Ieri ero al parchetto con mio figlio, che a novembre compirà 8 anni.

Di solito io mi trovo un posto in panchina, e lui scorrazza liberamente con i suoi amichetti per il parco, sempre controllato, anche se da lontano.

Ma ieri sulle panchine non c’era posto, e quindi mi sono seduta su un muretto, vicino a dove Danny si era messo a giocare a calcio con un suo compagno di classe, e altri due bambini della loro età.

Ad un certo punto, mentre leggevo il giornale, vedo che si avvicinano 3 bambini un po’ più grandi, e sento che Daniele dice al più altro di loro: “Tu sei un bullo vero?!”

Immaginate la mia faccia?!

Ecco, peggio!

Praticamente mi è calata la mandibola, mi si sono sbarrati gli occhi, e si sono improvvisamente ingrandite le orecchie, nel tentativo di non perdermi neanche una parola di quell’interessante conversazione!

“Qui ci stiamo giocando noi, non potete giocare qui! Se volete vi presto la mia palla, ma trovatevi un altro posto!”

Stavo per applaudire, ma mi sono trattenuta!

Se quello era davvero un bullo, allora ero davvero fiera di come mio figlio gli aveva riposto.

Ho aspettato la prima pausa della partitella di mio figlio, e poi lo ho chiamato vicino a me, perché nessuno potesse sentire quello che stavo per chiedergli.

“Amore ho sentito che chiedevi a quel bambino se era un bullo, ma tu lo sai cos’è un bullo?”

“Certo mamma: un bullo è un bambino che picchia, e quel bambino lì è un bullo. L’anno scorso mentre con i miei compagni, nel cortile delle scuola, giocavano a prendere le bambine, lui si è avvicinato a me, mi ha pestato forte un piede, e mi ha detto di lasciare stare le bambine. Lo sanno tutti a scuola che quello è un bullo: me lo ha detto un mio compagno. Sai mamma che i bulli a volte li bocciano, anche se sono bravi a scuola?!”

Sapere che qualcuno aveva spiegato a mio figlio cosa fosse un bullo, prima che lo facessi io, un po’ mi ha dato fastidio.

Il problema è noi genitori a volte pensiamo che i nostri figli siano ancora troppo piccoli, per essere informati, e messi in guardia, su certe cose, e invece…

E invece i tempi corrono, e loro crescono, molto velocemente.

Il problema è che loro, giustamente, pensano che il bullo sia solo il bambino che alza le mani con facilità, e invece forse il bullismo fisico è quello che meno mi spaventa.

Prendere in giro un bambino, magari debole, sensibile, o con degli handicap, può fare più mal di uno schiaffo: lo schiaffo passa, ma il dolore delle parole rimane.

Ecco perché il bullismo verbale mi fa più paura di quello fisico.

Per non parlare del bullismo psicologico, che porta la vittima all’isolamento dal resto del gruppo, magari seguito anche da voci messe in giro per isolarlo.

E visto che ormai i bambini ricevono il loro primo smartphone sempre più presto, non si può non parlare anche di cyberbullismo o di bullismo elettronico.

Avete presente quando la vittima viene presa in giro, o malmenata, e i fieri amici del bullo riprendono e fotografano il tutto, per metterlo poi in rete, facendo in modo che la diffamazione si allarghi a macchia d’olio?!

Ecco, questo secondo me è davvero il gesto peggiore che si possa fare (ricordatevelo alla fine di questo posto…)

Leggevo su internet che il bullismo indiretto, meno visibile di quello diretto, è forse il più pericoloso, perché  reca danno non solo alla vittima, ma anche alle relazioni della vittima con gli altri.

Il bullismo indiretto, specialmente quando avviene attraverso il bullismo psicologico,  esclude e isola la vittima attraverso pettegolezzi e maldicenze sul suo conto.

Dopo aver letto tutto ciò, il mio pensiero non poteva che andare indietro alla scorsa settimana, quando sul Corriere della Sera ho trovato l’articolo che ho pubblicato qui sopra.

Avevo già scritto cosa penso, ogni tanto, della leggerezza con cui la stampa affronta certi argomenti

Bene, oggi ci risiamo!

Se bullo è colui che mette in difficoltà una persona debole, picchiandolo, o rendendolo ridicolo davanti agli altri, chi è il vero bullo ora?

Il ragazzo che con lo scotch da pacchi ha legato ad un albero un uomo con problemi di alcolismo, o il giornalista che ha scritto il pezzo e che ha pubblicato la foto di questo povero signore su un quotidiano nazionale?

Il povero signore della foto è di Andria, e lo hanno pure scritto.

Andria è un piccolo paese vicino a Bari, che io conosco bene, visto che una delle mie più care amiche è di Andria.

Secondo voi come può essersi sentito questo signore quando ha visto la sua foto, legato ad un albero con lo scotch, pubblicata sul giornale?!

Ok, non si vede la faccia, ma non credo che negli ultimi  mesi, ad Andria, molti 50enni, con problemi di alcolismo,  si siano fatti legare ad un albero in cambio di pochi spiccoli (il giornalista ha scritto proprio tutto!)

Approfittarsi della debolezza di un uomo con dei problemi, che sicuramente sono la conseguenza di una situazione familiare, e/o finanziaria, poco felice, è da balordi, da bulli, ma pubblicare una notizia del genere, con tanto di foto, non è da meno, anzi.

Da chi per lavoro si occupa di comunicazione, ci aspetterebbe ben altro no?!

Cribbio!!!

Ma come si può cercare di contenere un fenomeno così antico, ma sempre così pericoloso, come il bullismo, quando la stampa permette la pubblicazione di articoli del genere?!?!

E’ come andare dal proprio figlio ed urlargli di non urlare!

Questa volta, scusate, ma non mi viene nessuna battuta per concludere questo post con un po’ di leggerezza, quindi passo e chiudo.

Baci

Barbara