Il fatto che la mia motivatrice sia anche una mia amica su facebook, è una bella fortuna, o sfortuna (dipende sempre dai punti di vista).
Se torno a Milano e lo scrivo su facebook, lei lo sa subito, e agisce.
Se poi il ritorno è quello da vacanze con abbuffate, il messaggio su whatsapp arriva appena scendo dal treno (manco avesse delle telecamere che mi seguono 24 ore su 24)
“Che fai domani mattina? Vieni a farti un bel giro in bici con me verooo!?”
Avrei forse potuto dirle di no dopo tutto quello che mi sono “scofanata” in queste vacanze?!
E poi mio marito domani parte per lavoro e se ne va in Cina per 10 giorni.
Quale miglior occasione per lasciare i due ometti a godersi una bella mattinata senza mamma?
Ho aspettato che Danny si svegliasse e arrivasse in camera nostra urlando tutto felice che la Befana era arrivata e aveva riempito la sua calza con un sacco di dolciumi e regalini; ho fatto colazione (con un caffè amaro, una fetta di pan carré tostato e mezzo pompelmo); mi sono vestita da combattimento, ho indossato il cappello da Befana e sono saltata sulla mia bici diretta sotto casa della mia motivatrice.
Immaginatevi la sua faccia quando ha visto la sua allieva Befana che l’aspettava all’angolo…
Ho pensato che se l’Epifania tutte le feste porta via…magari sarebbe riuscita a portare via anche un po’ del risultato delle vacanze, ops.
Vivo a Milano da quasi 25 anni, ma un giro in bici sui navigli ancora non lo avevo fatto: bellissimo!
La giornata di sole ha fatto la sua, ma anche il percorso non è stato niente male.
Siamo partite da Corso Lodi e siamo arrivate, lungo il naviglio, fino a dopo Rozzano.
Davvero un bel giretto di 22 km.
Ad un certo punto abbiamo anche incontrato una gigante nutria che io, da buona Veneziana, avevo scambiato per una gigante pantegana.
Alla fine del mio allenamento ho raggiunto i miei uomini al parchetto sotto casa, giusto in tempo per vedere Danny che riusciva a partire da solo sulla sua nuova altissima bici (non arriva neanche a terra coi piedi!)
Le due befane saranno anche partite in ritardo e con un mezzo alternativo, ma si sono godute una splendida mattina dì sole e magari sono anche riuscite a bruciare qualche fetta di panettone!
Se volete sapere da dove arriva la veranfigura della befana, vi do una mano io raccontandovi quello che ho appena letto.
Anticamente la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura.
I Romani erano convinti che in queste dodici notti, delle figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri.
A guidarle queste figure femminili, secondo alcuni, era Diana, dea lunare legata alla vegetazione, secondo altri una divinità minore chiamata Satia (sazietà) o Abundia (abbondanza).
La Chiesa condannò tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche.
Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni che sfociarono nel Medioevo nella nostra Befana, il cui aspetto, benché benevolo, è chiaramente imparentato con la personificazione della strega.
L’aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell’anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all’inizio dell’anno.
Che dire ancora?
Che domani Danny, finalmente, torna a scuola.
Che io andrò a bruciare ancora un po’ di calorie, magari con una bella camminata con la mia motivatrice
E che, dopo scuola, il mio biondino ed io smonteremo l’albero di Natale, metteremo via tutti i vari addobbi e ci riapproprieremo della nostra casa in modalità “inverno in attesa del carnevale” (prossimo importante appuntamento)
Buon lunedì 
Barbara

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