Chi mi conosce sa che sono una che ama sperimentare.

Chi mi conosce sa che sono una che si mette sempre in discussione, di continuo, a volte sin troppo.

Mai sentita la frase: “Mi amo, mi piaccio, mi accetto come sono?!”

Io sì, e ho cercato di impararla a memoria per recitarmela davanti allo specchio, in doccia, in scooter, e chi più ne ha più ne metta, ma non ci riesco proprio!!!

Avete presente Fonzie (non quelli da mangiare) quando non riusciva a dire “Mi dispiace”?

Ecco, per me è un pò la stessa cosa: non riesco a dire “mi piaccio”.

Non mi piaccio fisicamente, e non mi piaccio in certi miei atteggiamenti.

Diciamo che sono una vera rompi maroni non solo con gli altri, ma anche con me stessa.

Però sapete cosa vi dico? Che questa cosa mi ha salvata!

La sto prendendo larga, lo so, ma non è sempre facile mettere per iscritto i miei pensieri contorti.

Allora…vediamo…

Diventare mamma ti cambia la vita.

Se poi sei già una di base una iperattiva e stressata, come me, sono veramente volatili per diabetici (a voi la traduzione…che finisce con “amari”)

Odio quelle mamme che non alzano mai la voce, che non si arrabbiano mai. Che magari hanno tre figli e riescono a farsi obbedire al primo colpo, da tutti e tre!

Le odio perché le invidio!

Ho anche provato a leggere qualcosa sul buddismo e a recitare “namghioranghechiò” (o come cavolo si scrive) , ma mi innervosisco ancora di più.

Alessia Marcuzzi mi ha regalato quel libro bellissimo che ha fatto lei che dovrebbe aiutare ad eliminare lo stress.

Avete presente quei libri che vanno tanto di moda ora?! Con quei disegni piccoli piccoli da colorare?!

Ecco, alla fine con le pagine di quel libro ci ho fatto tanti aereoplanini e tante barchette!

Altro che relax! Mi veniva un nervoso a colorare quei disegni!!!

Tutti noi ci portiamo appresso un bagaglio dal nostro passato

In quel bagaglio ci sono tanti ricordi, tante emozioni, che a volte escono, ma a volte rimangono chiuse dentro, sotto il letto.

In quel bagaglio io ho ricordi felici, ma anche tanta rabbia.

Non so bene perché, ma anche se lo sapessi forse non ve lo direi 🙂

Di certo sappiamo bene che quando eravamo piccoli noi le cose erano molto diverse, e i genitori dedicavano molto meno tempo ai figli.

Diciamo che, per farla breve, era molto difficile vedere un padre che giocava con i figli, perché i padri lavoravano, e le madri facevano le madri.

Una volta i padri non nascondevano a nessuno di desiderare figli maschi, e non nascondevano neanche la delusione quando nascevano le figlie femmine…

Diciamo che se fossi nata maschio le cose nella mia vita sarebbero state molto diverse.

Non sto dicendo di non essere stata amata perchè sono nata femmina, anzi!

Sono stata amatissima, ma il fatto che io sia nata maschio ha fatto prendere delle decisioni che hanno cambiato il corso della vita a tante persone.

Sarà per quello che fino all’età di 30 anni io sono cresciuta come un maschiaccio?

Sarà per quello che ho sempre voluto dimostrare a tutti di non avere nulla in meno degli uomini, a parte “quello”?

Per fortuna la mia voglia di mettermi sempre in discussione mi ha portato a frequentare un corso, nel 2000, e da quel momento ho scoperto la femmina che era in me, e che per troppi anni era rimasta in gabbia 🙂

A 30 anni ho iniziato a truccarmi, a mettermi i tacchi e ad incrociare le gambe quando mi siedo.

OK, ok, non lo faccio sempre, ma ora lo faccio sicuramente più di prima.

Ho trovato l’uomo della mia vita, ci ho fatto un figlio e credo di essere cresciuta, fisicamente e psicologicamente.

Il problema è che quando diventi genitore crescono anche le responsabilità, e il dna diventa spesso prepotente.

Cosa vuol dire? Vuol dire che, senza tanti giri di parole, finisce che spesso assumiamo proprio quegli atteggiamenti che ci avevano feriti da piccoli.

E allora ci ritroviamo ad alzare la voce per delle cavolate.

Sfoghiamo le nostre frustrazioni sulle persone sbagliate.

Trascuriamo gli affetti…

Eh no! Eh che cavolo! Così non mi piaccio!!!

E allora ho provato con l’ipnosi, con lo psicologo, con la comportamentista.

Ore ed ore a raccontarmi.

Non ho nulla contro gli psicologi, ma io ero quella che in classe chiedeva sempre gli esempi. “Scusi non ho capito: mi fa un esempio?”

Posso sfogarmi anche con un’amica, e tirarle il classico pippone, ma se vado da un professionista, e lo pago, è perché ho bisogno di soluzioni,  vere, tangibili!

Io sono una che ho bisogno dei “compiti da fare a casa”.

Ed ecco che una sera all’aperitivo incontro un vecchio amico, e, come spesso succede, mi ritrovo a raccontargli la mia vita e le mie sofferenze, in mezz’ora, tutto d’un fiato.

“Vediamoci per fare due chiacchiere”

Il mio amico è un coach.

Avete presente i coach?!  Sì sì, gli allenatori!

Ecco, lui invece dei fisici allena i cervelli, e aiuta le rotelle a girare, un po’ meglio 🙂

Ovviamente essendo un amico ora non vado a parlare con lui, ma con il suo “socio”.

Dal mio nuovo coach ci sono andata forse 5 o 6 volte, ma ho già capito che quello che serviva a me era proprio un coach.

Perché il coach ti fa parlare, ma poi ti da delle spiegazioni semplici, e davvero illuminanti.

Quando le cose mi vengono spiegate in maniera così chiara, allora sì che riesco a contare fino a 3 prima di sbagliare, di nuovo.

Una delle cose che mi fa più male è quando perdo la pazienza con mio figlio, e dopo avergli detto di fare una cosa per tre volte, alla quarta gliela urlo, e mi si gonfia la giugulare.

“Quella è la TUA rabbia, ma tuo figlio non ha colpa della TUA rabbia”

E’ ovvio che quando si alza la voce con un bambino perché lui non va a lavarsi le mani il problema non sta nelle sue mani, ma dentro la valigia che hai sotto il letto.

Ma perché mai le persone sfogano la loro rabbia sempre nei confronti di chi amano?!

Sarebbe forse meglio sfogarsi almeno con chi qualche colpa la ha davvero. Magari con un capo che non ti da l’aumento, o con un cliente che non paga.

Apro la mi valigia sotto il letto, tiro fuori un po’ di vecchia rabbia, la scaravento contro uno di questi e alleggerisco la mia valigia.

Eh no, sarebbe troppo pericoloso!

Sapete perché la nostra rabbia la sfoghiamo sempre su chi amiamo? Perché di loro ci fidiamo.

Se sfoghi la tua rabbia con chi ami, ma soprattutto con chi ti ama, sai che quella persona incasserà il colpo, ma nulla cambierà tra di voi, e l’amore rimarrà intatto.

Quando ho capito e visualizzato questo concetto, ho abbassato la testa, e mi sono detta “Mai più”

I figli si possono sgridare, punire, per carità, ma tutto ciò va fatto con amore, e non con rabbia.

Ci sono due modi di sgridare: si può sgridare con amore, e si può sgridare con rabbia.

Se sgridi con amore la persona che hai dall’altra parte (a volte al posto del figlio ci potrebbe essere il marito, o un genitore) capirà che quella sgridata, o quella punizione, nulla tolgono all’amore che c’è.

Ma se sgridiamo con la rabbia il risultato sarà ben diverso, e quella rabbia passerà da una valigia all’altra, senza più interrompere quel circolo vizioso e pericoloso.

E quindi, anche se il mio percorso è solo agli inizi, oggi volevo dire grazie al mio coach, perché grazie a lui ho avuto l’ennesima conferma che la frase “Ormai sono così, cosa vuoi che cambi alla mia età” è una grande cazzata!!!

Besos

Barbara