Ma davvero venerdì 17 porta sfortuna? E, sopratutto, perchè?
Nell’Antica Grecia, i seguaci di Pitagora odiavano il 17 perché si trovava in mezzo a due numeri perfetti come il 16 e il 18.
Nell’Antico Testamento si dice che il giudizio universale era iniziato il 17esimo giorno del secondo mese.
Sulle tombe, i romani scrivevano VIXI, ho vissuto quindi sono morto. Una parola non molto allegra che venne confusa con XVII (il 17 ).
Il venerdì invece si pensa sia sfortunato perché, nella tradizione cristiana, è il giorno della morte di Gesù Cristo.
Somma le varie superstizioni, ed ecco che si arriva al venerdì 17.
Per fortuna che non sono superstiziosa: secondo me la sfiga non ha un calendario, e arriva quando ne ha voglia lei, e quando arriva spesso non si accontenta di un giorno solo.
Se devo pensare ad un periodo sfigato della mia vita, la mia memoria torna veloce a quella vacanza fatta con Alessia Marcuzzi.
Era il dicembre del 1999
Non avevo figli, e neanche uno straccio di fidanzato.
Ero libera di andare dove volevo, e quindi avevo programmato di andare a trovare la mia amica Ursula che si era trasferita a vivere a Grenada, ai Caraibi.
Un giorno, chiacchierando con la mia amica Alessia (Marcuzzi) scopriamo che anche lei aveva programmato di andare a trascorrere le vacanze di Natale e il capodanno ai Caraibi, a Saint Barth, con il suo assistente dei tempi (eravamo single tutte e due).
“Dai Babi vieni prima a Saint Barth con me, e poi raggiungi la tua amica a Grenada per capodanno”.
Come dire di no ad una proposta tanto allettante?
Saint Barth e Grenada non erano così lontane, sulla cartina (Li mortacci! Alla fine, con i voli interni, che facevano più fermate di un treno regionale, ci ho poi messo 5 ore da un’isoletta all’altra!!!).
Alessia e il suo assistente partivano da Roma, e io da Milano Malpensa.
Avevamo appuntamento all’aereoporto di Londra, e da lì avremmo proseguito assieme sullo stesso volo, per Saint Martin.
Alle 4 del mattino ero a Malpensa, con la mia borsa a tracolla e la mia valigia.
Incontro un amico fotografo che sarebbe dovuto partire per un viaggio di lavoro.
Gli avevano appena rubato tutta l’attrezzatura da sotto gli occhi, era incavolato nero, e aveva ovviamente deciso di rinunciare al viaggio.
L’aereoporto a quell’ora era quasi vuoto. Ma come aveva fatto a farsi fregare così?! (ma quando mai ho pensato ad una cosa del genere!!!)
Stavo andando a prendere un carrello, quando ecco che arriva un ragazzo e mi porge il suo.
Allungo il braccio per prenderlo, e in quel momento un altro ragazzo, da dietro, infila la mano nella mia borsa a tracolla e mi ruba il portafoglio.
Ovviamente me ne sono accorta solo dopo, al bar, una volta che avevo imbarcato la valigia e che si stava facendo forte in me la voglia di cappuccino e cornetto.
Ho denunciato il furto, ma visto che avevo in mano il mio documento e il biglietto dell’aereo, ho deciso di partire lo stesso.
All’aereoporto di Londra mi aspettava Alessia, e i soldi me li avrebbe prestati lei.
Arrivata a Londra mi finisce il credito del cellulare, e senza soldi non posso caricarlo. Non trovo Alessia se non dopo 3 ore, al gate da dove sarebbe partito il nostro volo.
Finalmente arriviamo a Saint Martin, ma la mia valigia no!
Dopo il furto del portafoglio, ci mancava anche lo smarrimento della valigia.
Prendiamo un volo interno per Saint Barth, senza la mia valigia, e arriviamo nella “nostra” super villa nella baia del vento.
Uno pensa che nella baia del vento ci sia vento, ma non così tanto.
La casa era in alto su una sorta di roccia a picco sul mare, e di notte facevamo fatica a prendere sonno: si alzava un vento talmente forte che gli schizzi dell’acqua della piscina arrivavano a sbattere contro la finestra della nostra camera.
Alessia aveva dei soldi da prestarmi, ma erano lire, e quindi dovevo andare a cambiarli in paese.
A quel punto il guardiano della casa si offre di accompagnarmi in paese, in moto.
Partiamo, lui prende un dosso a tutta velocità, e io volo sull’asfalto.
Ero in costume e pareo, quindi vi lascio immaginare le abrasioni sul mio lato B, e non solo.
Dopo 4 giorni riparto per raggiungere la mia amica a Grenada, e all’aereoporto di Saint Martin ritrovo finalmente la mia valigia.
Non vi dico la paura sul mini volo Saint Barth-Saint Martin: ero l’unica passeggera, e ad un certo punto c’è stata un’avaria, per fortuna risolta, ma che fifaaa.
Arrivata finalmente a Grenada, inizio a rilassarmi, anche se con tutte quelle ferite non potevo prendere troppo sole, e fare il bagno mi bruciava di brutto.
Ho fatto fuori un’intera di pianta di aloe per curare le mie ferite, ma alla fine ho iniziato il 2000 alla grande, con la mia valigia e la mia più cara amica accanto a me.
Ho sempre pensato che avrei dovuto scrivere un libro su quella vacanza, specialmente dopo che Air France mi ha perso di nuovo la valigia, al ritorno.
La avevano buttata su tapis roulant sbagliato, ma per fortuna me ne ero accorta, ed ero tornata a casa con lei.
Non mi parlate di venerdì 17 o di venerdì 13, perché, ripeto, la sfiga non ha l’agenda, ma arriva quando meno te lo aspetti.
Oggi però esco a piedi, e con uno spicchio di aglio in tasca.
Non si sa mai! Hihi
Besos Barbara
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