Il rispetto é fico

Sarebbe bello che noi adulti insegnassimo ai giovani d’oggi che il rispetto é fico.

Sarebbe bello che noi adulti insegnassimo ai giovani d’oggi che non abusare di ció che puó fare male é figo.

Sarebbe bello che noi adulti insegnassimo ai giovani d’oggi che essere gentili è fico

Lettera a Simona Ventura

Lo ho già scritto più volte, e non me ne vergogno, che io guardo la “tv spazzatura”.

Ok, non sempre e non tutta, ma la guardo.

Quando una mamma ha paura di invecchiare…

Ogni tanto mi sento chiedere se ho paura di invecchiare.
Spesso rispondo senza pensarci troppo, e dico di no, ma poi ci penso, e ci ripenso…

Riempite quella panchina

 
In questi giorni i parchi in città iniziano a pullulare.
Le mamme che hanno la fortuna di non avere un orario di ufficio troppo intenso, quelle che lavorano mezza giornata o quelle che, come me, lavorano da casa, vanno a prendere i bambini a scuola e li portano al parco.
Dopo ore seduti al loro banco, un paio di ore all’aria aperta se le meritano no?!
A volte si vede qualche nonna, o qualche zio, ma le mamme sono tante.
Mamme sdraiate sul prato con altre mamme.
Mamme in coda al carrello dei gelati.
Mamme che parlano al telefono, e con gli occhi seguono i loro bambini.
E panchine gremite di mamme con i loro bambini e mamme con altre mamme, impegnate nelle loro chiacchiere da panchina.
Poi vedi una panchina vuota, e il pensiero corre a loro, a quelle mamme che si sono viste togliere i loro figli.
Ieri mattina Danny è andato a scuola col papà, e io mi sono concessa il lusso di tornare a letto per guardare il tg delle 8 sotto il piumone (forse oggi metto la coperta, ma per ora mi godo ancora il piumone)
Dopo il tg c’era la trasmissione della Panicucci, e per curiosità mi sono fermata a guardare anche un pezzetto di quella.
In studio c’era ospite una mamma, una mamma disperata.
A quella mamma, e al suo compagno, hanno tolto una figlia perché non avevano i soldi per poterla mantenere.
I genitori avevano iscritto la figlia alla scuola primaria, ma in seconda elementare erano stati costretti a ritirarla.
A quel punto i servizi sociali sono arrivati a casa e, anche se la madre aveva promesso di riportare la figlia a scuola, o di mandarla a vivere dalla nonna materna, la bimba è stata portata via.
Non capisco perché dei genitori debbano ritirare una figlia dalla seconda elementare quando alla scuola pubblica i libri sono gratis e le diverse gite e attività extra scolastiche sono facoltative.
Solo la mensa è a pagamento, ma si può sempre prendere i figli prima di pranzo e riportarli dopo.
Resta il fatto che togliere una figlia ai loro genitori per problemi economici è una cosa per me inaccettabile.
I servizi sociali, in caso di indigenza, dovrebbero, per legge, averle l’obbligo di eliminare il problema dando un aiuto economico alla famiglia, e invece?
E invece portano via una figlia ai loro genitori, gliela lasciano vedere 1 ore e mezza a settimana per un anno, e poi trasferiscono la bambina e spariscono.
E non è finita qui: la corte d’appello ha dichiarato la bambina adottabile.
Quei genitori non vedono la loro figlia da un anno, e non sanno dove sia finita.
In Italia ci sono 1800 centri di accoglienza per minori, e il costo del mantenimento di un bambino in questi centri varia dai 70 ai 400 euro al giorno.
Adesso penserete che io sia pazza, ma un dubbio mi viene: non staranno mica speculando sulla pelle dei bambini?!
1800 centri mi sembrano davvero tanti, troppi.
Alla fine del 2011 erano 29.338 i minori in affido temporaneo, e il numero è in continuo aumento.
Si parla di un +24%
Ok che c’è la crisi e che molte famiglie sono in serie difficoltà, ma si può levare un bambino ai propri genitori perché non hanno i soldi per mantenerlo?
Sono state fatte diverse perizie sia sui genitori che sulla figlia, ma non sono risultate patologie a livello psicologico né sugli adulti né sul minore.
Solo la seconda perizia ha evidenziato un attaccamento eccessivo dei genitori nei confronti della figlia.
E tu levi una bambina alla sua mamma e al suo papà perché questi sono troppo attaccati ed ansiosi, e non hanno i soldi per mantenerla?
Mi sembra ovvio che un genitore diventi ansioso se non ha un lavoro e i soldi per mantenere i figli, cribbio!
Ma se lo stato invece che dare i soldi ai centri accoglienza, desse i soldi alle famiglie in crisi, lasciando i figli con i genitori e aiutandoli così ad eliminare le ansie?
Adesso il papà della bimba ha un lavoro fisso, ma sua figlia è sparita.
In uno degli ultimi incontri con la madre, quella bimba ha chiesto se fosse stata lei a fare qualcosa di sbagliato costringendo quelle persone a portarla via da casa.
Scusate, ma non capisco, e mi rifiuto di capire.
So solo che le leggi ci sono e che , salvo casi davvero diversi da questo, sono sempre dalla parte dei genitori, e della famiglia.
I figli devono poter crescere e vivere con i genitori.
Ma perché vengono fatte e leggi se poi non vengono applicate?
Questo paese ha dei seri problemi, serissimi problemi.
Barbara
 
 

La forza dell’indipendenza

 
Quando Daniele aveva 5 anni (l’anno scorso) era arrivato a svegliarsi da solo, con la sveglia.
La aveva voluta lui, la sveglia.
Era stato lui a chiedermi, la prima volta, di preparare la colazione per tutti noi, e lo aveva fatto pure bene.
Era stato lui a chiedermi di preparargli i  vestiti la sera prima, in modo da potersi vestire da solo la mattina, dopo il risveglio con la sveglia.
A volte aveva scelto anche i vestiti, da solo.
E poi?
E poi ho rovinato tutto.
Un pò per fare più in fretta, un po’ per poterlo svegliare con un bacio e vestirlo tenendomelo ancora sulle ginocchia, ho fatto retromarcia e, così facendo, ho fatto regredire pure lui.
Che idiota!
E’ così difficile fare il genitore.
E’ così facile sbagliare, per esubero d’amore.
Risultato?
Sono giorni, settimane, che quando vado a svegliare Danny lui apre gli occhi, ed è già di pessimo umore.
E io? 
E io che invece sorrido sempre, io che non tollero i cattivi umori e i capricci, spesso iniziavo le mie giornate piena di rabbia e di rancore.
Ieri poi…
Ieri Danny si è svegliato più nero che mai: aveva basket e non ne voleva sapere di farlo.
E io avevo un funerale, e non ne volevo sapere di dover salutare un amico così, troppo presto.
Mio figlio ha pianto dal mio bacio del risveglio al portone di scuola, e io ho iniziato a piangere dopo, camminando.
Ho camminato per 6 km sperando che la mia rabbia si spegnesse, ma nulla.
La mia rabbia è passata solo in Chiesa.
La mia rabbia è passata solo quando ho sentito le parole delle due figlie del mio amico, di quell’amico che sorrideva sempre e che aveva sempre una parola buona per tutti.
Quelle due ragazze hanno ringraziato il padre per averle rese quello che sono, per aver loro insegnato a camminare da sole.
I figli amano i loro genitori e amano stare accanto a loro, addosso a loro.
Ma i figli amano anche sentirsi indipendenti, sapere di essere in grado di camminare con le loro gambe.
Marco prima di andarsene ha fatto quello: Marco ha dato alle loro figlie tutto ciò di cui avevano bisogno per andare avanti da sole.
“Vai pure papà, ora siamo pronte!”
Che dolore, ma quanta consapevolezza e quanto equilibrio in quelle parole.
Grazie Marco!
Grazie perché anche da lassù hai saputo aiutare, ancora.
Mi hai dato una grande lezione ieri.
Stamattina per mio figlio è risuonata la sveglia.
Stamattina mio figlio ha ritrovato i suoi vestiti piegati sul tavolo.
Stamattina mio figlio si è svegliato felice della sua indipendenza, e ha preparato la colazione.
Stamattina mio figlio era felice di andare a scuola, e di abbracciare la sua mamma che lo aveva fatto sentire di nuovo grande.
La forza dell’indipendenza!
Barbara 

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Perchè non ci dormite voi sulla panchina?

 
Ieri sera sono andata a cena fuori con mia madre, con mio figlio e con un’amica di mia mamma.
Sono venuta in montagna per un week-end lungo, con mia mamma e mio figlio, suo nipote.
Sono venuta in montagna per far sciare mio figlio.
Se posso scegliere tra la montagna e il mare, scelgo il mare.
Non è sempre stato così, ma ora lo è.
Quest’anno appena ho un fine settimana libero, scappo in Puglia, in cantiere, con mio marito, e spesso Danny lo lasciamo alle nonne.
Quando scendiamo in Puglia, per seguire i lavori, non abbiamo tanto tempo libero, e Danny si stufa.
Un lungo week-end in montagna glielo dovevo.
Siamo a Cortina.
A Cortina, essendo veneziana, ci sono cresciuta, e ho tanti amici.
A Cortina, se vuoi, puoi sciare tutto il giorno e fare le 3 di notte tutte le sere.
Ma se vengo in montagna per far sciare mio figlio, mi sveglio massimo alle 8 e alle 21 sono in pigiama.
C’è anche mia mamma, quindi la sera potrei anche uscire, ma poi?
La mattina chi mi tira giù dal letto?
Una gru?
Ma torniamo a ieri sera.
Tutte le volte che vengo a Cortina devo per forza andare a cena al Camin.
Al Camin fanno uno spaghetto pazzesco con le cipolle, le fave e il guanciale.
Danny ieri ha sciato tre ore e oggi si ripete.
Ho prenotato il ristorante alle 19.45, in modo da riuscire a metterlo a letto al massimo per le 21.30.
Mi sembrava la soluzione ideale per non dover rinunciare al mio spaghetto e per non strapazzare troppo il mio cucciolo.
Stavamo uscendo dal ristorante per andare a casa, ed ecco che vedo entrare una coppia.
Il papà aveva in braccio un bambino di circa 3 anni che dormiva, pesantemente.
Lo guardo con tenerezza e il papà mi dice “Purtroppo è crollato! Oggi ha sciato”.
Putroppo? E te credo!
Dietro al padre arriva la mamma, che si trascina dietro un bambino di circa 6 anni che piagnucolando le dice: “Mamma, ma io sono stanco! Perché dobbiamo andare al ristorante?”
A quel punto la mamma, senza neanche guardarlo in faccia, risponde infastidita:”Non ti preoccupare, tanto adesso noi ceniamo e tu ti metti su una panchina e dormi”.
Ma brutti dementi!
Ma perché non vi mettete voi su una panchina e non vi fare una bella dormita?
Ma una dormita bella lunga che magari vi faccia ritrovare i neuroni perduti!
Non hai una tata? Non hai un parente o un amico che ti possa tenere i bambini?
Bene!
E allora prenota il ristorante ad un orario decente e consono.
Scusate, ma io queste cose non le sopporto.
L’egoismo atavico di certi genitori non lo capisco.
Se non sei pronto a fare certe rinuncie e a cambiare i tuoi ritmi di vita… Non li fare i figli!
Ieri sera avevo un aperitivo, una cena e una festa.
All’aperitivo ci sono andata presto, con mia mamma e mio figlio, e poi sono andata a cena con loro.
Nella vita non si può voler tutto, non si può far finta che le cose siamo uguali a prima.
Il tempo passa, e le priorità cambiano.
I bambini non sono cani da tenere al guinzaglio e da far sdraiare sotto o sopra una panchina.
I bambini hanno i loro bisogni e i loro ritmi.
Adesso vado che ho promesso a mio figlio che oggi la mamma avrebbe sciato con lui.
In questo week-end, per ora, non ho sciato.
In questo week-end ho deciso di riposare, di sdraiarmi al sole e di rilassarmi.
Ne avevo davvero bisogno.
Ho giusto fatto un paio di lunghe camminate.
Secondo voi quanta voglia posso avere oggi di sciare?
Ma me lo ha chiesto lui, e questo è il SUO fine settimana in montagna.
Ecco, appunto…
I tempi cambiano, e le priorità pure.
Barbara
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Era ora!

 
Il tempo necessario all’esecuzione di un test di paternità, in condizioni standard (tra due o tre soggetti viventi), è compreso tra i 3 e i 5 giorni lavorativi.
Pia è nata il 5 dicembre 2012 e suo padre, solo domenica scorsa, ha scritto su twitter: “Finally the truth, Pia…Sweet child of mine!!! Your Dad”
Caro Mario Balotelli, ma di chi pensavi che fosse questa bellissima bimba?
Ma non lo hai visto subito che era la tua fotocopia?
La signora Raffaella Fico non sarà uno stinco di santa, ma tu ci sei stato fidanzato bello mio, e non credo che giocaste a briscola no?!
Ti sei perso il primo anno di vita di TUA  figlia, anzi, dipppiù.
Ti perso il suo arrivo in questo mondo, perché quel giorno non c’eri.
Ti sei perso il calore di un figlio quando ti sia addormenta sul petto.
Ti sei perso il suo primo sorriso.
Ti sei perso i suoi primi profumi, e le sue prime puzze.
Probabilmente, ti sei perso anche i suoi primi passi, e non perché eri in ufficio come capita a certi papà, ma perchè eri in mutande che correvi dietro ad un pallone, o a qualche altra seria donnina.
I figli si fanno in due e, soprattutto, non si fanno pagare ai bambini i dissapori tra i genitori.
Sei stato fidanzato con la signora Fico?
Ci hai fatto “bungabunga” (termine quasi più adatto a te che al signor Silvio)?
La bambina nata poco dopo la vostra relazione era color caffellatte e ha sempre avuto il tuo sorriso (che su di te sa di “ebete”, ma su di lei è bellissimo)?
E quindi?
Secondo me il test del dna era davvero superfluo, ma se avevi così tanta paura che Pia fosse figlia di un idraulico africano, potevi anche svegliarti prima no?
Il risultato di un test del dna si può chiedere anche d’urgenza, e avere il risultato in 48 ore.
Ci hai messo più di un anno a deciderti, e ora tutto felice scrivi su twitter: “Finally the truth, Pia…Sweet child of mine!!! Your Dad”.
Strana razza gli uomini.
Della serie “Meglio tardi che mai”.
Ricordati che quella bambina un padre ce lo ha sempre avuto, e sempre ce lo avrà.
Non importa se non ami più sua madre, e non importa se non ti va più di condividere con lei la tua casa e la tua vita, ma Pia è tua figlia e non deve pagare per il vostro amore finito.
Nessun figlio dovrebbe pagare per l’amore finito dei genitori.
Barbara
PS: la foto l’ho gentilmente presa in prestito da “Chi”, la mia “bibbia”.
 

“Diario di bordo in ciabatte”: com’è difficile fare i genitori

Fare i genitori è sempre difficile, ma in vacanza è ancora più difficile.
Durante l’anno la mattina i bimbi vanno a scuola e per circa mezza giornata, se non di più, noi siamo liberi!
Liberi di lavorare, liberi di stare al telefono o al computer senza una cozza attaccata alla gamba che ti fa mille domande mentre tu stai cercando di risolvere mille problemi.
Ma in vacanza!?
In vacanza non si è liberi, mai.
Ecco perché quest’anno abbiamo deciso per la crociera: non abbiamo una babysitter fissa e quindi un bel kinder a bordo, compreso nel prezzo, ci sembrava un’ottima idea.
Lui va al kinder e noi in palestra.
Lui va al kinder e noi ci facciamo una sauna e un bagno turco.
Lui va al kinder e noi ci facciamo una bella cenetta romantica.
Ecco, appunto…
Peccato che nel kinder di questa nave non parlino italiano, come invece ci avevano garantito, e quindi Danny, una volta sì è una volta anche, fa dei capricci incredibili per andarci e poi li stessi li fa quando andiamo a riprenderlo perché a quel punto si sta divertendo e non vuole più uscire, argh!
Ieri sera il mio maritino ed io avevamo prenotato una cena romantica in un ristorante di carne della “paiura” (traduzione: ottimo).
Abbiamo fatto mangiare Danny alle 19.30 con il suo nuovo amichetto italiano conosciuto al kinder e poi lì lo abbiamo portato.
Scene di pianto e urla da capriccio estremo!
Mi è saltato il nervo e non ci ho più visto.
Gli ho urlato dietro che non lo sopportavo più, che il giorno dopo non sarebbe entrato in piscina e chi più ne ha più ne metta.
Lo abbiamo messo a letto alle 20.30 e alle 20.35 dormiva.
A quel punto mi sono sentita una schifezza: quella sera Danny aveva fatto mille capricci perché era stanco morto e se era arrivato a quel punto era anche per colpa nostra: non mi sarei dovuta arrabbiare così tanto.
Trovo sia giusto arrabbiarsi per normali capricci, ma se i capricci sono una conseguenza della stanchezza, allora bisogna prima chiedersi di chi sia la responsabilità di quella stanchezza.
Danny normalmente cena alle 19.30 e va a nanna entro le 21, ma da quando siamo in crociera sta facendo orari parecchio diversi e di giorno, se si scende dalla nave, si va in giro, si cammina e si sta sotto il sole per ore.
Ieri a Santorini tra salite e discese con asini e escursioni in quod, siamo stati in giro 6 ore.
Era normale che ieri sera sarebbe stato stravolto e io, da brava mamma, avrei dovuto immaginarlo e metterlo a letto presto e invece brava non lo sono stata e ho voluto strafare prendendomela poi con lui.
Per fortuna il mio maritino, che nonostante i capricci è riuscito a restare più lucido, ha avuto la bella idea di andare al buffet a prenderci un vassoio con la cena e ci cenare noi due nel balcone della nostra camera mentre Danny dormiva dentro: serata recuperata e anche molto piacevolmente.
Per fortuna sbagliando si impara e quindi ora tiro un paio di testate al muro, gli chiedo scusa e mi rimetto in carreggiata.
Ora ce ne andiamo in piscina.
Oggi giornata in navigazione e domani Napoli.
Pizza, pizzaaaaaaa
Barbara

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Genitori: amici o nemici?

 
Essere genitori è davvero dura, ma per fortuna ho avuto degli ottimi esempi.
Avere degli ottimi esempi è cosa buona e giusta, ma può essere cosa buona e giusta anche un’esperienza magari non proprio positiva, perché dagli errori si può solo che imparare.
papivenesssssiafotoMio papà è nato nel 1922 e quindi quando sono nata io nel 1970, lui aveva già 48 anni.
48 anni di differenza, specialmente in quei tempi (oggi sarebbe stato parecchio diverso), erano tanti, forse troppi.
Quella grande differenza di età non ci ha aiutato molto e poi il mio papà era sempre via per lavoro quindi se devo proprio essere sincera…non l’ho vissuto tantissimo il mio papà.
Quando c’era era spesso impegnato a dirmi cosa fare e cosa non fare e ad insegnarmi tutto quello che lui aveva imparato.
In quegli anni forse avrei preferito meno ramanzine, meno insegnamenti e più complicità in altre cose, ma col senno di poi devo dire che mi ha fatto del gran bene.
Me ne sto accorgendo ora.
Mio padre in auto era un grande: macinava km e km per lavoro e per tornare da noi e mi ricorderò sempre quando cercava di trasmettermi le sue “perle” di saggio automobilista: “non frenare mai quando non è strettamente necessario perchè i freni vanno conservati per quando davvero ti serviranno; se l’autostrada non è piena viaggia sempre nella corsia di mezzo così se ti dovesse capitare la sfortuna che ti scoppia una gomma o altro, avrai sempre lo spazio necessario per reagire” e tanto altro.
E poi papà era un vero galantuomo quindi guai a versarsi l’acqua da sole a tavola.
Quando c’era lui ci pensava lui.
L’uomo deve aprire la portiera dell’auto alla sua donna; l’uomo salendo le scale deve stare dietro, così se la donna scivola lui riesce a prenderla…
Quante cose mi ha insegnato il mio papà, peccato che oggi non ci siano più tanti uomini attenti al galateo e magari quando fanno certi gesti si capisce subito che li fanno perchè la vogliono e quando gliela dai…smettono di farli! Sob
Ok non era il papà che si sedeva a giocare con me o che mi portava sulle altalene al parchetto, ma quanti padri ai nostri tempi lo facevano?
E’ una cosa abbastanza nuova che i padri giochino con i loro figli.
mammavenessssssiaaafotoMa ora parliamo di mia mamma.
So che parlo spesso di lei, ma non posso farne a meno perchè non sarei quello che sono se non avessi una mamma come lei al mio fianco.
Mamma e papà non mi hanno mai proibito nulla,  ma mi hanno sempre spiegato cosa facesse bene e cosa facesse male, cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato e poi lasciavano a me decidere.
Mi ricordo che mia mamma mi diceva sempre: ” Se vuoi fumare o bere fallo pure, ma fallo davanti a me, non farlo di nascosto!”
E infatti fumai la mia prima sigaretta a 24 anni, oggi non sono una fumatrice e non amo bere.
Mamma e papà non mi hanno mai giudicata, ma mi hanno sempre ascoltata cercando di darmi i giusti consigli.
Mamma era quella che passava la maggior parte del tempo con me quindi ora vi parlerò di lei.
Di lei che è sempre stata per me un’amica e una confidente.
Di lei che spesso si ritrovava le mie amiche in camera sua. Le raccontavano i cavolacci loro perchè a volte si sentivano più a loro agio a parlare con lei che con le loro mamme.
Molti dei miei compagni erano invidiosi di me perchè io ero molto più libera di loro.
Io a 13 anni in estate andavo a Ibiza con i miei genitori, uscivo a ballare da sola fino alle 3 e quando tornavo a scuola lo raccontavo tutta contenta.
Non amavo bere e non mi drogavo quindi per i miei genitori non c’era nulla di male in quel mio grande amore per la musica e per il ballo.
Sapevano dove trovarmi e sapevano con chi fossi.
A 13 anni ho iniziato ad organizzare le mie prime feste a casa a Venezia.
La spesa per le feste la facevo con mia mamma che era felice che casa sua fosse il punto di ritrovo mio e dei miei amici.
Mica scema mia mamma!
Lei a inizio serata veniva in salotto a salutare tutti e poi spariva in camera sua e non sbucava più, lasciandoci liberi di giocare indisturbati al gioco della bottiglia o di ballare i lenti con le luci spente.
Ma eravamo lì a due metri dalla sua camera e lei si sentiva sicura.
A Venezia non ci sono le macchine ed è una città sicuramente più tranquilla dove far crescere i figli, ma vi assicuro che bastano poche frequentazioni sbagliate e anche una città come Venezia può diventare la città più pericolosa del mondo.
Alcune mie compagne venivano da me e mi dicevano “Ma perché tu il sabato sera puoi già tornare all’una di notte e noi no!?”
Eh sì, perchè quando non facevo le feste a casa mia e uscivo per andare a casa di qualcun altro o semplicemente solo per una pizza e per stare un pò fuori, io potevo rientrare sempre più tardi dei miei compagni.
Allora io rispondevo: “Ma tu a tua mamma racconti chi frequenti, chi ti piace, dove vai, cosa fai?!”
E loro: “No, ma sei matta?!”
Ecco! E’ lì il problema: se tu tratti i tuoi genitori come dei “nemici” ai quali non raccontare mai nulla, loro come faranno a fidarsi di te e a lasciarti libero di fare le tue esperienze sapendo che se anche sbaglierai non sarà mai per farti davvero del male?
Mio papà aveva 48 anni più di me e quindi guai a chi mi toccasse!
Forse è volato in cielo ancora convinto che io fossi vergine (anche se mio figlio aveva già 3 anni), ma mi mamma di me ha sempre saputo tutto.
I nostri genitori prima di diventare genitori sono stati adulti e prima di essere adulti sono stati ragazzi, adolescenti, bambini.
I nostri genitori hanno vissuto le stesse cose che abbiamo vissuto noi e magari hanno anche nostalgia di quegli anni passati che non torneranno più, e attraverso noi e i nostri racconti possono riviverli.
Ora faccio un appello ai giovani sperando che qualcuno di loro finisca per sbaglio nel mio blog…
I genitori sono prima di tutto genitori, ma possono essere anche amici e saggi confidenti.
Raccontate loro dove andate, cosa vedete, chi conoscete, chi vi fa battere il cuore e chi vi fa stare male.
Condividete con loro le vostre emozioni, belle o brutte che siano.
Fateli tornare indietro nel tempo e date loro modo di rivivere le loro vittorie e i loro errori.
Chiedete consigli, fatevi coccolare  e consolare.
I nostri genitori sono lì per noi e non contro di noi.
Adesso una raccomandazione però la faccio ai genitori: non siate sempre pronti a giudicare e a rimproverare i vostri figli appena fanno una mossa sbagliata perché quello è il modo per allontanarli.
Ok guidare, insegnare e cercare di salvaguardare i figli, ma troppa severità, troppe critiche e soprattutto troppa protezione…rischiano di fare più danni di Bertoldo.
Avete sbagliato voi? 
Bene! Allora lasciate sbagliare anche noi ogni tanto.
Sbagliare fa bene ed imparare a rialzarsi fa ancora meglio.
Non c’è giorno in cui io non mi chieda se saprò essere un buon genitore e non c’è giorno in cui io non mi risponda che farò quello che potrò come hanno fatto i miei genitori con me.
Il buon esempio non mi manca e poi ho al mio fianco un papà delle nuove generazioni, uno di quei papà che puoi lasciare tranquillamente anche un week-end intero con suo figlio.
Un papà che si siede per terra e che con suo figlio ci gioca.
Un papà che prende suo figlio e lo porta ai gonfiabili lasciandomi la casa libera e silenziosa per farmi uno di quei lunghi bagni rilassanti che io amo tanto.
Un papà che una sera sì e una sera no, si sdraia nel letto di suo figlio, accanto a lui, e gli legge una favola.
Sono cambiati i tempi…
Barbara