Un capolavoro di arancino!

 
Era da prima dell’estate che nella mia agenda avevo attaccato un post-it con scritto “Arancini di riso, Ammucca, Via Vittor Pisani 14).
Sapete che io vivo con i post-it attaccati ovunque.
Ogni volta che mi capitava quel post-it davanti agli occhi mi dicevo “Oggi vado, oggi vado”, ma poi o mi dimenticavo o non facevo in tempo.
Ieri però… 
Ieri ci sono andata.
Porca paletta!
Appena arrivata davanti alla vetrina li ho visti e ho capito che sarebbero stati miei!!!
Quando vi dico che non riesco mai a far durare le mie diete per più di 12 ore è per questo motivo: sono golosa, “troppissimo” golosa.
Vi dico solo che ho comprato 5 arancini di riso dopo pranzo (sì, sì, avevo appena finito di mangiare con mia zia al “That’s vapore”) e quando sono arrivata a casa, nel sacchetto ce n’erano solo 4.
Bo?! Forse il sacchetto era bucato! 
Immaginatevi la faccia di quelli che al semaforo mi hanno beccata in pieno, con faccia goduriosa, mentre addentavo il mio maxi arancino.
Eh sì, perchè quegli arancini di riso sono giganti.
E immaginatevi la mia faccia quando mio marito se li è trovati sul tavolo, per cena, e mi ha chiesto se li avevo fatti io.
Ah Ah Ah, ok che pian pianino sto imparando a cucinare un pò di tutto e ok che gli arancini li ho fatti un paio di volte e mi sono pure venuti buonini, ma farli così perfetti, giganti, a punta e soprattutto così buoni… Non esageriamo, su dai.
E poi vogliamo parlare della puzza di fritto che sarebbe rimasta in casa avendo noi una sorta di open space dove salotto, sala da pranzo e cucina, sono un tutt’uno?
Quando friggi puoi consumare anche un’intera lampada Lambergè, ma non esci viva!
Vabbè, che dire ancora?
Vi dirò che oltre a  quelli classici al ragù con i piselli, fanno anche quelli con gli spinaci o con i funghi, e sono tutti da paura!
Grazie al “Re degli arancini” (qui sotto con me nella foto) e grazie a mio amico, Catanese doc, che mi ha suggerito questo fantastico posticino.
Purtroppo per le mie cosce…tornerò presto!
Barbara

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Qui Puglia: la dieta? Facciamo da ottobre dai!

È da due settimane che mi dico “domani inizio, domani inizio”, ma sta benedetta dieta ancora non l’ho iniziata.
Anzi, per la verità l’ho iniziata già 5 o 6 volte, ma non sono riuscita a farla durare più di mezza giornata.
Se qualcuno mi spiega perché io dovrei rinunciare al piacere più bello della vita SOLO per perdere quei 5 o 6 kg che dovrei perdere, allora giuro che mi metto a dieta, oggi!
(NB: oggi vado a giocare al lotto il 5 e 6 perché in poche righe mi sono già usciti due volte!!!)
Ne ho fatte di diete nella mia vita: proteica (ma non andavo più al bagno), “carboidratica”(la mia preferita, ma non dimagrivo, strano), solo frutta, solo verdure, solo minestroni, dieta a zona (mangiavo il primo a casa poi andavo a mangiare il secondo e il dolce al ristorante).
Anche quando riuscivo a perdere tanti Kg continuavo a non essere contenta perché tanto io le gambe grosse (che sono la parte di me che odio di più) le ho di costituzione e quindi dimagrendo diventavo tutta piatta sopra, mi si sciupava il visino (ino???) e le gambe restavano sempre grosse, meno grosse, ma sempre grosse.
Posso allora aver voglia di rinunciare a magnà se tanto alla fine so che, se non prendo un’accetta e taglio, il mio punto debole rimarrà sempre debole?
E poi scusate, ma siamo seri, per un attimo: secondo voi proprio mo’ che sto in Puglia posso anche solo mettermi a parlare di dieta?
Siamo arrivati ieri e dopo una sveglia alle 5 del mattino per prendere il volo delle 7.55 e dopo un’intera giornata tra cantiere e outlet vari a cercare gabinetti, docce, piastrelle etc, a cena mi sarei divorata uno stinco intero.
Una mia cara amica (carissima per i suggerimenti sempre azzeccatissimi) ci ha suggerito di andare a cena a Montalbano di Fasano alla Masseria Ottava Piccola, un posticino delizioso in una location del XVIII secolo.
Abbiamo cenato fuori coccolati dal simpaticissimo Silvestro e deliziosamente nutriti da sua mamma Maria che con la cucina e le materie prime della loro terra, ha un vero rapporto di amore.
Che dire?
A chi ci chiede perché abbiamo deciso di costruire casa qui, rispondo:”Venite a farci un giro e capirete!”
Barbara

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Ricordi di un’estate e ricettina facile facile: Tzatziky.

 
Le vacanze sono finite, ma i ricordi restano.
Restano i profumi, i colori, le arrabbiature e gli abbracci.
Restano i sorrisi, le sfumature dei mari esplorati e il sudore delle montagne scalate.
Restano i sapori.
Ci sono sapori che hanno senso solo nelle loro terre, ma ci sono sapori che possono essere rubati, che vanno rubati.
Quante volte all’aeroporto di Ibiza ho comprato una bottiglia di Hierbas e quante volte quella bottiglia è rimasta nella dispensa, per tutto l’inverno.
E lo stesso mi è successo con l’originale mirto, made in Sardegna.
Uno dei sapori di questa nostra estate è quello del Tzatziky.
Il Tzatziky è un piatto greco che abbiamo mangiato a Corfù, nell’unico giorno in cui Danny è voluto restare al kinder e mio marito ed io siamo scesi a terra, da soli.
Non c’è niente da fare, e niente da vergognarsi, nell’ammettere che, ogni tanto, un paio di ore senza i figli fanno bene!
Rendono la coppia più spensierata, più unita.
Quando ci sono i figli bisogna essere adulti, ma quando loro non ci sono…si torna ragazzi!
Quel Tzatziky aveva già un ottimo sapore, ma per me era perfetto perchè quel giorno eravamo da soli, lui ed io, a gustarci il nostro tete a tête, unico e prezioso in una vacanza in cui, nelle altre giornate, il nostro Danny…ha fatto la cozza!
Stamattina, nella mia prima mattina a Milano (siamo tornati ieri), mi sono svegliata con un’immensa voglia di quel sapore e pensa un pò che fortuna: avevo tutti gli ingredienti per farlo.
Attenzione, attenzione: mio marito, ieri, prima del nostro ritorno, ha fatto la spesa: incredibbbbbile! Il frigo è pienooo.
Stamattina ho preparato il Tzatziky poi mi sono sparata 8 km camminando veloce (mentre i maschi erano ai gonfiabili) e al mio ritorno, dopo una bella doccia, ci siamo seduti a tavola e ce lo siamo pappati.
Ottimo!
20130908-134619.jpgSe volete farlo anche voi andate a fare la SPESA e comprate ciò che vi manca di:
400 grammi di yogurt greco (io oggi a casa avevo 2 yogurt bianchi magri e ho usato quelli: niente male!)
1 cetriolo
cucchiai di olio 
3 rametti di aneto (oggi non lo ho usato perchè non lo avevo ed è venuto buono lo stesso)
sale (a piacere. QB non mi piace!)
spicchi di aglio (se oggi mi incontrate in giro, state alla larga!)
2 cucchiai di aceto bianco
e poi o crostini, o pan carrè da tostare o quello che più vi piace.
Io oggi ho usato il pane azzimo (sto iniziando il cammino verso la dieta)
Se avete tutto INIZIAMO:
grattugiate tutto i cetriolo (prima lavatelooo) col la grattugia grossa (si devono sentire i pezzettini) e poi strizzatelo bene (se avete tempo lasciate il tutto per un’oretta in un colino, così che perda l’acqua in eccesso)
Intanto tritate i vostri 4 spicchi d’aglio e magari pestateli in un mortaio o frullateli (più cremosi diventano e meglio è)
Mettete lo yogurt in una ciotola e mescolatelo con aglio e cetriolo poi unite olio e aceto.
Alla fine aggiungete un pò di sale e l’aneto, dopo averlo lavato e tritato.
Se vi avanza (a me non è avanzato nulla!) potete conservalo in frigo per un paio di giorni (direi 3 al  massimo) dopo aver ricoperto la superficie con uno strato di olio e la pellicola trasparente.
Besos
Barbara
corffoto
 
                                                                                     Una giornata soli soletti, a Corfù
 
 
 
 

Stasera finalmente…Hugo

 
Stiamo partendo per la montagna.
Danny ed io alle 16.00 prendiamo un bel “torpedone” (pullman) e ce ne andiamo a Cortina, nel nostro agriturismo preferito, dove ritroveremo le nostre amiche mucche e il mitico Ranieri.
Ci sono tante cose che amo di Cortina in estate : il fresco (soprattutto), il verde, le passeggiate a piedi e le scampagnate in bicicletta, quel tocco di mondanità che non guasta e i tramezzini dell’Enoteca.
Ce ne sarebbero tante altre, ma tralasciamo quella che potrebbe sembrare una lista della spesa e parliamo di cose serie, parliamo di Hugo.
Se penso a Cortina penso a Hugo.
Sono una donna fedele, allo spritz, ma quando vado in montagna lo tradisco con Hugo.
Non avrete mica pensato che stessi parlando di un uomo vero!?
Io sono davvero innamorata di mio marito.
L’Hugo, o Ugo, è un cocktail di origine bolzanina che si è diffuso in Trentino Alto Adige.
La ricetta prevede 3/10 di sciroppo di sambuco, 7/10 di vino spumante, spruzzo di seltz facoltativo (se si vuole ulteriormente alleggerirlo), uno spicchio di mela rossa o una buccia di limone (sempre facoltativi) e un paio di foglioline di menta.
In un capiente bicchiere di vino mettere 6/7 cubetti di ghiaccio, versare gli ingredienti, miscelare delicatamente e decorare.
E siccome in Cooperativa, il supermercato chic di Cortina, vendono un ottimo sciroppo di sambuco (non sempre facile da trovare) mi sa che me ne porterò un paio di bottiglie a Milano per allungare il più possibile questa dolce estate.
Ci sentiamo nei prossimi giorni così vi racconto se incontro qualche vipssss, come si vestono, e cosa combinano, ops!
Barbara

Che pizza!

“Che pizza” potrebbe sembrare una classica esclamazione e invece in questo caso è una pura constatazione.
Che pizza, che signora pizza!
Noi 3 siamo dei veri appassionati di pizza e gelato, due classici, e la pizza che ci siamo mangiati ieri sera è il non plus ultra dei classici: la margherita.
Sto parlando della Signora Margherita.
Eh sì, perché la famosa pizza non si chiama così per il fiore, ma in omaggio alla grande Regina d’Italia.
Nel giugno 1889 Raffaele Esposito, cioè Pietro il pizzaiuolo, fu invitato a Palazzo Reale con sua moglie Maria Giovanna Brandi e gli fu chiesto di confezionare per Sua Maestà, la Regina Margherita, una nuova pizza che da lei prese poi il nome.
Negli anni ’70, poiché che gli eredi di Maria Giovanna Brandi non intendevano proseguire l’attività, La pizzeria passò di proprietà al suo pizzaiolo Vincenzo Pagnani.
In una delle foto del collage qui sotto, sono con Paolo Pagnani.
Nella cornice che teniamo in mano Danny ed io c’è il documento originale del 1889 in cui il capo dei servizi di tavola della Casa Reale, ringraziava il pizzaiolo per la celeberrima pizza margherita confezionata per la Regina Margherita.
Che dire?
Una bella storia, ma sopratutto una pizza davvero ottima.
Se passate per Napoli fatevela ‘na pizza margherita da “Brandì” in via Chiaia.
Barbara

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Uno spuntino light?

 
Un paio di giorni fa ero in spiaggia e non ricordo su quale rivista (in capanna tra le mie e quelle delle amiche di mia mamma, ormai abbiamo una libreria) ho trovato un’incredibile notizia alla quale non volevo credere: i popcorn, nella snack parade internazionale, sono considerati uno dei piatti forti
I popcorn hanno poche calorie e sono anche ricchi di antiossidanti.
Wow
Nell’articolo che ho letto si diceva che i popcorn hanno un indice glicemico decisamente basso e che contengono molti antiossidanti e vitamine.
Ecco che allora chef e nutrizionisti hanno deciso di puntare su di loro mettendo in un angolo patatine e olive.
Ormai negli States e in Inghilterra si trovano popcorn di tutti i gusti, sia salati che dolci.
C’è anche uno chef molecolare che nella sua linea di popcorn ha inserito quelli al caramello salato e al curry.
Il classico pacchetto di popcorn da 100 grammi ha solo 350 calorie e contiene 10 grammi di proteine e solo 4 di grassi quindi non si può davvero parlare di cibo spazzatura, anzi.
Vi assicuro che 100 grammi sono tanti, pensate che sono riuscita a coprire quasi tutto il mio corpo per fare le foto che vedete in questo post!
Sono parecchio lunga e parecchio “non esile” quindi fidatevi: 100 grammi di popcorn sono davvero tanti.
Alla fine i popcorn altro non sono che chicchi di mais integrali che esplodono con la forza del calore e quindi se non si abbonda con sale e grassi vari, si possono consumare tranquillamente.
Sono ricchi di fibre, sali minerali, vitamine del gruppo B e contengono molti antiossidanti (concentrati nella parte giallo-arancione)
E quindi viva il popcorn, ma attenzione: non fate come me e non esagerate con la quantità.
Io ho un’attenuante: Danny boy oggi ha la febbre e il mal di pancia quindi niente spiaggia e allora, siccome sono un pò matta e a casa mi annoio, mi sono messa lo stesso in costume e ho fatto un bel bagno di popcorn, ops!
Barbara
RICETTA, non light, per POPCORN SALATI AL CARAMELLO: fate esplodere, a fuoco alto e con coperchio, 110 grammi di mais per popcorn in una grossa padella con olio di mais e intanto sciogliete in un tegame 50 gr di burro, 2oo gr di zucchero, 1 cucchiaino di sale e 60 grammi di miele.
Portate a ebollizione mescolando per 5/6 minuti fino a che il caramello sarà diventato color nocciola. Versate il caramello sui popcorn che avrete precedentemente messo in una ciotola dopo averla unta, e mescolate bene.
Distribuite i vostri popcorn su due teglie con carta forno separando tutti i pezzi uno dall’altro.
Aspettate circa 15 minuti perché si asciughi bene il caramello.
Se li volete piccanti potete aggiungere agli ingredienti, per fare il caramello, 1/2 cucchiaino di peperoncino e 1/2 di cannella.
Ecco cosa succede quando i bambini si ammalano e a casa ci si annoia.  Il fotografo è ovviamente Danny boy

Ecco cosa succede quando i bambini si ammalano e a casa ci si annoia.
Il fotografo è ovviamente Danny boy

 

Oggi parliamo di Spritz, ma di quello vero

Un paio di settimane fa sono andata al Chioschetto alle Zattere (a Venezia) e ho raggiunto un paio di amici per l’aperitivo.
Appena arrivata ho notato sul tavolo 3 invitanti bicchieroni pieni di apparente vino bianco e ghiaccio.
Non so se per me, che non amo l’alcol, fosse più invitante il vino o il ghiaccio, ma alla fine ho chiesto ai miei amici cosa stessero bevendo e Giuseppe, per gli amici Jason, mi hanno risposto “Spritz”.
“Ma come Spritz? Lo Spritz è arancione!”
Ed ecco che all’improvviso mi sono ritrovata 6 occhi tutti puntati su di me.
Ops, mi sa che ne avevo detta un’altra delle mie.
sprtizbiancoaitavolifoto“Lo Spritz è bianco Barbara, il vero spritz è sempre stato bianco. Quello che ora va tanto di moda e che ormai bevono in tutta Italia, è uno spritz macchiato.”
Ah benon, questa mi mancava, e sono anche Veneziana, che vergogna!
Ovviamente mi sono fatta raccontare la storia dello spritz e non contenta, quando sono tornata a casa, mi sono anche documentata su internet.
Cavolo, non mi avevano fatto uno scherzo, era tutto vero!
Per conoscere le probabili origini dello Spritz bisogna fare un lungo salto indietro fino all’800, ai tempi in cui nel Veneto c’era la dominazione Austriaca.
I soldati, ma anche i vari commercianti, diplomatici e lavoratori dell’impero Asburgico, presero presto l’abitudine di frequentare le nostre piccole osterie disseminate in tutto il Triveneto.
Il problema è che questi erano abituati ai loro vini a bassa gradazione e struttura e quindi la complessità e la grande varietà dei vini veneti per loro era difficile da mandar giù (in tutti i sensi).
Iniziarono a chiedere agli osti locali di spruzzare un po’ di acqua all’interno dei vini (spritzen, in tedesco) per renderli più leggeri.
Lo Spritz originale era rigorosamente composto da vino bianco frizzante, o da vino rosso, diluiti con acqua fresca.
Ho poi scoperto, parlando con qualche nonno, che al bancone del bar si chiedeva uno Spritz quando si voleva vino ed acqua, o uno Spritz macchiato se si voleva una piccola correzione di Bitter.
Quando nei primi anni del 1900 iniziarono a diffondersi i sifoni per l’Acqua di Seltz (un’acqua molto gassata) che arrivava dalla città di Selters, una località tedesca da cui proviene un’acqua minerale ricca di anidride carbonica, diventò possibile rendere frizzante anche uno Spritz fatto con vino fermo.
Questa evoluzione avvicinò allo Spritz nuove tipologie di clientela, come le nobildonne austriache, che potevano finalmente permettersi una bevanda leggera come grado alcolico, ma con un tocco di glamour per come veniva preparata.
Quello è stato solo uno dei primi tocchi creativi che ha portato lo Spritz alle ricette attuali.
Oggi infatti si trovano diversi tipi di Spritz: a Trieste e Udine lo si serve ancora “liscio”, in Veneto è rigorosamente a base di Prosecco mixato a Bitter Campari o Aperol, a Venezia lo si trova assieme al Select, a Padova talvolta con il Cynar, in Trentino si serve assieme al Ferrari ed in Alto Adige si serve secondo la tradizione austriaca “liscio”, ma quando è corretto con Bitter o altro lo si chiama Veneziano.
L’origine della parola Spritz è quindi di origine Austriaca, ma l’abitudine di mescolare al vino un po’ d’acqua per renderla una bevanda leggera ed estiva è un’usanza tipicamente nostra già da molto prima dell’arrivo degli austriaci in Veneto.
C’è chi fa risalire quest’usanza al medioevo, chi all’epoca romana, chi addirittura la fa iniziare con la nascita del vino nelle popolazioni paleovenete.
Una storia molto interessante da raccontare riguarda l’Arsenale di Venezia.
La Serenissima aveva particolare cura dei suoi operai navali, gli arsenalotti: a loro era riservato un trattamento economico di favore, garanzie di sostentamento in caso di malattia, erano nominati guardiani nelle sedute del Maggior Consiglio all’interno della Loggetta progettata per loro da Sansovino ed erano i vogatori del Bucintoro (la barca di rappresentanza dei Dogi) nelle manifestazioni ufficiali.
A loro inoltre era riservato un trattamento speciale quotidiano che oggi possiamo definire “merenda”.
A metà pomeriggio vi era per loro una piccola pausa in cui venivano serviti pane e vino rosso per ritemprare gli operai dalle fatiche del lavoro, mentre con la calura dei mesi estivi il tutto era sostituito da gallette ed una bevanda a base di vino allungata con un po’ d’acqua fresca di pozzo.
Una sorta di Spritz, servito però 500 anni prima dell’avvento degli austriaci nel nostro territorio.
Quindi da oggi in poi chiedete uno “spritz macchiato” e se il barista vi guarda strano, raccontategli questa storia.
Barbara
PS: dimenticavo! Tra le varie tipologie di Spritz ho da poco introdotto il “Junior Spritz” per il mio Danny boy ossia crodino, acqua gassata o seltz e una spruzzatina di limone
Spritz "macchiato"

Spritz “macchiato”

Danny Boy con il suo "Junior spritz" e un crostino con baccalà mantecato.

Danny Boy con il suo “Junior Spritz” e un crostino con baccalà mantecato.

Il mio primo vero spritz

Il mio primo vero Spritz

Sapori di Puglia in Buenosaires

 
Ieri sembravo una trottola.
Avete presente quando siete gia in vacanza e ad un certo punto dovete tornare in citta per paio di giorni e in 48 ore vi ritrovate a fare tutto quello che normalmente fate in una settimana?
Spesa, cucinare, un salto alla Vodafone (quei “salti” lunghi alla Powell) , un salto alla Wind, mani, piedi, capelli (almeno un impacco anti paglia), un appuntamento di lavoro, il dentista, il commercialista, la banca…
Aiuto, altro che post-it per ricordarsi tutto, qui ci vorrebbe un clone! 
E poi che caldo, ma che caldo, ma quanto caldo.
E un pò come facevano Gaspare e Zuzzurro quando partivano da una parola per arrivarne a un’altra, mentre pensavo al caldo ho pensato alla voglia di fare un bagno, mentre pensavo alla voglia di fare un bagno pensavo ad una spiaggia, mentre pensavo ad una spiaggia pensavo alla Puglia, mentre pensavo alla Puglia pensavo alla voglia dei sapori della Puglia e mentre pensavo ai sapori dlela Puglia…mi sono apparse loro,  le bombette! 
Bombette, bombette, bombette!
Sarà stata la barretta ingurgitata in motorino perchè non avevo tempo di pranzare, sarà stata la voglia di mare, ma io DOVEVO avere delle bombette!
Che voglia pazza di bombette, ma ero a Milano e a Milano non ci sono le macellerie di Cisternino.
Ed ecco che facebook è arrivato in mio aiuto: all’improvviso mi sono ricordata che la mia amica Sara, quando avevo scritto la ricetta per fare le bombette, aveva postato la foto di questa macelleria di Milano che vende le bombette e visto che ero in zona…
Giorgio Pellegrini è di Milano, ma sua moglie è di Bisceglie quindi una pugliese doc.
La “Macelleria Pellegrini” è sempre stata famosa per la sua carne di cavallo che, guardacaso, si consuma molto in Puglia quindi sono tanti i loro clienti pugliesi ormai trapiantati a Milano.
Era tempo che sia sua moglie che i suoi clienti, gli suggerivano di fare come le famose macellerie di Cisternino e quindi di cucinare sul posto la carne, ma non si poteva.
Il menù di un giovedì e il forno per cucinare in diretta in macelleria
Il menù di un giovedì e il forno per cucinare in diretta in macelleria
4 anni fa, però, il Comune di Milano ha dato ok per la somministrazione non assistita ossia senza il servizio al tavolo.  
Visto che loro di tavoli non ne hanno (se non quello in cucina dove infatti organizzano a porte chiuse poche, ma fantastiche cene per 8/10 persone) hanno iniziato a fare il pranzo in piedi tutti i giovedì.
9/11 euro a testa per un piatto di carne a scelta, più verdure, focaccia, pane, acqua , un mezzo bicchiere di vino, frutta , dolce e la loro simpatia, che vi assicuro che non è poca cosa.
Bravi, davvero bravi.
Per merito vostro ora so dove trovare le mie amate bombette e qualcosa mi dice che non mi fermerò alle bombette che ieri mi hanno preparato al momento.
So già che presto tornerò da loro per provare anche la loro mitica carne frollata nel sale e la tartare di cavallo che mi guardava da dietro al vetro del loro lungo bancone.
Se poi mi ci metteranno sopra anche l’uovo fritto che mi hanno fatto vedere ieri in una foto…allora mi avranno conquistata, per sempre.
Barbara
Le mitiche bombette della Macelleria Pellegrini
Le mitiche bombette della Macelleria Pellegrini
Giorgio Pellegrini e Blogger Barbs davanti al frigo della carne frollata con il sale

Giorgio Pellegrini e blogger Barbs, davanti al frigo della carne frollata con il sale

Pane e salsiccia in versione chic!

 
Oggi vi do una ricettina povera, ma very chic.
Ovviamente non è proprio dietetica, ma è taaanto bbbona.
Siamo in stagione di grigliate e cosa succede mentre gli addetti alla griglia sono concentrati sulla carne?
Che gli ospiti che aspettano la carne hanno fame e allora di solito si fanno le bruschette con pane, aglio, olio e pomodori.
Bene, io oggi vi do una soluzione nuova, nuovissima, con cui farete u
Una cosina buona buona che potete fare, come ho fatto io ieri sera, anche senza la grigliata, ma come antipasto a tavola.
Pane e salsiccia in versione chic!
Iniziamo come sempre dalla LISTA DELLA SPESA che questa volta sarà facilissima:
un bel filone di pane (o 2, dipende da quanti siete)
salsiccia (quella che vi piace di più, basta che si possa facilmente spellare da cruda 
Se avete tutto INIZIAMO:
Prendete il vostro filone di pane e togliete tutta la mollica
Spelate le vostre salsicce e infilatele dentro il filone di pane pressandole bene.
Ecco 4 fette ancora da cuocere e 4 già cotte!

Ecco 4 fette ancora da cuocere e 4 già cotte!

A quel punto scaldate bene una padella antiaderente (se c’è qualcuno che griglia,  va benissimo la griglia), e tagliate il vostro

filone di pane a fettine di circa 2/3 cm.
Mettete le vostre fettine sulla padella (senza 0lio senza nulla tanto basta il grasso della salsiccia che impregnerà il pane) e cuocete fino a che vedrete il pane abbrustolito e la salsiccia cotta (se la padella è bella cada, bastano un paio di minuti per parte)
A quel punto dovete solo mettere le fettine sui piatti e, se non volete ustionarvi la lingua, aspettare un attimo prima di addentarle!
Ieri sera mio marito e mio figlio mi hanno fatto i complimenti!
Wow, per così poco…
Barbara
Pane e salsicca in versione chic. Olè

Pane e salsicca in versione chic. Olè

 

Ricetta “turbo” per Gazpacho

 
Oggi vi do un ricettina super facile e super rapida.
Si tratta del Gazpacho, una zuppa fredda che nasce nel sud della Spagna.
I contadini se lo portavano bello fresco sui campi bollenti e a volte ci mettevano dentro anche dei cubetti di ghiaccio.
Si tratta di un piatto tutto a base di verdure e quindi alimenti ricchi di acqua indicati per le giornate calde.
Il Gazpacho si può fare e servire in diversi modi: come cocktail o come zuppa accompagnata da cubetti di cipolla, pane tostato, uovo sodo, cetrioli e pomodori.
Io oggi vi darò la ricetta più light ossia senza mollica di pane, senza crostini e senza uova, ma alla fine vi spiegherò al volo anche la versione No light.
Iniziamo come sempre dagli INGREDIENTI x 4 persone
1 peperone verde e 1 peperone rosso (io ne uso uno giallo e uno verde. I rossi li digerisco meno)
1 cetriolo da circa 200 grammi
100 ml di aceto bianco
50 ml di olio extra vergine di oliva
1 cipolla rossa (io l’ho usata bianca)
1 spicchio di aglio
600 gr di pomodori ramati
sale e pepe q.b. (per anni ho odiato leggere le ricette con scritto “Quanto Basta” e ora mi vendico! Ahahahah)
100 grammi di pane raffermo di cui userete crosta per crostini e mollica per gazpacho (per versione No light)
Se avete tutto INIZIAMO:
Tagliate i peperoni a listarelle eliminando i semi, tagliate pomodori a dadoni (io i semi non li tolgo), cetriolo a rondelle e cipolla come capita (tanto dovete frullare tutto quindi non diventate matti a tagliare), spellate un piccolo spicchio di aglio, tagliatelo in due e togliete l’anima.
Frullate tutto assieme aggiungendo aceto, olio e sale e pepe quanto basta (noi abbiamo il Bimby e frulliamo tutto a velocità “turbo” per 30 secondi) 
Se vi da fastidio la possibilità di trovarci dentro qualche micro pezzettino di pelle o due semini ( a me piace) allora prima di servirlo passatelo al setaccio.
gazpachosalsafotoSe vi piace il piccante (a me no e a mio marito…ovviamente sì) allora potete aggiungere del peperoncino o una goccia qualche salsa piccante tipo quella della foto che mio marito si è portato a casa dopo l’ultimo viaggio di lavoro in America. Aiuto!!!
Ricetta NO light: quella che vi ho appena dato è la versione light che facciamo noi, ma se volete fare quella “No light” allora l’aceto non lo frullate con gli altri ingredienti, ma usatelo con un pò di acqua per marinare la mollica di pane che poi frullerete con tutto il resto.
La crosta del pane la tagliate a dadini che metterete nel forno a 200 gradi per 5 minuti spruzzandoli prima con un pò di olio, per ottenere i vostri crostini.
Gli stessi ingredienti che usate frullati potete anche (comprandone in più) tagliarli a dadini e metterli in alcune ciotoline aggiungendo i crostini e anche due uova sode tagliate a pezzetti (ogni alimento in una ciotolina diversa), da servire accanto al vostro Gazpacho così uno può scegliere ciò che più gli piace di più a aggiungerlo alla sua zuppa fredda.
Olè
Barbara