Quando una mamma diventa nonna, a volte noi figli ci dimentichiamo che quella prima di tutto resta la nostra mamma.
Ok, mi sono un po’ “inverigolata” creando di spiegare il concetto, ma mi avete capita no?!
Quando una mamma diventa nonna, a volte noi figli ci dimentichiamo che quella prima di tutto resta la nostra mamma.
Ok, mi sono un po’ “inverigolata” creando di spiegare il concetto, ma mi avete capita no?!
C’era una volta Biancaneve e i 7 anni…
Ah no scusate…quella e’ un altra favola, qui i nani sono 2 e Biancaneve in teoria sarei io che di Biancaneve non ho molto direi…se non il mignolo del piede destro che forse un po’ al suo ci somiglia !
Come in tutte le storie bisogna partire dall’inizio e spesso l’inizio risale al tempo della pietra quindi… C’era una volta una giovane (allora lo ero!) simpaticissima bionda veneziana che si innamoro’ di un ancor più giovane castano monzese conosciuto da tutti come “il cellone”. Ai tempi Cellone giocava a rugby da ormai parecchi anni. I due ragazzi si amavano molto tanto che ormai facevano tutto in coppia, compresa la dieta a zona dopo la gravidanza della bionda che aveva così deciso di mettere su famiglia con il baldo e aitante monzese ! Con quella dieta il Barbapapa’ perse 25 kili e si trasformò in un principe. Raggiunta quella linea capi che non avrebbe più potuto giocare…in linea e quindi tornò alla sua vecchia passione: la moto, passione che unita alla voglia di fare un po’ di casino con gli amici e alla grande voglia di fuggire ogni tanto di casa…(come li capisco !!!) spinse un gruppo di amici a fondare ENDUROLOGY.
E’ da Endurology, un club di amici appassionati di enduro (lo dice la parola stessa, ma spieghiamolo che l’e’ megl !) che inizia la nostra storia ! La storia di 2 dei Nani di Mocenigo e di Rampolla, il George Clooney di Endurology …che un giorno capiscono che forse, come in un’altra favola famosa, i sogni son desideri…ma se ci credi fermamente…diverranno realtà ! Ecco che Stefano George Clooney (scusate, ma nelle favole che piacciono a me ci DEVE essere anche un principe ! Non sarebbero bastati solo i miei nani !!!) e i miei Nani di Mocenigo decidono di partecipare alla mitica Dakar.
Ce l’hanno fatta ! È stata durissima, ma c’è l’hanno fatta !
Luca, uno dei miei nani, purtroppo ha avuto un brutto incidente e non è riuscito a finire la gara… Ma resta un eroe come chi l’ha finita e so che quando un giorno la finirà…sarà il migliore !
Ho avuto la fortuna di poter intervistare tutti e 3 i protagonisti di questa bella favola ! All’inizio avevo anche pensato di unire le tre interviste facendone un racconto unico, infatti ho fatto quasi le stesse domande a tutti… ma poi le ho lette… E mi sono commossa tre volte ! Sono tre amici, tre amici veri…ma per me sono anche tre eroi con le loro tre storie che a volte si intrecciano e a volte corrono parallele quindi…ho deciso di pubblicare le tre interviste separatamente senza cambiare o togliere neanche una parola ! Fatevi questi tre viaggi attraverso le parole di due piccoli grandi uomini e del Principe di Endurolgy !
Se sapete di essere un minimo sensibili…preparate i fazzoletti !
INTERVISTA AL PRESIDENTENTEN LORENZO NAPODANO (il mio nano sorridente con barba incolta!)
1) da quanto sognavi la tua partecipazione alla dakar e quando hai
capito che il tuo sogno era finalmente diventato realtà?
Da 33 anni. Dal 1979 – a 5 anni – quando mi regalarono la prima motina da enduro e Thierry Sabine lo stesso anno inventò la Paris Dakar. Non ho mai smesso di seguirla e di reputarla il mio vero e unico sogno. Nel 2011 ho realizzato che il sogno poteva essere quantomeno organizzato. Avrei potuto contare su 2 compagni di team. La moto giusta e l’assistenza meccanica pre e durante la gara della Jolly racing e di Boano Racing.
2) quanto e come ti sei allenato per questo incredibile tour de force ?
Da aprile a dicembre del 2012. A partire da Settembre allenamento continuo 6 giorni su 7, svariate ore al giorno. Moto, canottaggio e bici. Siamo stati seguiti da Fabio Vedana esperto in endurance training e allenatore di triathlon.
3) quanti giorni è durata e quanti km avete fatto ?
15 giorni con 1 giorno di riposo al nono. Quasi 8.500 km.
4) in quanti siete partiti e in quanti siete arrivati ? (non dirò come vi siete classificati perchè dirò che per me una gara del genere è già una vittoria e non conta la classifica ma l’esperienza che vi porterete
dietro tutta la vita)
Siamo partiti in 3. Viglio, il nostro pilota più bravo, ha cappottato malamente alla 3a tappa con un trauma cranico e ha dovuto abbandonare (anche se dall’ospedale con voce impastata chiedeva ancora al nostro team manager di fare di tutto per farlo ripartire l’indomani. Un vero toro.) Il sottoscritto e Rampolla sono arrivati in fondo a questa epopea oltrepassando molte volte e di molto i propri limiti
psicofisici.
5) dove dormivate?
In tenda su materassino. Tranne alla tappa marathon – senza assistenza – per terra.
6) se ti dico fesh fesh ? Catino ? Barcane ? Raccontami al volo 3
momenti legati a questi 3 “ostacoli”?
Il primo è un inferno di borotalco leggerissimo e profondo. La moto è
inguidabile. La sensazione assomiglia al fango profondo ma è 20 volte
peggio. AL suo interno sono nascosti sassi di ogni dimensione. Invisibili. la moto cade spesso e tu con lei. Poi va rialzata con sforzi estenuanti e tirata fuori da una specie di insabbiamento. Che direi infeshfeshamento, non si vede nulla, si respira a fatica.
E’ il posto più vicino all’idea di inferno che abbia visto.
Il secondo è un altro inferno, di sabbia. Una duna che con il vento crea un buco dei diametri più diversi. Più è piccolo peggio è. Ci sono finito dentro, più di una volta. Senza aiuto. La moto si insabbia e non ci sono pendenze da sfruttare. Ne sono uscito allo stremo delle forze. Ho pianto disperatamente.
Le barcane sono lingue di sabbia dure come marmo in rapida successione, alle volte te ne accorgi all’ultimo quando ci sei sopra e se sei troppo veloce rischi l’un due tre. Ovverosia il peggiore dei voli. Quando presa la prima il culo della moto inizia a saltare prima a dx poi a sx poi ancora a dx e sei per terra. Ci si può ammazzare.
7) avete riscontrato più spirito di competitività o di solidarietà tra i concorrenti ?! ci sia aiutava o ci si superava facendo ciao ciao con la manina?
C’è molta correttezza tra i piloti di moto. Ma te la devi cavare da
solo. Troppi gli sforzi da affrontare già da soli. Rari i casi in cui un pilota decida di aiutarne un altro. Sono i casi limite. (incidenti o
lesioni) Nessuno osa chiedere aiuto. E questa regola non scritta è giusta. Tempra il carattere. E se superi da solo le tue paure hai raggiunto lo scopo della Dakar.
8) il momento più bello legato alla gara e quello più bello dal punto di vista umano ?
Aiutare il Rampo quando si è fatto male al polso decidendo di
fare la gara insieme da quel momento in poi. Cosa che ha aiutato anche me psicologicamente. In realtà nessuno dei due ha avuto bisogno di aiuto fisico. Ma la tranquillità mentale di affrontare settori di dune molto complessi in 2 ci ha permesso di superarli senza problemi. Santiago l’abbiamo conquistata insieme chilometro dopo chilometro.
9) il momento più brutto in cui magari avete pensato di mollare tutto e
cosa vi ha portato a non mollare?
Non avrei mollato mai, dopo tutti i sacrifici e l’impegno messo nella preparazione fisica, mentale, economica e logistica dei mesi prima. Dopo aver passato interi fine settimana ad allenarmi trascurando la mia famiglia e miei bambini. Sarei arrivato a Santiago coi denti. All’abbandono, tuttavia, ci sono arrivato molto vicino. Non per rinuncia. Ma per sfinimento.
10) oltre alla famiglia…cosa vi è mancato di più in quei giorni (un
piatto, una comodità etc) ?
Solo la famiglia e gli amici. Anche se ci hanno fatto sentire in ogni istante il loro supporto tramite qualunque mezzo. Li ho sempre sentiti vicini. Sono stati meravigliosi. E’ anche per loro che non
ho mollato. E’ anche grazie alla loro passione che sono arrivato a Santiago. Tutta endurology non ha lavorato per 2 settimane. Quando non ci vedevano all’ultimo waypoint hanno passato notti insonni. E come loro molti altri che magari non sentivo da tanto. Questa cosa mi ha fatto sentire onorato ed estremamente fortunato ad avere amici di questo tenore. Mia moglie è venuta in cile alla terzultima tappa e questa cosa mi ha fatto sentire a casa. Felice. Da li in poi è stata una passeggiata. Molto molto molto faticosa. Ma una passeggiata.
11) luca viglio è partito con voi ed era sicuramente candidato ad un
buon risultato ! Non so se lo intervistero’ perchè in questo momento magari mi insulterebbe (hihi), ma se dovessi chiedervi un ricordo legato alla parte di gara fatta tutti e 3 assieme ??? e quando avete visto la sua moto senza di lui… come avete vissuto quel momento ?? lo convinciamo a rifarla e tiferemo tutti per lui vero ?!?!
Viglio succhierebbe il moccio da un morto e chiederebbe il bis (NB della blogger: trattasi di citazione da “full metal jacket”). E’ un vero toro. Non mollerà fino a quando non avrà quel pesante doblone con scritto Dakar in mano. E’ stato sfortunato. E vedere la moto di un fraterno amico ferma sul cavalletto in una tappa della Dakar è un tuffo al cuore. Preferisco evitare di parlare di quei momenti. Ma sappiate che li annovero tra i peggiori della mia vita. Ho pregato molto per lui dentro al casco.
Quando non l’ho trovato la sera al bivacco, è Robi mi dice, Trauma cranico piscia sangue. Il mondo è crollato. Capendo che era fuori pericolo abbiamo deciso di proseguire.
Prima di quel momento abbiamo parlato più di figa, che di gara…per
sdrammatizzare. Eravamo terrorizzati. E ci siamo tenuti su tutti e 3 in
maniera esemplare. Fare il resto della gara senza di lui ha assunto un
sapore amaro. E non c’è stata volta che non dicessimo “pensa se ci fosse il bamba…”. E’ un grande amico. Anche se è uno scemodimmerda.
12) ultima doverosa domanda ?! le vostri grandi mogli vi hanno sostenuto a distanza e anche da vicino ?! quanto è stato importante per voi il tifo della famiglia e degli amici che vi hanno sostenuto dalla prima all’ultima duna, anche se un po’ mi hai già risposto prima ?!
Senza l’appoggio della famiglia è impensabile affrontare una sfida del genere. Mia moglie si è messa da parte ed ha pensato alla
famiglia per tutti questi mesi. Lasciandomi allenare senza pensieri. Certo non sono mancati momenti di tensione. Ma fa parte del gioco ed è giusto così. Se è vero che la dakar si inizia a vincere molti mesi prima con la concentrazione e la massima dedizione, è evidente che a Santiago mi ci ha portato anche lei. Quella medaglia è sua al 50%. Se l’è meritata e io le sarò sempre riconoscente per avermi aiutato a realizzare il sogno della mia vita.
(NB della blogger: a questo punto della intervista…piangevo come una fontana !!!)
INTERVISTA A LUCA VIGLIO (ebbene si ! alla fine lo ho intervistato il mio nano imbronciato…con gli occhi azzurri)
1) da quanto sognavi la tua partecipazione alla dakar e quando hai capito che il tuo sogno era finalmente diventato realtà?
Le immagini delle vecchie Dakar – anzi in questo caso si potrebbe correttamente chiamarla Parigi-Dakar – appartengono alla mia adolescenza, e prima ancora forse alla mia fanciullezza: era sfida, era impresa, era epica, era corsa, nei più bei deserti dell’Africa: era pertanto un sogno, qualcosa fatto da uomini straordinari; poi, grazie anche all’effetto trascinatore di un amico visionario (il Pres, gliene devo dare atto), è arrivata. Quando ho capito che fosse diventata realtà? Beh, partito da Lima per la prima tappa, davanti a un milione di spettatori lungo la strada, la sensazione m’è venuta…
2) quanto e come ti sei allenato per questo incredibile tour de force ?
Ho iniziato seriamente ai primi di settembre, circa 4 mesi prima della partenza; ogni settimana facevo: due uscite di corsa (con programmi di lavoro sulla resistenza cardiaca e sull’endurance), due sessioni di preparazione atletica (sostanzialmente ca. 90’ di esercizi a corpo libero per potenziare la forza muscolare su tutto il corpo), una uscita di allenamento in moto in fettucciato o campo di motocross di ca. 110’, una uscita di allenamento in moto lunga (in sella più possibile, tipo 5-6 h), una sessione di allenamento in MTB da almeno 3h
3) se ti dico fesh fesh ? Catino ? Barcane ? Raccontami al volo 3 momenti legati a questi 3 “ostacoli”?
Fesh fesh: brutta roba: difficile, insidioso, ostico; una mattina dovevo uscire da una valletta in salita piena di fesh fesh, avevo davanti i quad (maledetto chi ha deciso di mischiarli alle moto negli ordini di partenza), che sollevano polvere 4 volte tanto una moto; credo di aver assimilato fesh fesh per qualsiasi via corporale…
Catino: vedilo e giraci alla larga, per nessuna ragione ci devi finire dentro; si racconta di gente finita dentro che ci ha passato le giornate a provare ad uscire con moto insabbiate, frizioni bruciate e radiatori in ebollizione.
Barcane: vedile e modera la velocità, se ci arrivi sopra a sorpresa prova a giocare il tutto e per tutto (spalanca il gas e stringi le chiappe); qualche spavento è arrivato anche con queste
4) avete riscontrato più spirito di competitività o di solidarietà tra i concorrenti ?! ci sia aiutava o ci si superava facendo ciao ciao con la manina?
Ho riscontrato lo spirito giusto: è una gara, non una passeggiata delle giovani marmotte; si aiuta chi è in difficoltà vera o chi si è fatto male, per il resto chi si insabbia forse un paio di tentativi è bene che inizi a farli da solo; non ho mai chiesto aiuto, ma credo che nel caso qualcuno si sarebbe fermato, per il resto anche solo fermandosi a far pipì si ricevono richieste di “tutto ok?” dagli altri concorrenti
5) il momento più bello legato alla gara e quello più bello dal punto di vista umano ? (il momento più brutto non te lo chiedo)
Mi ricordo un tratto di speciale su una spiaggia lungo il Pacifico, 15 km a tutto gas, con le onde oceaniche che si allungavano sulla sabbia e gli elicotteri sopra la testa: momenti semplicemente epici. Umanamente mi ricordo il calore e la festa da parte del pubblico, anche verso noi dilettanti.
6) oltre alla fidanzata (spero)…cosa vi è mancato di più in quei giorni (un piatto, una comodità etc) ?
Qualche centimetro di gamba in più (la moto era altissima); per il resto non avrei voluto essere in nessun altro posto, a fare niente altro che la Dakar.
7) dimmi che la rifarai daiiii ???? Fosse per me mi iscriverei adesso, non vedo l’ora di ricominciare ad allenarmi. C’è solo una insignificante questione di budget di mezzo…
INTERVISTA A STEFANO RAMPOLLA (il George Clooney di Endurology)
1) da quanto sognavi la tua partecipazione alla dakar e quando hai
capito che il tuo sogno era finalmente diventato realtà?
Corro in moto da quando avevo sedici anni…a quei tempi, dopo Natale, i telegiornali si occupavano della Parigi Dakar. Vedevo ‘sti qua che mi sembrava potessero fare qualsiasi cosa: viaggiare in mezzo al nulla per giorni e notti, riparandosi le moto, dormendo nulla, affrontando ogni difficolta’. Mi sembravano sovrumani. il sogno è nato lì. Mai avrei creduto, un giorno, di poterlo realizzare.
2) quanto e come ti sei allenato per questo incredibile tour de force ?
Non abbastanza.Ho iniziato a giugno affrontando una gara di triathlon (half ironman per l’esattezza): mi è sembrato un pretesto non noioso per allenare il fisico alla resistenza. Poi da fine settembre preparazione specifica in moto (ma non per molto perchè mi sono leso un legamento della mano), corsa e palestra, sotto la guida di un preparatore atletico.
Avendo una vita professionale molto intensa, ho però dedicato a tutto ciò poco tempo e ad orari impossibili: solo al mattino prima dell’ufficio, oltre che nei week end. Mi dò un voto di insufficienza.
3) quanti giorni è durata e quanti km avete fatto ?
14 giorni (con uno di riposo dopo l’ottava tappa) per 8.500 chilometri circa
4) in quanti sete partiti e in quanti siete arrivati ?
su 183 moto partenti ne sono arrivate 125 ..alla fine neanche un’ecatombe quest’anno.
5) dove dormivate?
In tenda…ma avevo un materassino comodissimo !! Il problema è che le ore di sonno son proprio poche e questo impatta in modo devastante sulla lucidità durante la giornata.
6) se ti dico fesh fesh ? catino ? barcane ? raccontami al volo 3
momenti legati a questi 3 “ostacoli”?
Odio il fesh fesh ! Alla quarta tappa quasi ci annegavo dentro…c’è voluto l’aiuto di un altro pilota (Lucchese) per tirarmi fuori dalla piccola tomba che mi ci ero scavato.
Grazie al cielo, non mi sono imbattuto in catini…sai, andando piano come me riesci a evitare di finirci dentro !!
Anche le barcane non mi hanno dato grosse difficoltà.
7) avete riscontrato più spirito di competitività o di solidarietà tra i concorrenti ?! ci sia aiutava o ci si superava facendo ciao ciao con la manina?
Certamente solidarietà, ma entro certi limiti. Se vedi uno fermo ti accerti sempre che non sia nei guai. Ma tutto sommato è una gara…per un amico faresti tutto ma, salvo che si tratti di sicurezza, non è così facile che un pilota accetti di perdere molto tempo per aiutare un altro nel risolvere un problema significativo. Se si tratta di pochi minuti ok…ma se si tratta di perdere, tendenzialmente ti devi arrangiare. Io comunque ho dato e ricevuto aiuto.
8) il momento più bello legato alla gara e quello più bello dal punto di vista umano ?
Domanda difficilissima. Splendida e indimenticabile la partecipazione del pubblico, specie in Argentina, direi….è la cosa che mi ha colpito di più. Qui in Italia se solo metti una ruota in fuoristrada ti guardano tutti storto. Umanamente, il rapporto col mio compagno di avventura Lorenzo Napodano, con cui – per gran parte della gara – ho condiviso davvero tutto…fatica, gioie e dolori.
9) il momento più brutto in cui magari avete pensato di mollare tutto e
cosa vi ha portato a non mollare?
Il mio momento più brutto è stato alla sesta tappa…dopo la caduta che mi ha regalato una brutta botta al polso destro, con gonfiore e dolore che non mi hanno lasciato fino alla fine.
Ma non era una frattura…e dopo un anno di preparazione per farti mollare ci vuole proprio un ostacolo insormontabile. Penso sia così per tutti: non ti viene da dire stop se proprio puoi ancora andare avanti.
10) oltre alla famiglia…cosa vi è mancato di più in quei giorni (un
piatto, una comodità etc) ?
Il sonno, assolutamente; la possibilità di tirare il fiato…riposare un pò.
11) luca viglio è partito con voi ed era sicuramente candidato ad un
buon risultato ! Non lo intervisto perchè in questo momento mi
insulterebbe (hihi), ma se dovessi chiedervi un ricordo legato alla
parte di gara fatta tutti e 3 assieme ??? e quando avete visto la sua
moto senza di lui… come avete vissuto quel momento ?? lo convinciamo a rifarla e tiferemo tutti per lui vero ?!?!
La vista della sua moto in mezzo al nulla ci ha fatto passare dei brutti momenti.
Certamente, poi, proseguire in due anzichè in tre non e’ stata la stessa cosa.
Sono più che certo che l’anno prossimo ci sarà, più in forma che mai; Luca è davvero un ottimo pilota e – se riesce ad evitare i pasticci – è capace di ogni risultato.
12)ultima doverosa domanda ?! le vostri grandi mogli vi hanno sostenuto a distanza e anche da vicino ?! quanto è stato importante per voi il tifo della famiglia e degli amici che vi hanno sostenuto dalla prima all’ultima duna ?!
Supporto fondamentale. Da casa certamente: mia moglie e i miei figli sono stati il primo sostegno. Ma altrettanto importante l’appoggio dei ragazzi di Endurology, che con le loro mail ci hanno fatto sentire in ogni momento la loro vicinanza ed il loro entusiasmo.
Grazie eroi ! Ci avete spesso tenuti col fiato sospeso, ma ci avete anche fatto sognare… TANTO !
Barbara