoli, davanti all’imbarcadero dei gondolieri.
L’indirizzo esatto è Canareggio 4231 e il suo cell.348.2528611
Forcole, remi, ma non solo, da Piero Drin, il "Forcolaio matto".

Forcole, remi, ma non solo, da Piero Dri, il “Forcolaio matto”.

Goji & Açaí: l’invasione delle bacche “miracolose”

 
Era da un pò, tanto, che ne sentivo parlare.
“Ma tu non le prendi?”
” Ma lo sai che ormai George Clooney non può vivere senza?”
Anche io non potrei vivere senza di lui, se non fosse gay.
Un paio di anni fa mi è capitato di averlo come vicino di tavolo a una delle varie feste della Mostra del  Cinema di Venezia e secondo me gli atteggiamenti erano inequivocabilmente (ammazza che difficile scrivere questa parola, peggio di uno scioglilingua) di uno a cui non piacciono le donne.
E, prima che vi mettiate a ridere, non lo sto dicendo perché non ci ha provato con me (e vorrei anche vedere), ma perchè l’ho visto parlare sempre e solo con uomini e quando mi ha dato la mano per presentarsi, lo ho fatto senza stringere.
Non sopporto quelli che ti danno la mano molle.
Ma torniamo alle bacche che l’è megl.
Loro almeno hanno un’identità ben definita.
Secondo una leggenda delle colline dell’Himalaya, durante la dinastia Tang, nel VII secolo, accanto a un pozzo scavato vicino ad un tempio buddista c’erano delle viti che producevano piccole bacche rosse.
Le bacche caddero nell’acqua del pozzo per secoli e secoli e chi beveva quell’acqua era riconosciuto in tutta la regione per la sua giovinezza e vitalità.
Se sapessi la posizione esatta di quel pozzo mi ci farei un bagnetto alla Cocoon.
La fama delle bacche di Goji, chiamate dai Tibetani “i frutti della vita”, con il tempo si è estesa al punto che oggi il loro succo è una delle bevande più ricercate dalle celebrità, dai vip (very important people) e dai nip (not important people, come me)
Il Goji è ricco di antiossidanti e polisaccaridi unici, che difendono il corpo dagli agenti inquinanti, ed è anche un potente depurante del sangue, ricco di minerali e vitamine tanto da avere una quantità di vitamina C ben 500 volte maggiore di quella contenuta in un’arancia.
“Mamma ho il raffreddore” e via con una bella spremuta di Goji.
Kate Moss e Madonna non escono di casa senza le loro bacche nella borsetta.
Loro sì che sono avanti, io nella borsetta ci metto le “cicche” (da masticare).
Le bacche, che sono dolciastre e somigliano un pò all’uva passa, sono frutti con “biodisponibilità organica” immediata ossia sono facilmente riconosciute dal nostro organismo, che riesce così a scomporle in modo semplice e rapido.
Le popolazioni orientali, della Cina del Nord e soprattutto della Mongolia Interna, grazie al loro stile di vita e alle loro abitudini alimentari, sono tra le più longeve del mondo e sono tra le meno soggette alle cosiddette malattie del benessere.
Secondo voi da dove arriva tutta la loro vitalità e la loro ottima salute?
La risposta mi sembra ovvia: nella loro dieta non mancano mai le bacche di Goji! 
Lo stress quotidiano porta spesso con se quel fastidioso senso di spossatezza.
A volte mi sveglio e solo al pensiero della giornata che mi aspetta…mi sento già stanca.
E poi detesto questo caldo assurdo: mi mette addosso una fiacca micidiale.
Sto prendendo le bacche di Goji tutte le mattine da circa 20 giorni e vi assicuro che sento già gli effetti.
Ero davvero scettica, ma mi sono dovuta ricredere.
Se inserite questi frutti in una dieta sana ed equilibrata (anche con qualche trasgressione un giorno sì e uno no, come faccio io) vi aiuteranno ad affrontare meglio la giornata.
Sono inoltre un alimento senza zuccheri aggiunti e quindi ideale sia per grandi che per piccini.
Quantità consigliata: 1-3 cucchiai (20g) al giorno di bacche così come sono, o a piacere aggiunte a yogurt, macedonia, riso e insalate.
In cucina possono essere impiegate nella preparazione di piatti dolci e salati.
Adulti, 1-3 cucchiai al dì
Bambini, 1-3 cucchiaini al dì
E’ stata riscontrata un’interferenza dell’alimento con alcuni medicinali tipo quelli anticoagulanti, quindi chiedete sempre prima al vostro medico di fiducia se per esempio avete intolleranze o allergie.
Oltre al Goji, sta avendo un grande successo anche l’Açai, un’altra bacca, questa volta di origine brasiliana, che cresce ed è consumata nella foresta amazzonica.
Il succo delle bacche di Açai, che gli indigeni dell’Amazzonia consumano anche mescolato a quello di guaranà in una sorta di pozione energetica, avrebbe proprietà vasoprotettrici.
E’ inoltre ricco di ferro e steroli vegetali, che lo rendono un potente anticolesterolo.
E una delle bevande più ricercate del momento, soprattutto sulle spiagge di Copacabana e dintorni, dove sono vendute anche da appositi “carrettini”.
Io ultimamente ho bevuto un’ottima capirinha al gusto all’Açai da Temakinho e devo dire che non so se mi abbia fatto bene, ma mi ricordo che dopo ero di ottimo umore!
Barbara
NB: Le bacche Goji ormai si trovano in farmacia , in erboristeria o anche in alcuni supermercati.
Se fa troppo caldo per andare in giro a cercarle, le potete sempre comprare on line su www.sitarstore.it
 

Oggi parliamo di Spritz, ma di quello vero

Un paio di settimane fa sono andata al Chioschetto alle Zattere (a Venezia) e ho raggiunto un paio di amici per l’aperitivo.
Appena arrivata ho notato sul tavolo 3 invitanti bicchieroni pieni di apparente vino bianco e ghiaccio.
Non so se per me, che non amo l’alcol, fosse più invitante il vino o il ghiaccio, ma alla fine ho chiesto ai miei amici cosa stessero bevendo e Giuseppe, per gli amici Jason, mi hanno risposto “Spritz”.
“Ma come Spritz? Lo Spritz è arancione!”
Ed ecco che all’improvviso mi sono ritrovata 6 occhi tutti puntati su di me.
Ops, mi sa che ne avevo detta un’altra delle mie.
sprtizbiancoaitavolifoto“Lo Spritz è bianco Barbara, il vero spritz è sempre stato bianco. Quello che ora va tanto di moda e che ormai bevono in tutta Italia, è uno spritz macchiato.”
Ah benon, questa mi mancava, e sono anche Veneziana, che vergogna!
Ovviamente mi sono fatta raccontare la storia dello spritz e non contenta, quando sono tornata a casa, mi sono anche documentata su internet.
Cavolo, non mi avevano fatto uno scherzo, era tutto vero!
Per conoscere le probabili origini dello Spritz bisogna fare un lungo salto indietro fino all’800, ai tempi in cui nel Veneto c’era la dominazione Austriaca.
I soldati, ma anche i vari commercianti, diplomatici e lavoratori dell’impero Asburgico, presero presto l’abitudine di frequentare le nostre piccole osterie disseminate in tutto il Triveneto.
Il problema è che questi erano abituati ai loro vini a bassa gradazione e struttura e quindi la complessità e la grande varietà dei vini veneti per loro era difficile da mandar giù (in tutti i sensi).
Iniziarono a chiedere agli osti locali di spruzzare un po’ di acqua all’interno dei vini (spritzen, in tedesco) per renderli più leggeri.
Lo Spritz originale era rigorosamente composto da vino bianco frizzante, o da vino rosso, diluiti con acqua fresca.
Ho poi scoperto, parlando con qualche nonno, che al bancone del bar si chiedeva uno Spritz quando si voleva vino ed acqua, o uno Spritz macchiato se si voleva una piccola correzione di Bitter.
Quando nei primi anni del 1900 iniziarono a diffondersi i sifoni per l’Acqua di Seltz (un’acqua molto gassata) che arrivava dalla città di Selters, una località tedesca da cui proviene un’acqua minerale ricca di anidride carbonica, diventò possibile rendere frizzante anche uno Spritz fatto con vino fermo.
Questa evoluzione avvicinò allo Spritz nuove tipologie di clientela, come le nobildonne austriache, che potevano finalmente permettersi una bevanda leggera come grado alcolico, ma con un tocco di glamour per come veniva preparata.
Quello è stato solo uno dei primi tocchi creativi che ha portato lo Spritz alle ricette attuali.
Oggi infatti si trovano diversi tipi di Spritz: a Trieste e Udine lo si serve ancora “liscio”, in Veneto è rigorosamente a base di Prosecco mixato a Bitter Campari o Aperol, a Venezia lo si trova assieme al Select, a Padova talvolta con il Cynar, in Trentino si serve assieme al Ferrari ed in Alto Adige si serve secondo la tradizione austriaca “liscio”, ma quando è corretto con Bitter o altro lo si chiama Veneziano.
L’origine della parola Spritz è quindi di origine Austriaca, ma l’abitudine di mescolare al vino un po’ d’acqua per renderla una bevanda leggera ed estiva è un’usanza tipicamente nostra già da molto prima dell’arrivo degli austriaci in Veneto.
C’è chi fa risalire quest’usanza al medioevo, chi all’epoca romana, chi addirittura la fa iniziare con la nascita del vino nelle popolazioni paleovenete.
Una storia molto interessante da raccontare riguarda l’Arsenale di Venezia.
La Serenissima aveva particolare cura dei suoi operai navali, gli arsenalotti: a loro era riservato un trattamento economico di favore, garanzie di sostentamento in caso di malattia, erano nominati guardiani nelle sedute del Maggior Consiglio all’interno della Loggetta progettata per loro da Sansovino ed erano i vogatori del Bucintoro (la barca di rappresentanza dei Dogi) nelle manifestazioni ufficiali.
A loro inoltre era riservato un trattamento speciale quotidiano che oggi possiamo definire “merenda”.
A metà pomeriggio vi era per loro una piccola pausa in cui venivano serviti pane e vino rosso per ritemprare gli operai dalle fatiche del lavoro, mentre con la calura dei mesi estivi il tutto era sostituito da gallette ed una bevanda a base di vino allungata con un po’ d’acqua fresca di pozzo.
Una sorta di Spritz, servito però 500 anni prima dell’avvento degli austriaci nel nostro territorio.
Quindi da oggi in poi chiedete uno “spritz macchiato” e se il barista vi guarda strano, raccontategli questa storia.
Barbara
PS: dimenticavo! Tra le varie tipologie di Spritz ho da poco introdotto il “Junior Spritz” per il mio Danny boy ossia crodino, acqua gassata o seltz e una spruzzatina di limone
Spritz "macchiato"

Spritz “macchiato”

Danny Boy con il suo "Junior spritz" e un crostino con baccalà mantecato.

Danny Boy con il suo “Junior Spritz” e un crostino con baccalà mantecato.

Il mio primo vero spritz

Il mio primo vero Spritz

Sacco vuoto sacco pieno, frigo vuoto frigo pieno

 
Ditemi che da piccoli non avete mai giocato a “sacco vuoto sacco pieno”?!
Un grande diceva “Sacco pieno” e tu bambino dovevi stare dritto in piedi
Un grande diceva “Sacco vuoto” e tu dovevi piegarti
E poi lo stesso grande iniziava il vero gioco: “Sacco pieno, sacco vuoto, sacco pieno, sacco pieno, sacco vuoto, sacco pieno , sacco pieno, sacco pieno, sacco vuoto, sacco pieno, sacco vuoto”
E tu su, giù, su, su, giù, su… e diventavi matto, e sudavi, e ridevi.
Non so perchè, ma quando sono tornata da Venezia con Danny e ho trovato il frigo vuoto, ho ripensato a quel vecchio gioco e mi sono messa a ridere, da sola.
E’ pazzesco, ma i mariti quando ci siamo noi in casa vogliono il latte X, i cornflakes Y, la frutta Z etc etc, ma quando sono da soli e noi siamo via per un pò di giorni, allora sono capaci di vivere anche mangiando solo scatolette, senza mai aprire il frigo.
E allora ecco che quando torni trovi 3 mele ammaccate, il latte scaduto e i cornflakes finiti, ma non ricomprati.
D’ altronde è così comodo fare la colazione al bar e gli aperitivi lunghi e rinforzati.
E la domanda sorge spontanea: ” Ma non è che noi donne, mamme, mogli, fidanzate e amanti ce la meniamo un pò troppo per accontentarli quando a questi basterebbe molto, ma molto meno?”
Verrebbe spontaneo obiettare visto che comunque questi chiedono sempre e in continuazione.
Solo che ora io ho capito perché: loro a chiedere ci provano sempre e noi ci caschiamo perché sotto sotto anche la donna più stronza fuori alla fine è geisha dentro.
Eh dai suuu ammettiamolo!
A noi donne ci piace attraversare la città in motorino con 40 gradi all’ombra per andare a comprare le briosc preferite del nostro amato o dei nostri amati (se vogliamo mettere di mezzo pure i figli).
A noi donne ci piace cucinare un bel polpettone di quelli buoni da mangiare anche freddi così per un paio di giorni loro sono a posto e possono stare lontano dalle scatolette.
A noi donne ci piace ricomprare la frutta fresca anche se sappiamo già che faranno marcire pure quella.
A noi donne piace renderli felici.
A noi donne piace riempire loro il frigo prima di ripartire lasciandoli di nuovo soli in città mentre noi portiamo la prole al mare.
Saranno i sensi di colpa?
Ma quali sensi di colpa: non so se starà meglio lui di giorno in ufficio con l’aria condizionata e la sera libero come un fringuello o io di giorno in spiaggia a fare castelli di sabbia con 40 gradi e zero vento e la sera svenuta a letto prima della fine del primo tempo del film delle 21.
La verità è che noi donne siamo state mandate sulla terra per occuparci di loro e per farli felici, è la nostra missione.
Ora vado a far partire l’ultima lavatrice e poi volo al mare, in treno.
Barbara Wonderwoman 
Frigo pronto per una settimana da "single"

Frigo riempito per il mio maritino e la sua settimana da “single”

 

Ma bastaaa

Meno di un mese fa ho scritto un post lamentandomi della giustizia in Italia e quando ho pubblicato il link del post su facebook mi è stato fatto notare che aormai da edanni in Italia ci sia un senso diffuso di una giustizia “ingiusta” e che questo non fa bene a nessuno.
Bene! Sono pronta ad essere di nuovo criticata perchè purtroppo oggi devo ripetermi.
Ho la netta sensazione che non ci sia più nessuno in grado di difendere e tutelare chi subisce e oggi sono più incazzata che mai (sorry, ma ogni tanto ci vuole!)
Premetto che tutti i tipi di violenza sono inammissibili e vanno puniti, ma la violenza sulle donne e sui bambini è secondo me il peggio del peggio.
Le donne e i bambini hanno ovviamente meno possibilità di difendersi e quindi fare del male a loro è davvero un gesto ignobile e da codardi e come tale andrebbe punito e invece…
E invece ecco che la corte costituzionale torna ad occuparsi dell’articolo 275 del codice di procedura penale che riguarda che misure cautelari e i criteri di applicazione e lo fa in relazione ad uno dei più brutti reati che degli esseri umani possano commettere: la violenza sessuale di gruppo!
La corte scrive “la più intensa lesione del bene della libertà sessuale non offre un fondamento giustificativo costituzionalmente valido al regime cautelare speciale previsto dalla norma censurata” e quindi il giudice può decidere di applicare altre misure diverse dal carcere.
Sarò ignorante, sarò all’antica, sarò una persona pessima e cattiva, ma io certi uomini li metterei in galera e gli taglierei pure il pisello.
E questi invece mi vengono a dire che non li mettono neanche dentro!?
Ma chi prende queste decisioni ha delle figlie femmine?
Cosa farebbero se qualcuno toccasse le loro figlie contro la loro volontà?
E se invece di toccarle facessero altro?
E se non fosse solo uno a farlo, ma un gruppetto di quattro ragazzi?
Perchè è proprio per un caso del genere che è scoppiato il delirio.
Il giudice aveva deciso per la prigione per uno dei 4 e per i domiciliari per gli altri 3, ma la Cassazione aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Riesame, ritenendo illogica la motivazione relativa all’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza nei confronti di uno degli indagati (e meno male).
Peccato che investito nuovamente delle questione, il giudice del Riesame ha riconfermato il tutto e si è rivolto alla Consulta che, con la sentenza 232 depositata un paio di giorni fa, ha bocciato l’art. 275 del codice di procedura penale perchè in relazione alla violenza sessuale di gruppo prevede la custodia cautelare in carcere e «non fa salva l’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure».
Io non ho davvero più parole per commentare.
Facendo così stanno sminuendo uno dei reati più indegni che esista.
Continuando così non fanno altro che trasmettere a certa gente che possono fare quello che vogliono perchè tanto non verranno puniti.
Girate pure ubriachi al volante!
Investite pure qualcuno che se ne va tranquillamente in giro sulla sua bici e scappate!
Chiamate gli amici e fatevi aiutare a vendicare l’ultima litigata con la vostra donna!
Ma sì, tanto siamo in Italia.
Ma bastaaa!
Sarebbe davvero giunto il momento di dire STOP a questo schifo.
Barbara

Quando i complimenti valgono di più delle punizioni

 
Quando si è in vacanza con i nostri figli le giornate sembrano più lunghe, molto più lunghe.
A volte si vivono momenti così diversi da loro che quando la sera si ripensa a quello che è successo nell’arco della giornata…sembra che dall’inizio di quell’altalena di emozioni sia trascorsa una settimana e non poco più di 12 ore.
Lui che si sveglia prima di te e ti tira giù dal letto? E via col primo giramento di maroni
La colazione pronta e lui che dopo la terza chiamata non arriva? E via col secondo giramento di maroni e con la prima urlata della giornata.
Lui che arriva in spiaggia e si insabbia prima ancora che tu possa spalmargli la crema protettiva? E risuona nell’etere la prima “righiata” di specie umana femminile.
Lui che anche se tu non ne puoi più di stare in acqua ed inizi ad avere freddo, non ne vuol sapere di uscire dal mare e di parcheggiare quella cavolo di tavoletta da surf almeno per la durata di un pranzo veloce? Ed ecco che scatta la seconda urlata della giornata.
Lui che non vuole più fare la sua prima lezione di tennis perchè dice che a tennis non ci sa giocare? E allora cerchi di spiegargli che è proprio per quello che si prendono le lezionioni e poi lo guardi e ti viene voglia di chiedergli se oggi ce l’ha con te o se è proprio strunz e basta, ma stai zitta e mandi giù.
tennisfotoPoi inizia la lezione, lo vedi che, tra un colpo a vuoto e l’altro, colpisce le sue prime palle, senti Federico, il maestro, che gli fa i complimenti quando lui colpisce, vedi che dopo quegli elogi lui si impegna, sempre di più.
Vedi che sorride felice e a quel punto capisci…
I bambini, specialmente negli anni della prima infanzia, vivono molto intensamente la relazione con i propri genitori e hanno un forte bisogno di sentirsi apprezzati ed amati.
Ecco perché dovremmo imparare a punire meno ed elogiare di più.
Tempo fa leggevo di un dibattito, aperto dal Wall Street Journal, in cui si diceva che più si elogiano i figli e più aumentano i comportamenti “buoni”.
Si diceva che gli elogi devono essere accompagnati anche da gesti fisici, come l’abbraccio, per stabilire o rinsaldare il rapporto tra genitori e figli.
In quel dibattito qualcuno sosteneva che le punizioni rendono aggressivi.
Sembra infatti che uno studio fatto su ragazzi con comportamenti violenti e conflittuali abbia rivelato che questi ragazzi da piccoli avevano spesso ricevuto sculacciate.
Gli stessi che sostenevano ciò, sostenevano anche che cercare di fare ragionare i ragazzi spiegando solo verbalmente le cose servisse poco come poco servono gli adulti sui pacchetti di sigarette.
Si sosteneva quindi che le punizioni servono, ma che non debbano essere né corporali né legate a divieti come non guardare la televisione o non giocare con il computer.
La punzione deve essere una cosa educativa che non deve mortificare, ma deve aiutare a crescere.
Se per esempio il bambino fa i capricci perchè non vuole mai aiutare in cucina, allora vada per un bel corso di cucina che appassioni il bambino.
Spesso certi capricci fatti e certi “no” detti, derivano da una speranza del bambino di potersi affrancare e crescere e quindi il dovere di noi genitori forse è proprio quello di cercare di capire cosa i nostri figli ci stanno chiedendo con il loro atteggiamento di sfida.
Quindi ok ai castighi, ma che siano intelligenti.
So bene che la reazione più spontanea a certi comportamenti e a certi capricci sono le sgridate, le urla e le eterne spiegazioni.
Sono mamma anche io e vi assicuro che mi arrabbio spesso e che quando succede a volte mi sentono anche i vicini, ma putroppo a volte insistere sui danni e sulle colpe suscita l’aumento della rabbia e dell’opposizione dei nostri figli.
Oggi ho avuto l’ennesima conferma che è molto meglio approvare i comportamenti corretti che stare sempre lì a criticare quelli sbagliati.
I notri figli hanno bisogno delle nostre approvazioni e dei nostri complimenti.
Non dico di non sgridarli più, per carità, ma magari ricordiamoci un pò più spesso di far notare loro anche quando sono stati bravi e facciamolo con dei begli abbracci.
Barbara

P.S.: è stata davvero un’emozione vederlo tirare le sue prime palline nello stesso campo in cui presi anche io e mie prime lezioni di tennis più di 30 anni fa…

Un bel bagno dopo la prima lezione di tennis

Un bel bagno dopo la prima lezione di tennis

 

Tanti abbracci utili e importanti

Tanti abbracci utili e importanti