“Binge eating disorders”: la malattia del secolo

 
Si è parlato tanto della “depressione”, come la malattia del secolo, ma non ho mai sentito nessuno parlare di “Binge Eating Disorder”.
Eppure le due cose sono spesso collegate…
Hai voglia di qualcosa e allora vai in cucina e decidi di fare la brava, e di mangiare un frutto.
Ma dopo un po’ senti che quel frutto non ti è bastato, e allora torni in cucina, apri il frigo e prendi uno yogurt, magro, alla frutta.
Ti siedi sul divano e in 2 minuti ti divori il tuo vasetto.
A quel punto, se fosse stata fame, dovresti essere a posto, ma non era fame…
Ti alzi e torni in cucina.
Prendi il barattolo dei biscotti, togli il coperchio, infili la mano, ne afferri una manciata, torni sul divano, e mentre tuo marito non vede perché sta guardando la partita, o sta lavorando al computer, ti mangi i tuoi biscotti uno dietro l’altro, in un batter d’occhio.
“Ma cavolo!!! Perché non mi sono bastati il frutto, e lo yogurt? Perché ho mangiato pure i biscotti?”
Ed ecco che iniziano i sensi di colpa.
E allora che fai?
Torni in cucina, mangi un pacchetto di crackers con le sottilette e, non contenta,”rubi” anche due merendine a tuo figlio, e ti mangi pure quelle.
“Le merendine di mio figlio? Ma che imbecille che sono! Ma come mi è presa di mangiare pure quelle? E dopo aver mangiato il salato”.
Salato, dolce, salato, dolce…
I sensi di colpa aumentano, e tu che fai?
Vai in bagno a vomitare?
No, quello lo fa chi soffre di bulimia.
Chi soffre di “Binge eating disorders” ha gli attacchi di fame, ma dopo non vomita.
Chi soffre di “Binge eating disorders” dopo aver mangiato si fa prendere dai sensi di colpa.
E come si fa ad attenuare quei sensi di colpa?
Si rimangia, di nuovo, velocemente, e, se possibile, senza farsi vedere da nessuno. 
Come faccio a sapere tutte queste cose?
Perché io da anni soffro di “Binge eating disorders“.
Si tratta di un comportamento patologico caratterizzato da due componenti: 
1) desiderio di dimagrire 
2) perdite di controllo sul cibo, dovuti a nervosismo, emotività, noia e malinconia.
Sì, sì, sto parlando delle famose “abbuffate compulsive” 
La quantità di cibo mangiata in quei momenti, può variare da soggetto a soggetto: l’aspetto caratteristico è non voler ingrassare, ma non riuscire ad evitare di mangiare fuori dai pasti alimenti calorici, pur non amando le proprie forme ed il proprio peso abbondante.
Questo comportamento è anche chiamato “dissonanza cognitiva”: pensieri e decisioni si contrastano tra di loro per incoerenza logica.
La binge eater, quando perde il controllo su cosa e quanto mangia, ha deciso che la sua giornata è oramai “compromessa” e quindi a volte, invece di fermarsi, va avanti ad oltranza. 
Questi attacchi di fame avvengono circa 2 volte a settimana.
La binge eater (uso il femminile perché capita più spesso alle donne) vorrebbe limitarsi ad un piccolo assaggio o limitare il numero di pezzi di cibo, ma non riesce ed eccede, anche se non vorrebbe arrivare a tanto.
Da quando ho fatto il digiuno, e ne parlo, ho scoperto che un sacco di amiche  hanno il mio stesso problema.
Il digiuno ci ha aiutato molto perché più che far perdere peso (in questo caso importante, ma non risolutivo) ti fa sentire molto forte, per esserci riuscita, ed aumenta molto l’autostima: una persona che impara a volersi bene, avrà meno attacchi di fame.
Mi sono chiesta come mai siano più le donne a soffrire di questo disturbo e forse lo ho capito, forse.
Il cibo è un modo per sfuggire le problematiche della vita, qualsiasi esse siano.
La perdita di controllo sul cibo a volte sembra essere utile per allontanarci da stati emotivi intollerabili come l’ansia, la rabbia o più semplicemente una vaga malinconia di fondo.
E forse, anche se le donne si sono evolute, restano comunque il “sesso debole”… nel senso che sono più soggette a stati emotivi di questo genere.
Il problema è che il binge eater vede solo gli aspetti positivi del cibo introdotto a breve termine (eliminazione dell’ansia o del nervosismo) e non gli effetti negativi a lungo termine.
Il binge eater si concentra solo sull’immediato e non sul dopo.
Spesso la storia di queste persone è caratterizzata da un elevato numero di diete.
Nonostante ogni volta si impegnino con “fermezza e grandi propositi”, non riescono a seguire nessuna dieta oltre pochi giorni, perché si arrendono regolarmente, ricadendo nelle perdite di controllo alimentare, per cui si concede altri strappi alla regola. 
Non ricordo neanche quante diete io abbia provato nella mia vita, ma sono state tante, tantissime.
Il mio problema, e di tutte le persone che come me soffrono di questo disturbo, è che a volte pretendo troppo da me stessa.
Ho un continuo bisogno di approvazione, a volte ho paura del giudizio degli altri, e non mi vergogno di dire che mi capita anche di sentirmi sola, anche quando non lo sono.
Quando poi diventi mamma e moglie, e ti ritrovi anche ad avere anche una serie di altre responsabilità…il gioco è fatto!
Questo disturbo spesso arriva dopo eventi stressanti e minaccianti l’autostima, come ad esempio: fallimenti scolastici o lavorativi, problemi sentimentali o sessuali, commenti negativi sull’aspetto fisico e difficoltà interpersonali (coniuge, suocera, colleghi di lavoro, amici).
Sono le variazioni emotive a dare il via alla crisi alimentare.
Ecco che il cibo funziona un po’ da psicofarmaco, da anestetico.
Il cibo diventa una coccola, e, per certe persone, va anche a sostituire il sesso.
Che cosa scatena la crisi alimentare?
Le improvvise variazioni del tono dell’umore (momenti di ansia, solitudine, noia, ripetitività, uno stile di vita o mansioni poco gratificanti); una situazione depressiva (difficoltà economiche e lavorative, relazioni extra coniugali, insoddisfazioni professionali o litigi con persone significative); la scarsa autostima di sé; sentirsi, vedersi grassa; il desiderio di trasformarsi a breve nell’immagine dei propri sogni; la fame durante un periodo di estrema restrizione calorica.
 
I binge eater, mangiando, perdono, per pochi minuti, i contatti con la realtà.
Ci sono persone che, per fuggire dalla realtà, si buttano nel tabacco, nell’alcol o nella droga, e altri che pensano di aver trovare la soluzione nel cibo.
“Pensano”…
 
Coccolarsi col cibo può far credere di essere riusciti a “bloccare” le emozioni negative come la tristezza, la solitudine, le frustrazioni, i rimproveri, le critiche… ma non è così!
Se uno continua a bloccare le sue emozioni col cibo non risolverà mai i suoi problemi di fondo, e le emozioni negative si ripresenteranno all’infinito.
Le abbuffate, passati i primi momenti piacevoli, determineranno altre emozioni negative: senso di colpa, crollo dell’ autostima, disgusto e paura di ingrassare.
E queste emozioni negative a cosa porteranno?
Porteranno a nuove abbuffate, e così via.
Ci sono siti che parlano di questo disturbo e offrono e-book, corsi on-line e tante altre belle cose che secondo loro dovrebbero servire come terapia di guarigione.
Beh! Io non ho comprato nulla e non credo che lo farò.
Secondo me già arrivare a capire di essere dei binge eater è un grande passo.
Una volta che hai capito quale è il tuo problema e perché arrivano gli attacchi di fame, a mio parere bisogna cercare di andare all’origine del problema.
So che non è facile, ma la vita è una sola e merita un po’ di impegno no?!
Se siete insoddisfatti perché non vi piace il lavoro che fate…cercate di capire cosa vorreste fare e provateci.
Se siete tristi perché le cose con il vostro i compagno non vanno bene…parlatene con lui e fategli capire che avete bisogno di lui.
Noi donne di oggi spesso diamo l’idea di non aver bisogno di niente e di nessuno, e invece agli uomini piace sentirsi indispensabili.
Quando gli attacchi di fame vengono la sera, vuol dire che ci sono dei vuoti da riempire, e la cosa più facile può sembrare quella di farlo con del cibo.
Cerchiamo di capire quali sono questi vuoti e cerchiamo di riempirli con più amore, più sorrisi e meno cibo!
Barbara
 
 

Come vincere gli attacchi di “fame” notturni

 
No no, non è il classico titolo d’effetto per attirare più lettori.
E non ho scoperto l’acqua calda, ma forse qualcosa di più importante!
Oh yessssssss
Prima di Natale mi sono regalata una super visita da una super nutrizionista e da un super allergologo.
Me ne avevano parlato diverse amiche, ma siccome costava parecchio, e le avevo già provate tutte, ho temporeggiato un po’ prima di cedere.
Vado, parcheggio, entro, aspetto e vengo accolta.
Tra la nutrizionista e l’allergologo, sono stata dentro 3 ore.
Devo dire che ero scettica, molto scettica.
Ho provato mille diete, ma ne sono sempre uscita sconfitta.
Magari ho vinto una battaglia o due, ma la guerra l’ho sempre persa.
Io soffro di un disturbo che si chiama “binge eating disorder”: ho un grande desiderio di dimagrire, ma spesso perdo il controllo sul cibo e cedo alle famose “abbuffate compulsive”.
A differenza di chi soffre di bulimia, io dopo le abbuffate non cerco di eliminare ciò che ho mangiato, ma mi vengono i sensi di colpa e l’unico modo che ho per eliminarli, è rimangiare ancora.
Secondo voi  una che soffre di questi attacchi , quanto successo può ottenere con una dieta?
Non mi sono mai vergognata di questo mio problema e infatti ne parlo spesso, e più ne parlo e più scopro che è pieno di donne che hanno lo stesso mio problema.
Gli attacchi di “fame compulsiva” spesso vengono a causa di malinconia, di mancanza di affetto, di un carico di stress dovuto a preoccupazioni varie etc etc 
Mi sono anche chiesta come mai siano più le donne a soffrire di questo disturbo.
Evidentemente perché alla fine noi donne abbiamo più cose degli uomini di cui occuparci e preoccuparci, specialmente quando diventiamo mamme.
Se avete tempo andate a farvi un giro nel sito che parla di questo disturbo: www.bingeeatingdisorders.com perché è davvero “illuminante”.
Ma torniamo a me.
Questi attacchi di “fame”, che poi fame non è, di solito mi venivano (ocio perché ho parlato al passato) la sera, dopo cena, ma a volte anche subito prima di cena, mentre cucinavo.
L’anno scorso, per provare a sconfiggere il mio problema, ho provato anche con 10 sedute di ipnosi.
Che senso aveva mangiare bene a pranzo e a cena se poi dopo cena arrivavo a mangiarmi anche 20 biscotti? O una confezione intera di merendine di mio figlio? O un panino col formaggio e poi di nuovo dolce, e di nuovo salato?
Ero stufa e speravo che l’ipnosi mi avrebbe salvato.
Non è successo, ma una cosa l’ho capita: i miei attacchi di “fame” notturni erano un tentativo di riempire dei vuoti.
Quali vuoti, starete pensando?
E chi non ha dei vuoti? E chi non vorrebbe sempre qualcosa di più? 
Quando diventi mamma ti ritrovi ad avere il doppio di cose da fare (se non di più) e il doppio di responsabilità (se non di più).
E’ normale che a fine giornata una, anche a livello subconscio, faccia il punto della situazione e si ritrovi magari a fare i conti con dei vuoti.
Per riempire quei vuoti ci vorrebbero 1000 abbracci, 1000 baci, 1 massaggio di 2 ore e una “catervata” di coccole.
Il problema è che la sera siamo tutti stanchi e quindi i vuoti rimangono.
E allora come si possono riempire questi vuoti in maniera più veloce e meno utopica?
Mangiando, tanto e velocemente.
Prima di andare da questo famoso medico, ho fatto il test delle intolleranze.
Questo medico richiede che sia fatto il test perché sostiene che per mangiare bene bisogna a volte eliminare quei cibi che non sono ben tollerati dal nostro corpo e che quindi portano ad infiammazioni.
E io ci credo!
Da quando ho iniziato a ridurre i latticini, per esempio, sto molto meglio, non ho più mal di testa, mi sono sgonfiata e altre cose di cui non mi piace parlare, ops.
E’ vero che dopo i 5 anni nessun essere umano ha gli enzimi per digerire i latticini e quindi in teoria siamo tutti intolleranti ai latticini, ma io lo sono più di altri.
Ad un certo punto ho guardato il dottore e gli ho detto: ” Dottore scusi la sincerità, ma io ho ascoltato tutto quello che mi ha detto riguardo ad intolleranze , insulina, indice glicemico etc etc, ma sono molto scettica perché credo che, anche se dovessi seguirla in tutti i suoi consigli, i miei attacchi di fame non svaniranno nel nulla”
Ovviamente gli avevo raccontato tutto e mentre raccontavo mi erano anche scese due lacrime, o forse più.
Quando combatti una guerra, vinci qualche battaglia, ma poi ne esci sconfitta, sempre…fa male!
Quando parlo dei miei attacchi di “fame compulsiva”, è per me inevitabile pensare ai vuoti, al carico di responsabilità e alla stanchezza che a volte si impossessa di me, e crollo.
A quel punto il medico mi ha guardato e mi ha detto una cosa che non dimenticherò mai.
Mi ha detto: “Tu quei vuoti li devi riempire, solo che devi iniziare a farlo appena ti svegli, e non la sera”
Vi può sembrare una cavolata, ma non lo è.
Noi italiani abbiamo l’abitudine di fare una colazione “povera” e veloce, un pranzo decente e una cena abbondante.
La mattina siamo sempre di corsa, a pranzo abbiamo un po’ più di tempo e a cena siamo capaci di stare seduti a tavola anche per ore.
S.B.A.G.L.I.A.T.O.!
La prima colazione dovrebbe essere il pasto più importante della giornata, il pranzo un po’ menò e la cena “menissimo”.
So che per uno che la mattina è abituato ad un veloce caffè e ad un paio di biscotti volanti o ad una briosc, abituarsi ad altro è difficile, ma pian pianino ci si abitua a tutto.
Mia mamma dieci anni fa non voleva imparare a scrivere un sms sul cellulare e adesso chattiamo su facebook.
Ho iniziato a fare i primi esperimenti già a dicembre, ma poi con le feste, i pranzi, le cene e la vacanza in Puglia, ho lasciato perdere.
Mi ci sono rimessa da 5 giorni e devo dire che sono F.E.L.I.C.I.S.S.I.M.A
E’ da 5 giorni che non ho un attacco di fame: un record.
La mattina mi sveglio, bevo un bicchiere d’acqua e la prima cosa che mangio è un pezzo di frutta.
Ogni pasto andrebbe iniziato con qualcosa di fresco, crudo e colorato (frutta o verdura).
Non so spiegarvelo bene perché non sono un medico, ma quello che ho capito è che se tu al tuo corpo, come prima cosa, dai qualcosa di sano, il metabolismo si mette subito in moto per bruciare i grassi accumulati, per produrre l’energia necessaria ad affrontare la giornata.
Se tu al tuo corpo, come prima cosa, dai qualcosa ricco di zuccheri, allora lui brucerà quello per produrre energia, e il tuo grasso resterà al suo posto!
Dopo la frutta (ne basta un pezzetto, non serve un frutto intero) mangio proteine , un caffellatte (senza zucchero) e carboidrati.
Le proteine vanno SEMPRE mangiate, ad ogni pasto, assieme ai carboidrati.
I carboidrati sono zuccheri e quindi con loro, per raggiungere il giusto equilibrio, vanno sempre mangiate le proteine.
Il pasto ideale dovrebbe stare dentro ad un piatto (frutta e verdura senza condimento possono essere mangiate a volontà) nelle proporzioni di 1/3 di proteine, 1/3 di verdure e 1/3 di carboidrati.
Ma torniamo alla colazione che è la cosa più importante.
So che non è facile abituarsi ad un nuovo tipo di colazione, ma vi giuro che vale la pena.
Come proteine si può mangiare del prosciutto cotto, un uovo, della ricotta con un filo di miele, o della frutta secca con guscio ( mandorle, noci, nocciole. Ne bastano 7).
E poi vai di carboidrati integrali come biscotti, fette biscottate o cereali, sempre integrali.
Si può usare un po’ di marmellata, ma la cosa più importante e NON usare zucchero.
Non usate zuccherò nel caffè (ci si abitua tutto) e usate marmellate che abbiano solo lo zucchero della frutta.
Lo zucchero “chiama” zucchero.
Ecco perché anche i dolcificanti fanno male: perché fanno comunque le veci dello zucchero e mangiando zucchero, resterà sempre la voglia di altro zucchero.
La sera spesso mi dicevo “mangio un biscotto, uno solo, e poi basta”.
Ma una volta che inizi a mangiare zucchero, sei fregata: zucchero chiama zucchero.
Che dire?
Che da quando i vuoti inizio a riempirli dalla mattina, la sera arrivano già pieni, e non ho più gli attacchi di fame.
Se la mattina mi alleno, a pranzo mangio anche la pasta (integrale), non dimenticando mai proteine e verdure (per fare più veloce va benissimo un piatto di pasta con ragù e verdure)
La sera invece mangio carne o pesce o altre proiteine, e verdure.
La sera come carboidrati mi limito ad un paio di gallette di riso, e non mangio la frutta.
A differenza di quello che dicono tanti medici, questa volta non faccio i famosi “spuntini” durante il giorno, se non la frutta, lontano dai pasti e non la sera.
Non ho fame, mi sento piena di energia e dopo cena mi bevo una bella tisana e leggo.
Fare qualcosa che ti piace e che ti distragga, aiuta molto a stare lontano dagli attacchi di “fame” compulsiva.
E ovviamente fa bene fare un po’ di attività fisica, ma niente di esagerato: meglio poco tutti i giorni che tanto due volte a settimana.
Andate al lavoro a piedi, fatevi una bella camminata, non prendete gli ascensori, e sorridete!
Amo la vita, e non mi stancherò mai di dirlo, sempre e comunque.
Ora vado a farmi una nuotata.
Besos
Barbara