Ieri Danny boy ha iniziato la prima elementare.
Pensavate forse di riuscire ad evitare un racconto dettagliato di una giornata così importante?
Ahahah, bella questa, davvero bella, direi comica!
Ci ho messo un pò a scrivere questo post perchè ho passato le ultime 36 ore a schivare tutti gli spigoli che incontravo.
Non avete idea di quante testate avrei voluto tirare a quegli spigoli, ma per ora sono riuscita a trattenermi.
In certi momenti un muro normale non basta: servono gli spigoli.
Sono una mamma, mica una santa!
Se i miei nervi potessero cantare, credo che in questo momento farebbero un pezzo Heavy metal.
Durante le ultime vacanze Danny si era ritrasformato in cozza e non ne voleva sapere di staccarsi dalla mia gamba (forse, visti i muscoli, l’aveva presa per uno scoglio, ahah)
Non succedeva ormai da anni, quindi avevo intuito che la cosa avesse a che fare con una sorta di timore per la nuova scuola e la nuova esperienza che gli sarebbe toccata da settembre.
Avevo intuito, ma non ero pronta.
Ieri mattina ci siamo svegliati con calma (il primo giorno siamo entrati alle 10 e sono usciti ale 12.15), abbiamo fatto una bella colazione (lui briosc al cioccolato e io fette biscottate super dietetiche), ci siamo vestiti (io con viso scoperto e lui in incognita) e siamo saliti in sella del mio scooter, sorridendo.
Ok , ok, appena svegliato aveva subito messo in chiaro che lui a scuola non ci voleva andare, ma poi con un po’ di cioccolato e qualche chiacchiera, ero riuscita a distrarlo.
Ma come siamo entrati nel cortile della “Morosini” gli è partita l’accoppiata “lacrima+broncio”.
Risultato?
Siamo entrati tutti in classe, i bambini hanno preso posizione ai loro banchi e i genitori, dopo qualche bacio e qualche sorriso, se ne sono andati tutti a farsi i giusti cavoli loro, per un paio d’ore.
Ma tutti? Proprio tutti?
Eh no: la temperatacchi è rimasta lì.
A temperare matite?
No, no. A fare la buffona con gli altri bimbi per cercare di fare calmare il mio.
E allora via con le foto e con le micro chiacchierate con quei cuccioli pronti alla loro prima vera grande esperienza.
Dopo circa un’ora sono riuscita ad uscire dalla classe promettendo che sarei rimasta nel palazzo ed infatti sono rimasta un’altra mezz’ora seduta sulle scale dell’androne della scuola, in attesa del “foglio di via” (arrivato alle 11.30 circa)
Una corsa per cercare di fare in 45 minuti quello che avrei potuto fare con calma in 2 ore e alle 12.15 ero di nuovo lì davanti.
“Mamma scusa avevi ragioneee! Mi sono divertito un sacco!” Mi ha quasi urlato Danny abbracciandomi quando è uscito dal portone.
E in quel momento, per la decima volta durante la mattinata, avrei tanto voluto tirare una testata ad uno spigolo, ma ho sorriso e per festeggiare siamo andati a mangiarci il nostro amato sushi da Temakinho.
La sera Danny è crollato e io ho sfogato i miei nervi non contro uno spigolo, ma etichettando, ricoprendo e preparando tutto il materiale richiesto dalla scuola. Della serie “via il dente via il dolore”, ho voluto fare tutto e subito.
Qualcuno si è scandalizzato quando ho postato la foto del mio lavoro finito e accanto ai quadernoni hanno visto scottex e cartaigienica.
Ma ancora che vi scandalizzate? Siamo in Italia e si sa che i soldi non finiscono mai dove dovrebbero e quindi nelle scuola pubbliche si da una mano.
Sono le maestre, i presidi e gli essere umani in generale che fanno di una scuola una buona scuola e non le mura non scrostate o la carta igienica fornita dal Comune.
Ma io lo so cosa vi state chiedendo ora: “E oggi con il secondo giorno com’è andata?”
E la mia risposta è: “Peggio, molto peggio di ieri”
Oggi ha pianto più a lungo e più forte, oggi non sono potuta rimanere in classe un’ora in più, ma sono dovuta giustamente uscire.
Oggi c’era anche mio marito e si sa che gli uomini di sensibilità non sono dei grandi esperti: avevo Danny che piangeva, da un lato la maestra che mi diceva di restare e dall’altro lato suo padre che diceva di lasciarlo piangere e di venire via.
Risultato?
Il papà è tornato al lavoro e io sono rimasta, seduta sulle solite scale in androne , fino a che quella santa della sua maestra mi ha dato il secondo “foglio di via”.
A proposito delle scale: se il fantastico Preside dovesse leggere per sbaglio questo post, chiedo scusa se oggi ho reso le scale un pò scivolose, ma non sono riuscita a trattenere un fiume di lacrime. Però almeno ho asciugato il grosso, per evitare incidenti, dai!
Ovviamente alle 12.15 (oggi è stato a scuola dalle 8.30 alle 12.15) Danny è uscito tutto felice e io ho cercato con lo sguardo uno spigolo da prendere a testate, ma per fortuna era coperto dalle altre mamme che passavano tutte sorridenti.
Che dire?
Dico che me lo aspettavo, ma che è stata dura vederlo piangere così.
Dico che già nelle prime 36 ore ho avuto la conferma che la maestra in cui avevo riposto tanta fiducia, se l’è meritata, tutta.
Dico che è meglio avere un figlio sensibile che un figlio strunz!
Dico bene? 
Barbara

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