Thank you coach :)

Chi mi conosce sa che sono una che ama sperimentare.

Chi mi conosce sa che sono una che si mette sempre in discussione, di continuo, a volte sin troppo.

Senza parole

Il camion che vedete nella foto qui sopra è un classico camion che consegna gelati

Il camion che vedete qui sotto è il camion che ha portato morte, disperazione, dolore…

Un compleanno crepato :)

 

Che io sia una passionale, nel bene e nel male, non l’ho mai nascosto.

Sono capace di commuovermi per una pubblicità, ma anche di incazzarmi parecchio per piccole cose (scusate la parolaccia, ma per rendere l’idea non potevo che usare questo termine).

In gita al frantoio, e fuori di me…

Che strano titolo eh ?!

Ebbene sì: strane scrittrici possono solo che generare strani titoli, e a volte anche strani articoli 🙂

Se non vi eravate ancora accorti che sono una personcina strana…ora lo sapete!

Io sono una passionale, nel bene, e nel male.

Poco INSIDE e molto OUT

 

Adesso mi prenderò la mia bella dose di fischi, ma, se devo proprio essere sincera, a me questo “Inside out” non è che sia piaciuto proprio tanto tanto!

Dal cestino della rabbia alle inutili punizioni, passando per un bell’urlo!

 

Se capovolgete la scritta mamma, in inglese, leggerete “wow”.

Eh sì, perché fare la mamma è davvero how!

Fare la mamma è emozionante!

Fare la mamma è gratificante!

Fare la mamma vuol dire avere la scusa per tornare bambini, e risalire sulle tue giostre preferite senza mai sentirsi troppo vecchie per farlo.

Fare la mamma vuol dire avere la certezza che finalmente qualcuno ti amerà per quello che sei, e per sempre.

Perché i figli ti amano anche quando li sgridi, anche quando li metti in punizione.

Fare la mamma è wow, ma fare la mamma è anche il mestiere più difficile del mondo!

Il problema di quando fai un mestiere complicato, come quello della mamma, è che devi stare al passo con i tempi, e con le nuove scoperte.

Se non ti informi rischi di rimanere indietro, e, se ti va male, rischi anche di fare dei danni, grossi.

Pensate a cosa succederebbe se un falegname dei giorni nostri continuasse a lavorare il legno con la vecchia pialla: otterrebbe un risultato inferiore, e perderebbe tanti soldi.

Con i bambini, a meno che non si parli di Pinocchio, la cosa è sicuramente diversa, ma non fidatevi sempre dell’intuito da mamme, perché sto scoprendo che le cose sono ben diverse da quello che sembrano.

Ho appena finito di leggere un bellissimo libro intitolato “Urlare non serve a nulla”, scritto da Daniele Novara.

Non avrei potuto non comprare un libro con un titolo del genere.

Trovatemi una mamma che non urla mai!

Trovatemi una mamma che appena finito di urlare non si faccia prendere dai sensi di colpa!

Beh! Io urlo spesso, e subito dopo vengo colta dai crampi di colpa, altro che sensi.

Ho letto quel libro tutto d’un fiato, e ci ho trovato un sacco di cose interessanti: intanto ho capito che davvero urlare non serve a nulla, e poi ho scoperto che anche le punizioni non servono a nulla.

Avete mai sentito parlare del cestino della rabbia?

Andiamo con ordine che l’è megl

1) URLARE

Sembra che le urla e le minacce punitive minino il senso di fiducia e contribuiscano a rafforzare, nei bambini, comportamenti  problematici.

Di solito non è il genitore violento che urla, ma, al contrario, il genitore che vorrebbe essere “morbido”.

Quando il figlio non fa quello che il genitore vorrebbe, allora ecco nascere un conflitto che, quasi sempre, sfocia nelle urla, a volte quasi senza accorgersene.

Il genitore che urla altro non fa che dimostrare la sua debolezza.

Invece di urlare sarebbe più utile chiarire bene quali sono le regole, e farle rispettare.

Ovviamente ho cercato di semplificare l’argomento come potevo, ma ovviamente non finisce qui.

Il libro ti offre delle alternative comportamentali da usare al posto delle urla, e vi assicuro che ci sto provando, e funziona.

Devo ammettere che già solo leggendo che il genitore che urla mostra al figlio la sua debolezza, qualcosa in me è cambiato: “Debole io?!?

Adesso glielo faccio vedere io a Danny che io non sono debole!”

Ed è stato a quel punto che ho iniziato a dirgli le cose a bassa voce, guardandolo seria seria e dritto dritto negli occhi, e lui ha capito.

2) LE PUNIZIONI

Quante volte avrò detto a Danny: “O fai i compiti o ti tolgo l’ipad per 2 giorni!” ???
Boh, avrò perso il conto.

E dopo averlo lasciato senza ipad per 2 giorni, secondo voi la volta dopo ha fatto i compiti senza fare storie? Ma quando mai!

Quando ti ritrovi con la pancia inizi a chiederti che tipo di mamma sarai, e, soprattutto, se sarai in grado di essere una buona mamma.

E allora la tua memoria va indietro, ti ricordi di cosa succedeva quando eri tu la figlia, e ti dici che forse basterà rifare quello che hanno fatto con te…

Ma ne sono passati di anni, e forse con gli anni anche qualche sbaglio.

Oggi privare un bambino dell’uso dei giochi elettronici per 48 ore non dovrebbe essere una punizione, ma un gesto educativo.

Oggi costringere un figlio ad apparecchiare la tavola perché ha preso una nota a scuola non dovrebbe essere una punzione, ma una cosa buona e giusta.

Se un bambino fa qualcosa di sbagliato forse vale più la pena rispiegargli le regole, per essere sicuro che le abbia capite bene.

Spesso noi genitori non siamo molto chiari, ed è normale che i bambini entrino in confusione.

Come quando li portiamo al parco e urliamo loro “Corri, ma non sudare!

Come si fa a correre senza sudare?!?!?

Se i nostri figli la mattina non vogliono vestirsi da soli perché si perdono nel loro armadio, invece di sgridarli, o metterli in punizione, provate a preparare assieme a loro i vestiti la sera, prima di andare a dormire, e la mattina fate una gara per vedere chi si veste prima!

E se qualcuno finisse lo stesso per arrabbiarsi?

3) CESTINO DELLA RABBIA

Ecco un’altra cosa molto intelligente che ho imparato leggendo il libro di cui vi parlavo prima.

Si prende la confezione di un panettone, un cestino, o una grande scatola, la si da al figlio e gli si chiede, innanzitutto, di personalizzarla con scritte, adesivi etc etc

E poi? E poi gli si spiega che quello, da oggi in poi, sarà il cestino della rabbia.

A volte, anche a scuola, succede qualcosa che fa arrabbiare i nostri figli, ma magari per vergogna, o per semplice dimenticanza, alla cosa non viene data la giusta importanza, e rimane lì, nei ricordi che non svaniscono.

Da oggi in poi in quel cestino finiranno tutte le cose che li fanno arrabbiare!

Un compagno li ha presi in giro perché durante la lezione di coro, secondo qualcuno, lui non cantava abbastanza forte?!

Lo scriviamo su un foglietto, accartocciamo il foglietto e lo buttiamo nel cestino.

C’è un gioco che non ci riesce mai e ci fa arrabbiare? E anche il gioco finisce nel cestino.

E il cestino rimane lì, senza essere svuotato, per dare modo ai bambini di recuperare quello che un giorno non li farà più arrabbiare.

Bello questo libro!

Bello scoprire che anche nel mestiere della mamma c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare.

Adesso la mia domanda è: secondo voi il cestino della rabbia potrebbe funzionare anche per noi grandi?

E, se la risposta è “sì”, sapete dirmi dove posso trovare un cestino abbastanza grande da poter contenere mio marito?!

Ahahahahahahahhahahahahha

Besos

Barbara

 

Indignata è dir poco

 
Era da mesi che aspettavo di vedere questo film e ora ci metterò mesi, forse, per smaltire la rabbia che provo.
Avrei voluto scrivere appena uscita dal cinema, ieri sera, ma ho preferito aspettare, per evitare di esagerare e di dire cose di cui poi mi sarei pentita.
Quando si sono accese le luci in sala, ero arrabbiata, molto arrabbiata.
Il mio viso era rigato da inevitabili rivoli di lacrime, e la mia mascella era rigida, molto rigida.
Penso che se avessi incontrato una suora, fuori dal cinema, non l’avrei guardata con dolcezza.
Sono stata battezzata, ho fatto la comunione e la cresima, ma in Chiesa  ci entro solo per matrimoni, funerali e battesimi (ne ho uno giusto oggi, di battesimo)
Ma non sono qui per spiegare in cosa io creda o meno, anche se una cosa la voglio dire: mi piace molto il nostro nuovo Papa.
Trovo che Papa Francesco sia molto umano, e il suo sorriso mi riempie il cuore.
Ma ora torniamo al vero motivo di questo post.
Sono qui per dire che se davvero la storia narrata nel film “Philomena” è una storia vera, allora io sono veramente incazzata.
Scusate, ma non trovo termine migliore e più discreto.
Come si fa a lasciare in un convento la propria figlia incinta?
Come si fa a far partorire una donna nel dolore e nel pericolo, per punirla del suo “peccato”?
Come si fa a sottrarre un figlio alla propria madre, e a venderlo?
Ma, soprattutto, come si fa a non combattere con le unghie per ritrovare quel figlio tanto amato?
Vedere una madre affacciata alla finestra mentre urla a squarciagola il nome del proprio bambino di tre anni, perché glielo stanno portando via, è stata per me davvero dura.
Sono una mamma e sarei pronta ad uccidere se qualcuno cercasse di portarmi via mio figlio.
E se invece mi succedesse davvero una cosa del genere?
Non mi darei pace e lo cercherei ovunque, dal giorno della scomparsa all’ultimo giorno della mia vita, e
sono sicura che riuscirei a trovarlo.
E invece?
E invece la madre del film, e della storia vera che il film ha raccontato, ha fatto qualche vano tentativo e poi si è arresa, per 50 anni.
Quando in lei è tornato il desiderio di rivedere quel figlio perduto e ha incontrato un uomo che si è davvero impegnato ed è infatti riuscito nel suo intento, la donna ha scoperto un’amara verità.
Se non sapessi che il film è tratto da una storia vera non sarei così arrabbiata, ma siccome lo è…
Sono arrabbiata con i genitori che hanno abbandonato una figlia perché aveva “peccato”.
Sono arrabbiata con una madre che si è arresa, troppo presto.
Sono arrabbiata con quelle che dicono di amare Dio, e a lui decidono di dedicare tutta la loro vita, e poi impediscono ad un figlio di rivedere la propria madre, per l’ultima volta.
Sono arrabbiata con Suor Ildegarda che è arrivata ad odiare una donna solo perché quella donna aveva scelto il “peccato”, lo stesso “peccato” a cui lei invece aveva deciso di rinunciare.
Fischiate pure, ma io continuerò a pensare che l’invidia è una brutta bestia, sempre e ovunque.
Lo so che “Philomena” è solo un film, ma è anche la storia di vita vera.
Purtroppo certe cose sono successe e succederanno ancora, e io non riesco ad accettarlo.
Se un giorno mio figlio dovesse sbagliare, fino a che ci sarò, cercherò di stargli ancora più vicino,  per superare con lui tutti gli ostacoli che la vita gli metterà davanti.
Se un giorno mio figlio sbaglierà, mi ricorderò di quando sbagliavo io, lo sgriderò e cercherò di insegnargli che tutti possono sbagliare e cadere, ma che tutti devono rialzarsi, a testa alta.
Quando ami qualcuno devi essere pronta a stargli più vicino nei momenti difficili che in quelli facili.
E a volte bisognerà imparare a farlo anche in silenzio.
“Philomena” è un film duro, vero, ma bellissimo, e Judi Dench (con me nella foto, hihi) è fantastica, come sempre.
Barbara
PS : la foto l’ho fatta prima del film. Dopo non sorridevo più!

 Suor Ildegarda

Suor Ildegarda e il mio ginocchio, al cinema

Oggi mi levo un peso

 
Domenica ero al lago da amici e mentre mi godevo un po’ di meritato relax, decido di tirare fuori il mio ipad dalla borsa e di leggere il Corriere on line.
Ed eccola lì: una notizia a dir poco agghiacciante.
Non scenderò nei dettagli perché sono davvero tosti e probabilmente li avete già letti o sentiti.
Un giovane arbitro in Brasile espelle un giocatore per un brutto fallo e il giocatore si vendica dandogli un forte calcio sugli stinchi.
A quel punto l’arbitro, che aveva appena perso la madre ed evidentemente non era proprio in sè (non lo sto giustificando, sto solo spiegando i fatti), prende una roncola nella sua borsa e colpisce due volte il petto del calciatore.
(La roncola è un’arma che in Brasile molti si portando dietro per rompere rami per farsi strada e per ammazzare serpenti)
Portato il calciatore in paese in cerca di un medico mentre al campo di calcio la gente si avventa sull’arbitro.
L’arbitro viene legato ad un palo in attesa che arrivi la polizia, ma la polizia dopo un’ora non è ancora arrivata.
La gente a quel punto decide di farsi giustizia da sola e uccide l’arbitro con una cattiveria assurda.
Quello che è successo è pazzesco e solo a ripensarci mi fa venire mal di stomaco
C’era un gruppo di gente molto arrabbiata che quell’arbitro lo avrebbe ucciso subito, ma avevano vinto i moderati convincendo tutti ad aspettare che fosse la polizia a fare giustizia.
Ma la polizia non arriva e la giustizia se la fanno da soli.
So che ora ci vado giù pesante, ma dopo quello che sta succedendo in Italia negli ultimi anni…un po’ li capisco.
Magari non capisco il modo in cui lo hanno fatto, ma li capisco.
Cosa farei se fossi la madre di quel motociclista investito e ucciso da un pirata della strada, poi scappato a piedi, e sapessi che l’assassino di mio figlio dopo 45 giorni sarà già libero di tornare a casa?
Cosa farei se fossi la mamma di Tommaso Onofri (e quindi anche la moglie dell’uomo morto di crepacuore), il bambino di 18 mesi ucciso 7 anni fa dal suo rapitore, e sapessi che dopo soli 7 anni di carcere, il suo assassino forse inizierà a fare il giardiniere e forse gli daranno presto il permesso dei lavori esterni?
Cosa farei se fossi la mamma della fidanzata di Jucker da lui uccisa con 22 coltellate e sapessi che invece dell’ergastolo o dei 30 anni, si farà solo 11 anni di galera e tornerà libero?
Cosa farei se fossi la mamma di una delle tre vittime del killer col piccone e sapessi che quel pazzo era libero di circolare nonostante una fedina penale sporca e più lunga di un chilometro e a meno di 2 mesi dall’ultima tragedia, sarà di nuovo fuori?
Non so cosa farei.
So solo che la giustizia in questo paese inizia a farmi davvero schifo.
Sono parole pesanti lo so, ma sono veramente arrabbiata e per togliermi un pò di questo peso che ho dentro, devo dire quello che penso!
Quelli di cui ho appena parlato sono solo alcuni esempi e purtroppo ce ne sono altri, tanti altri.
In prigione ora c’è uno come Corona, che non è un santo, ma neanche un assassino, e vorrebbero metterci per 7 anni uno che è andato a letto con una minorenne che gliela ha servita su un piatto d’argento.
A casa sua, invece, c’è un irresponsabile come Schettino, uno che ha dato 22 coltellate alla sua fidanzata e uno che ha investito un cinquantenne in moto ed è scappato.
Scusate, ma ne ho davvero le scatole piene.
Processi eterni, riti abbreviati e patteggiamenti assurdi sono ormai all’ordine del giorno.
E poi ci lamentiamo se tutti i delinquenti del mondo vengono a cercare rifugio in Italia?!
E te credo.
Barbara

“Non fare lo struzzo”- Lesson number 3: la rabbia, che brutta “bestia”.

Oggi c’è il sole quindi ho deciso di parlarvi di rabbia.

Potrebbe sembrare una strana associazione e invece non lo è: se riesci a cacciare la rabbia che hai dentro…ci sarà più spazio per il sole!

Ormai avrete capito che sono una curiosa e un’entusiasta.

Mi piace provare cose nuove, sperimentare: diete più o meno drastiche, il digiuno con il sondino, l’ipnosi… il matrimonio (Ahaha). Ne ho provate tante!

Lunedì sono andata da Steve, lo psicologo coach con cui ho fatto il corso “L’esperienza” nel 2010 e con cui ogni tanto mi piace confrontarmi.

Abbiamo fatto la prima seduta di EMDR: Eyes Movement Desensibilization and Reprogrammation.

Si tratta di una nuova tecnica che utilizza il movimento oculare e altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra. L’efficacia dell‘EMDR è stata dimostrata in tutti i tipi di trauma, sia per il Disturbo Post Traumatico da Stress che per  traumi di minore entità.

Devo fare ancora 2 sedute per finire il ciclo e poi vi dirò bene come è andata anche se, già dopo la prima seduta, posso dirvi che con me ha funzionato, e parecchio.

Sia chiaro che io in questo blog dico sempre e solo la verità.

Non mi sentirete mai dire che una cosa è bella o funziona perchè qualcuno mi paga o mi da qualcosa in cambio per dirlo. Le mie sedute da Steve me le pago come sempre e poi io…non sono programmata per mentire!

Se intanto volete sapere qualcosa di più dell’EMDR potete andare sul sito http://www.emdritalia.it

Prima di affrontare una seduta di EMDR bisogna individuare bene il problema che si vorrebbe risolvere e concentrarsi solo su quello.

Di problemi ne avrei tanti, dalla mia permalosità acuta ai miei attacchi di fame post cena (perchè durante il giorno sono bravissima, ma la sera…).

Diciamo che ho deciso di concentrarmi sul peggiore: la rabbia.

Ho accumulato troppa rabbia e non mi piacevano più certi miei atteggiamenti in cui tentavo di sfogarla prendendomela con le persone sbagliate o magari con quelle giuste e per giusti motivi, ma con toni decisamente esagerati.

Mio figlio rovesciava il latte o faceva uno stupido capriccio perchè per esempio non voleva lavarsi i denti da solo? E io ogni tanto mi ritrovavo ad urlargli dietro come se avesse fatto chissà che cosa.

Mio marito si dimenticava per l’ennesima volta di comprare le casse dell’acqua o mi avvertiva all’ultimo momento che non faceva in tempo a tornare per cena quando avevo già preparato tutto? E io via con il broncio per tutta la sera.

Che i figli ogni tanto ti tirino matta è vero, che i mariti passino più tempo a criticare le mogli su qualsiasi cosa piuttosto che a ricordarsi il poco che dovrebbero fare loro, anche. Ma che io tutte le volte me la debba prendere così…anche nooo!

Bisognerebbe imparare a farsi scivolare le cose addosso, bisognerebbe imparare a fregarsene un pò di più e ad andare a capo invece che restare sempre li con sti puntini di sospensione…

Eh sì. Il futuro va costruito partendo dal presente e non dal passato quindi se in passato abbiamo vissuto delle esperienze che ci hanno segnato…a maggior ragione dovremmo fare in modo che ciò non si ripercuota, oggi o domani, su chi amiamo.

Sbagliando si dovrebbe imparare no?! E non rifare gli stessi errori di chi è arrivato prima di noi, con noi…

Mi sono spiegata? Quante volte ci ritroviamo a fare con i nostri figli gli stessi errori che attribuivamo ai nostri genitori? Andiamo avanti che l’è megl!

Sei deluso della vita che hai avuto fino ad oggi? Non vedi prospettive? Incanala la tua rabbia costruttivamente e smettila di demoralizzarti che non serve a nulla.

Ne hai le scatole piene? Svuotale. 

Le tensioni vanno scaricate.

Hai tanta rabbia dentro? Usala positivamente, costruttivamente e in maniera sana. 

Evita di prendertela con le persone trattandole male (Non arrabbiatevi se ogni tanto i vostri figli vi rispondono male perchè imparano da chi hanno vicino, e ve lo dico per esperienza diretta.)

Evita di rompere cose importanti che ti servono ancora per vivere (Un giorno durante una litigata, ho tirato un bicchiere a mio marito. Non volevo prenderlo e infatti ho preso il muro dietro, ma il bicchiere si è rotto e ora mi manca un bicchiere e non ne trovo più di uguali! Argh)

Evita di dire parolacce, non serve (Poi ci lamentiamo perchè i nostri figli a 4 anni all’improvviso infilano un bel “caz..” in una frase qualunque!)

Evita di litigare se non per un fine valido, costruttivo e positivo anche se in certi casi funziona di più parlarne che litigare.

Se devi per forza litigare…almeno ricordati di fare pace prima di andare a dormire. Si dorme meglio e soprattutto, per la gioia del dentista, non si digrignano i denti nel sonno!

Se non riesci a gestire la tua aggressività iscriviti ad un corso di kick boxing o fai qualche altro sport. Io, per esempio, con i corsi che faccio in palestra ho trovato un ottima valvola di sfogo.

A casa ho una mazza da baseball e quando sono nervosa la prendo e partendo da dietro la schiena, do dei colpi forti al divano. Sapeste come mi sfogo e come sto meglio dopo!

E’ meglio picchiare il divano piuttosto che aggredire persone inutilmente e gratuitamente anche se solo verbalmente.

E’ vero che ogni tanto se lo meriterebbero, ma il problema è che poi si innesca un meccanismo senza ritorno che non fa bene a nessuno: io dico una cattiveria a lui e lui ne dice un’altra a me e via così per mezz’ora! Bello?!? No, meglio evitare proprio di iniziare.

Quando i colpi con la mia mazza da baseball non bastano…Grido forte fino a quando mi sento più leggera! Funziona.

Quando senti che hai bisogno di sfogarti parlane, parlane con chi ti capita. Condividi i tuoi pensieri e chiedi agli altri cosa ne pensano! Magari non sempre con la stessa amica sennò finirà di pensare che sei un SINAP e inizierà a starti alla larga, ops!

MIO ARTICOLO SUI SINAP: http://www.temperateitacchi.com/blog/?p=1792

Se pensi che possa servirti…Scrivi. Scrivi i tuoi pensieri, qualsiasi cosa ti passi per il cervello. Fallo tutti i giorni, fallo appena puoi.

Serve ad eliminare i pensieri negativi che ti portano a demotivarti ed arrabbiarti, ti aiuterà a riflettere e a trovare soluzioni nuove.

So che penserete che io stia esagerando o che voglia fare pubblicità al mio amico psicologo coach, ma non avete idea di quanto io mi senta già meglio dopo la prima seduta di EMDR.

Non mi ricordo neanche più da quanto ero arrabbiata. Forse da quando sono diventata mamma e mi sono ritrovata all’improvviso con un sacco di nuove responsabilità. Non lo so…so solo che ora è come se avessi strizzato una spugna piena di liquido nero e denso, piena di rabbia.

Mi sento leggera, tanto leggera.

Sono tre giorni che non mi arrabbio più, per nessun motivo, niente!

Se mio figlio fa un capriccio glielo faccio notare col sorriso e non urlando; se uno mi taglia la strada o apre la portiera mentre sto passando in bici, vado avanti col sorriso pensando che quello è un povero deficiente, ma che a me non è successo nulla.

Ieri sera mio marito mi ha detto che il tonno in crosta di sesamo con la marmellata di cipolle rosse non gli piaceva così tanto (non è un amante dell’agro dolce) e io non me la sono presa perchè avevo cucinato per 2 ore per niente, ma ho pensato “A me piace! Quindi ne è valsa la pena”

So che voi mi vedete come una solare e sempre allegra, ma vi assicuro che non sono solo così. Diciamo che cerco di far vedere solo il meglio!

E’ stata una seduta lunga, intensa e impegnativa, ma bella…molto bella.

Vorrei tanto farvi capire come mi sento: diciamo che è come se mi avessero spalmato addosso un’intera bottiglietta di olio e ora…mi scivola tutto addosso, non me prendo più.

Come sto bene, speriamo duri!

 

NB: Vi ricordo che questa rubrica esiste grazie al prezioso aiuto dello psicologo coach Steve Benedettini. Se volete incontrarlo o volete informazioni sui corsi che tiene, chiamate il suo studio allo 02.3314914 o scrivetegli a info@alphacenter.it