Ieri Danny è tornato a scuola.
Ieri, finalmente, Danny è tornato a scuola.
Dopo una settimana a casa, dopo un principio di bronchite e dopo 3 giorni di antibiotici, Danny è tornato alla sua vita, e io alla mia.
Beh, non proprio!
Un paio di settimane fa, prima di sapere che il mio cucciolo si sarebbe ammalato e che sarebbe stato a casa per una settimana intera, avevo dato la mia disponibilità ad accompagnare la sua classe in gita in biblioteca.
E quando? Proprio lunedì 9 dicembre.
E quindi ieri mattina Danny è andato a scuola in macchina col papà e io, alle 9.30, lo ho raggiunto per la famigerata gita in biblioteca.
Pensavo che avrei preferito godermi la mia prima mattina libera andando in palestra, o andando a farmi una bella camminata…
E invece è stata una bellissima esperienza che rifarei di nuovo.
I bambini hanno portato i loro libri preferiti e con quei libri hanno costruito un domino gigante.
Per non farsi mancare nulla, ognuno di loro ha poi disegnato un animale e con quegli animali hanno confezionato un libro, sullo zoo.
Ma non sono qui a parlarvi di animali (anche se ultimante ne vedo sempre di più in giro).
Sono qui a raccontarvi che dopo la gita sono andata a farmi un giro e che, siccome ho fatto tardi e non sono riuscita a passare per casa a mollare lo scooter, sono andata direttamente a prendere Danny in sella alle mie due amate ruote.
Ma come? Mio figlio è reduce da una mini bronchite e io lo vado a prendere in scooter?
Ok che non ho la macchina, ma avrei sempre potuto mollare lo scooter a casa e andarlo a prendere con i mezzi.
E invece no!
Ci ho anche pensato, ma poi non ho fatto in tempo e non mi sono fatta tanti problemi.
Non sono una di quelle mamme che tiene il figlio in una campana di vetro, e mai lo farò.
Se si deve ammalare non è certo perché viene in scooter con me.
Ovviamente lo copro bene, come copro me stessa.
Non ho mai amato le campane di vetro.
Mi hanno sempre fatto paura le campane di vetro.
Te ne stai lì dentro, non senti il freddo, non senti il caldo, e non senti le voci…
Poi esci dalla campana e tutto cambia.
Esci dalla campana e quel freddo improvviso ti stordisce.
Esci dalla campana e quelle parole mai sentite prima ti colpiscono, come una spada.
E’ ovvio che preferirei non litigare con mio marito davanti a mio figlio, ma se succede non ne faccio un dramma.
La vità non è sempre rose e fiori ed è giusto che i bambini lo sappiano.
Nella vita vera ci si arrabbia e a volte si urla pure.
Nella vita vera ogni tanto fa troppo freddo e ogni tanto fa troppo caldo.
E’ giusto sudare, è giusto avere un pò di freddo, è giusto capire che anche chi si vuole bene a volte può arrabbiarsi, e dire cose brutte, cose che non pensa.
Anche a Danny capita di litigare con il suo migliore amico per una cavolata, ma l’amicizia resta no?!
Non ho mai tenuto Danny in una campana di vetro e al parchetto, o a fare un giro, ce lo porto anche quando fa freddo.
Dovrei forse tenerlo chiuso in casa per tutto l’inverno?
Io giro in scooter tutto l’anno, con la neve e con la pioggia, e mi ammalo molto meno di tante mie amiche che girano sempre in macchina.
Se Danny non lo porto in scooter con me anche quando piove o quando nevica, è solo per una questione di sicurezza.
Danny a volte guarda anche il telegiornale con noi, e quello che posso glielo spiego.
Quando Danny era piccolo e gli cadeva il ciuccio per terra, il ciuccio lo cucciavo io e glielo rimettevo in bocca.
Mi dicevano che non si doveva fare, ma io me ne sono sempre fregata.
Sembra che poi abbiano scoperto che i bambini che ciucciavano i ciucci caduti e leccati dai genitori, avessero meno problemi in futuro, con allegrie varie, di quelli a cui il ciuccio veniva sciacquato o sterilizzato.
Sono dell’idea che le capacità immunitarie non si rinforzino sotto le campane di vetro, ma fuori.
Ognuno è libero di fare quello che vuole, ma io continuerò per mia strada.
Mamma e papà posso anche litigare, ma si amano lo stesso.
In scooter fa freddo, ma poi si arriva a casa, ci si siede per terra a giocare e ci si fa un sacco di coccole.
Un bell’abbraccio scalda di più di qualsiasi sciarpa.
Barbara