E’ lunedì, e io il lunedì…so già come finisce.
Io odio la mattina.
Io odio svegliarmi presto.
Io odio svegliarmi presto il lunedì, perché so già come finisce.
Mi sono trasferita a Milano nel 1989 per studiare “Relazioni pubbliche” allo IULM e, mentre studiavo, ho iniziato subito a fare pratica.
Andavo in giro come una trottola per molti locali di Milano.
In quei locali ho fatto le ore piccole, in quei locali ho incontrato e conosciuto un sacco di gente e, ben presto, in alcuni di quei locali, ho iniziato a lavorarci.
In quegli anni spesso andavo a letto con la luce, e ora?
Ora mi sveglio col buio.
Chiedereste ad un pipistrello di farsi una lampada?
Ecco, forse mi sono spiegata.
Ormai sono anni che non esco più come una volta e che se esco, torno molto presto.
Ma io, comunque, odio svegliarmi presto la mattina, e se poi è lunedì…
Il lunedì Danny boy ha basket e quindi esce alle 18, e se lo porta a scuola il suo papa, entra anche un po’ prima.
Capite bene che dopo un week-end passato a casa, il lunedì diventa una vera e propria tragedia.
Ecco che entra in campo lei: Santa Maria.
Ora le chiamano “commesse”, ma Maria per me è La vera “bidella”.
Avete presente le bidelle di una volta?
Quelle che sono sempre nel posto giusto al momento giusto?
Quelle che hanno un sorriso e una parola dolce per ogni bambino?
Quelle che hanno una pazienza da fare invidia a qualunque mamma che ci sia sulla terra?
Santa Maria è così, se non di più.
Santa Maria non è una commessa, Santa Maria non è una bidella.
Santa Maria è un angelo, un angelo biondo.
Sono grande e grossa e sembro una roccia, ma sotto sotto (e neanche tanto sotto, perché si vede), sono una sensibilona.
Quando vedo mio figlio piangere, sto male.
Avete presente quando hai la sensazione di avere un macigno gigante nello stomaco?
Ecco.
Avete presente quando dite a vostro figlio di non piangere e cercate di farlo sorridendo, e invece vorreste piangere anche voi, abbracciarlo e riportalo a casa?
Ecco.
Oggi Danny è andato a scuola col suo papà e uscendo di casa, con la lacrima già pronta, mi ha detto: “Mamma prometti che oggi mi pensi? Tutto il giorno, anche quando gioco a basket?!”
Che strazio…
E poi la telefonata di mio marito che mi ha raccontato delle scene di pianto che ha fatto, anche oggi.
E quel groppo in gola che non si muove, e resta lì.
Quando una è sensibile come lo sono io…
Hai solo voglia di tornartene a letto, sotto al piumone.
E chi se ne frega della spesa, e chi se ne frega degli allenamenti, delle lavatrici, e degli appuntamenti di lavoro.
Mio figlio è triste?
E allora sono triste anche io.
Poi quando pensi che la tua giornata sia ormai rovinata…
Il telefono suona di nuovo e sullo schermo appare una scritta “Maria”
“Sono qui con Daniele che ci teneva a dirti una cosa”
“Mamma ho pianto un po’, ma ora va tutto bene, ci vediamo dopo. Un bacio!”
E quel punto non capisci se è più forte la voglia di abbracciare lei o di “strozzare” lui.
Come è dura fare la mamma.
Ma come è bello sentirsi amate, così.
Barbara