Cosa succede mettendo un cellulare nel riso?

 

Cosa succede mettendo un cellulare nel riso?

Succede che il cellulare si asciuga e tu, all’improvviso, ti ricordi di come si stava bene quando…

Adesso vi spiego meglio.

Un paio di giorni fa ho avuto una giornata di quelle un po’ di corsa, un po’ complicate.

La giornata è iniziata con la pioggia, e quindi ho dovuto lasciare a casa il mio amato scooter, e optare per la mia bat renna, e il traffico.

Avevo un appuntamento di lavoro e poi dovevo andare in sede al Milan a ritirare una regalo per un amico.

Conoscevo bene la vecchia sede del Milan, visto che ci avevo lavorato, ma la nuova sede era per me ancora un mistero, e anche il mio navigatore del cellulare non conosceva quella via…

Devo dire che la nuova sede del Milan è davvero bella, e imponente, ma il calore della vecchia sede era un’altra cosa.

Sarà una questione affettiva, ma la nuova sede mi sembra un po’ una clinica svizzera, vabbè!

Tornando verso casa il cellulare ha deciso di abbandonarmi: lo schermo è diventato nero, ma il cellulare suonava, e io non potevo rispondere.

Sono tornata a casa, ho lasciato la macchina, sono salita in scooter e mi sono precipitata alla Apple di Rozzano, per scoprire che si era sono impallato lo schermo, e che sarebbe bastato schiacciare due pulsanti assieme per ripristinarlo.

Un’ora persa guidando lo scooter sotto la pioggia, al freddo.

Ero stanca e arrabbiata.

Avevo bisogno di una coccola, e quindi, prima di andare a prendere mio figlio a scuola, sono andata dalle veloci cinesi per farmi fare mani, piedi e massaggio foLte su poltLona vibLante.

Avevo il cellulare appoggiato sulle gambe, i piedi immersi in una vasca di acqua calda, e le mani affidate ad una seconda ragazza.

Ad un certo punto la ragazza ai mie piedi mi fa inavvertitamente il solletico, io muovo le gambe di scatto, e il mio cellulare finisce dritto dritto nella vasca di acqua calda, assieme ai miei piedoni.

Prendi il cellulare al volo, asciugalo, tira fuori la sim, e infilalo nel fornetto che le cinesi di solito usano per asciugare le unghie.

Corri a prendere il figlio, passa al volo in un negozio che ripara telefoni, dove scopri che il tecnico era appena andato via, e scappi a casa in cerca di un kilo di riso, nella dispensa.

Riso?

Eh sì, perché già la scorsa estate mi era caduto il cellulare nell’acqua, di mare, e lo avevo salvato mettendolo nel riso.

Ho asciugato ancora un po’ il cellulare con il phon, ho infilato un cotton fioc nel buchino del microfono per togliere l’acqua in eccesso, e, senza rimettere la sim, ho infilato il cellulare in un kilo di riso verso le sei di sera, e ce l’ho lasciato per tutta la notte.

Vi starete chiedendo se il trucco ha funzionato, e se il riso ha davvero assorbito tutta l’umidità che si era formata nel cellulare.

Ebben sì, il cellulare è resuscitato, e, per ora, funziona perfettamente.

Ma la cosa più importante è che io ho passato una bellissima serata, senza di lui.

All’improvviso mi sono ricordata di quando i cellulari non esistevano.

Mi sono ricordata di quando suonava solo il telefono di casa, e, se rispondevi, all’altro capo del filo c’era un parente, o un amico, e non un operatore di Vodafone o di Sky, pronti a farti alzare da tavola per proporti l’ultima loro imprendibile offerta.

Mi sono ricordata di quando le foto, per vederle subito, non le facevi con il cellulare, ma con la polaroid, e dovevi aspettare quel magico minuto in cui l’immagine prendeva forma davanti ai tuoi occhi.

Mi sono ricordata di quanto era emozionante portare un rullino a sviluppare, e aspettare un paio di giorni prima di poter vedere se le foto erano venute belle, e se valeva la pena stamparle più grandi, o fare le copie per gli amici.

Mi sono ricordata di quanto era magico sentire la sua calda voce che usciva dalla cornetta, altro che sms e whatsapp.

E vogliamo parlare dell’intimità che a volte si andava a cercare dentro una cabina telefonica, quando non volevi che nessuno, a casa, ascoltasse i cavoli tuoi?!

Ho una gran bella collezione di cd, ma non ricordo l’ultima volta in cui ho sfilato uno di quei cd dal suo scaffale, per infilarlo nello stereo.

Ormai ascolto la musica dal cellulare, o dell’ipod

Mannaggia!

Se penso che sono stata una delle ultime tra i miei amici a comprare al cellulare…

Avevo una fantastica segreteria telefonica, e ascoltavo i messaggi anche quando ero fuori casa, appoggiando il magico bip sulla cornetta, e digitando il mio codice segreto (questa ve l’eravate dimenticata eh?!)

Ho resistito a lungo, ma poi ho ceduto, e ho velocemente recuperato il tempo perso.

Ormai il cellulare è diventato una prolunga del mio braccio destro.

Quanti sguardi si perdono per colpa di questi cellulari.

Quante parole, quante emozioni.

Quante coppie si vedono sedute al ristorante con la testa bassa.

Sono tristi? No no, sono solo concentrati sugli schermi dei loro cellulari, invece che sullo sguardo di chi siede davanti a loro.

Capita anche a me, capitava anche a me…

Quando ti rendi conto ci certe cose, diventa inevitabile cercare di correggersi un po’, e a volte qualcosa si riesce a fare.

La ragazza che mi ha assistito alla Apple mi ha detto che spesso i cellulari si impallano perché ormai la gente non li spegne più, neanche di notte.

Quella ragazza mi ha fatto riflettere.

Quella sera il mio cellulare ha dormito nel riso, e io mi sono goduta un bel film, senza distrazioni.

Mio figlio era al sicuro nel suo letto, e mio marito era fuori a cena.

Mia mamma e mio marito il numero del telefono di casa lo conoscono bene, e io ero serena, anzi, serenissima (essendo veneziana)

Spegniamo un pò di più questi cavolo di cellulari, e dedichiamo le nostre attenzioni alla nostra famiglia, agli amici, e a noi stessi.

Settimana scorsa sono andata a ballare al 4cento, a Milano.

La musica era bellissima.

Ad un certo punto mi sono avvicinata a Danilo, il dj, e gli ho chiesto se aveva una sua cassetta.

Danilo si è messo a ridere, e io con lui.

Bei tempi quelli delle cassette, e della penna bic, perfetta per arrotolorare il nastro quando il mangiacassette faceva i capricci.

Oggi sono in fase nostalgica, ma una nostalgia piacevole, di quelle nostalgie che ti riportano indietro, e ti accarezzano il cuore.

Buon fine settimana amici.

E che la corsa per gli ultimi regali abbia inizio!

Besos

Barbara

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Colori, profumi e sapori della vera grande bellezza. Sottotitolo: la ricetta originale di “riso, patate e cozze”.

 
Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma il mio blog, per colpa di cause a me sconosciute, si è bloccato per più di 48 ore.
So solo che si è trattato di un problema di server, ma visto che io di queste cose non ci capisco un tubo…ci rinuncio e vado avanti, come se nienteanfuss!
Lo scorso week-end sono stata in Puglia, con mio marito.
Abbiamo lasciato Danny boy dalla Santa nonna, a Monza, e siamo scappati.
Ci piace tanto scappare, ogni tanto.
Ai gentori fa benissimo scappare, ogni tanto.
E ai figli fa bene staccarsi dai genitori, spesso.
Venerdì era il mio compleanno, e festeggiarlo in cantiere mi era sembrata una fantasmagorica idea.
Siamo partiti da Bergamo venerdì mattina con il volo Rynair delle 8.35, e alle 11.30 eravamo già in cantiere.
Era prevista pioggia, ma l’intensità della mia gioia e il calore del mio amore per quella tera, hanno attirato il sole.
Essere positive aiuta, giuro!
Un volo low-cost, una favolosa offerta per “Borgo Egnazia“, un incredibile hotel vicino al mare, e il sogno aveva preso forma.
Era forte la speranza di avere un pò di tempo libero per rilassarci, nella loro fantastica Spa, e invece…
E invece siamo rimasti in cantiere fino alle 15, abbiamo mangiato un panzerotto al volo, al sole, e poi siamo andati a recuperare un letto che avevamo comprato in un mercatino l’ultima volta che siamo scesi in Puglia.
Mi ero innamorata a prima vista di quel letto, e lo volevo, fortissimamente.
Ma dove lo avrei messo?
Santa Monica aveva risolto il problema, facendomelo “parcheggiare” nei suoi trulli, ma mica potevo lasciarlo lì fino a giugno!
Alle 17 eravamo pronti, nel loft di Bernardo, in attesa del camion partito il giorno prima da Milano.
Bernardo Palazzo è un nostro amico artista che realizza tavoli, librerie, lampade e tante altri oggetti stupendi.
Bernardo ci ha gentilmente messo a disposizione uno spazio per stivare i nostri mobili e  altre cosucce.
In Puglia, se possono aiutarti, si fanno in quattro.
E’ disarmante la gentilezza e la disponibilità di tutti.
E ve lo dice una che è abituata ad arrangiarsi da sola, e che fa molta fatica a chiedere.
Ma con loro non devi neanche chiedere: ai pugliesi basta uno sguardo per capire se hai bisogno di loro, e giocano d’anticipo.
Il camion è arrivato un pò in ritardo, e quindi alla fine siamo arrivati in hotel intorno alle 20.
Giusto il tempo di una veloce doccia e poi via, a festeggiare il mio compleanno.
Una cenetta davanti al camino dell’Antica Lama, con mio marito e due nostri amici che vivono giù.
Non potevo chiedere di più (e fa pure rima).
Al ritorno in hotel ho anche trovato, in camera, un tavolo apparecchiato, con un’altra torta (bye bye dieta) e una bella boccia, con 2 flûte.
Non puoi dire ad un amico pugliese che è il tuo compleanno, se sai che conosce il proprietario dell’hotel…
Sabato ci siamo svegliati con calma, abbiamo fatto una spledida colazione in hotel e poi siamo andati da un antiquario di Bari che aveva scovato mio marito su internet.
Abbiamo trovato un bellissimo tappeto di pastine che metteremo nella sala da pranzo.
Che emozione!
 Il cantiere sta andando avanti velocissimo, la casa prende forma e io inzio ad immaginare le nostre cenette col maritino che griglia, io che salto in padella le verdure fresche del nostro orto, e Danny che si arrampica sugli alberi per raccogliere la frutta.
Adoro queste immagini così bucoliche, che prendono forma nella mia testolina (Ok, ok: testona!)
 Possiamo correre a destra e sinistra anche tutto il giorno, ma la regola è che a pranzo e a cena ci si ferma, ci si siede, e si gode dei sapori e dei profumi che la Puglia regala.
 Ecco che sabato, grazie al consiglio di un altro amico, siamo finiti alla pescheria “Il defino”, ad Ostuni.
Entri in pescheria, scegli ciò che più ti piace dal banco del pesce, e poi ti siedi al ritorante lì dietro, e aspetti il tuo pesce fresco, da loro cucinato.
Un pò come succede nelle macellerie di Cisternino, solo che lì si mangia pesce.
Fantastico!
 Il pomeriggio è stato un po’ meno romantico perchè siamo andati in giro per outlet in cerca di elettrodomenstici, ma dopo un veloce pit stop in hotel, ce ne siamo andati all’ “Osteria del porto” a Savelletri, e ci siamo goduti i loro fantastici ricci, mentre fuori pioveva.
Ero così incerta sul primo, che alla fine ho mangiato “riso, patate e cozze” come antipasto, e “spaghetti con i ricci” come primo.
La dieta si può interrompere per un giorno, o no?!
La mia tiella di “Riso, patate e cozze” era talmente sublime, che quatta quatta, ho raggiunto il titolare del ristorante che stava fumando fuori e, con la scusa di fumare una sigaretta con lui, mi sono fatta dare la ricetta che vi metto qui sotto, tiè!
Domenica, finalmente, ci siamo goduti la Spa dell’hotel.
Eh che cavolo!
Dopo due giorni in giro tra outlet, cantiere, magazzini, traslochi e chi più ne ha più ne metta, ce l’eravamo meritata, no?!
 Alle 19.40 avevamo il nostro volo di rientro da Brindisi e quindi avevamo tutto il tempo per farci un’altra mangiata di pesce al sole, sul mare.
Avere tanti amici Pugliesi pronti a consigliarti certi posticini, è davvero una grande fortuna.
Non so se saremmo mai arrivati da soli allo “Scalo“, a Marina di Novaglie.
Che posti fantastici che ci sono in Puglia.
Quanto amo la Puglia.
Quanto sono felice di aver scelto la Puglia.
Dopo pranzo poi…
Ho una cara amica di Milano, Sabina, che con la sua “I quattro Pois“, fa biancheria per la casa personalizzata: accappatoi con le iniziali, asciugamani con inserti in lino, tovaglie su misura, lenzuola di tutti i colori e fantasie e tessuti d’arredo dove il cliente può addirittura scegliere lo spessore delle righe.
 Pensate a come possa sbizzarrirsi una come con una come Sabina, che ti lascia campo libero.
Ma non solo…
Sabina sa bene quanto io sia curiosa e, sapendo che stavo andando in Puglia, mi ha fatto un regalo pazzesco: mi ha mandato a visitare il laboratorio con il quale lavora.
Alessandro, il titolare del laboratorio, ci è addirittura venuto a prendere al ristorante, per essere sicuro che non ci perdessimo (alcune sarde erano chiuse per la sfilata di Carnevale).
Alessandro ha aperto per noi il laboratorio, di domenica.
Ci ha fatto vedere come funziona un’antica macchina per fare le passamanerie (che usano ancora), come si avvolgono le giganti matasse di filo che vengono poi posizionate accanto alle macchine tessitrici, ci ha spiegato il funzionamento delle macchine che servono per fare le trapunte, delle macchine da ricamo e tante altre cose bellissime…
Che dire?
 In Puglia sanno cosa sia l’ospitalità e soprattutto fanno delle cose pazzesche.
Non vi dico cosa non ho visto: spugne, tessuti di cotone, canapa, lino, passamanerie.
Ho fatto le foto dei tessuti che mi sono piaciuti di più, e che vorrei usare per la nostra casa, e ho mandato subito una decina di whatsapp alla mia amica Sabina.
Grazie, grazie a tutti, davvero.
Ogni volta che scendiamo in Puglia è un susseguirsi di colori, emozioni, profumi e passioni…
E poi quegli ulivi, quelle distese di fiori gialli.
Il mare, il sole, il caldo sulla pelle.
Grazie Puglia, grazie amici.
Barbara
La vera ricetta per RISO PATATE E COZZE: 
In una teglia da forno (sarebbe perfetta una “tiella” di coccio) fate una base di pomodorini a dadini, cipolla tagliata fine e aggiungete un filo di olio, prezzemolo tagliato fine fine e acqua delle cozze (che avrete aperto prima da crude ).
Proseguite con uno strato di patate tagliate sottilissime (devo essere quasi trasparenti), andate avanti con uno strato di cozze, che metterete vicine vicine col loro guscio di sotto, cospargete il tutto con una manciata di riso x risotto (va benissimo il Carnaroli), e andate avanti con un filo di olio e un altro strato di pomodorini, pepe e pecorino grattugiato e proseguite come prima.
Per ultimo mettete altre patate, pecorino e un filo di olio. 
Mettete il tutto in forno a 180/200 gradi dopo aver bagnato il tutto con un pò di vino bianco e brodo di pesce, fino a coprire le vostre prelibatezze.
Per 50 minuti cucinate la teglia coperta con stagnola e poi altri 10 senza stagnola, grill.
Ovviamente i minuti di cottura dipenderanno dalla grandezza della teglia che avrete fatto!
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Riso, patate e cozze!

 
Oggi vi do la ricetta di un piatto dedicato alla nostra amata Puglia in cui stiamo pian pianino costruendo la nostra casetta.
Riso, patate e cozze.
Lo ho fatto un paio di giorni fa ed è davvero facile ed ottimo.
Iniziamo come sempre dalla LISTA DELLA SPESA per 4 persone:
500 grammi di patate
600 grammi di cozze (io questa volta lo ho fatto con le cozze surgelate e vi assicuro che è venutao buonissimo)
200 grammi di riso (meglio il Carnaroli)
500 grammi di pomodorini
1 grossa cipolla
2 spicchi di aglio
1 grosso ciuffo di prezzemolo
pecorino grattugiato
olio, sale e pepe
Se avete tutto INIZIAMO:
Pulite bene le cozze e fatele aprire in una casseruola con un filo di olio, eliminate i gusci. Raccogliete il loro liquido di cottura, filtratelo e tenetelo da parte per dopo . 
Se usate quelle surgelate basta saltarle in padella un paio di minuti con un filo di olio e uno spicchio di aglio, tenendo sempre da parte il liquido di cottura
Tritate l’aglio con il prezzemolo.
Tagliate tutti i pomodorini a fettine.
Tagliate la cipolla e le patate. Mi raccomando, specialmente per le patate, di fare fettine davvero molto sottili sennò rischiano di rimanere crude. A me è successo di farle troppo grosse e vi assicuro che se succede vi si rovina il piatto e “quelle” girano, parecchio…
risofotoPrendete una bella teglia da forno oliata e iniziate a fare i vostri strati.
Mettete prima la metà dei vostri pomodorini tagliati a fette.
Poi metà della cipolla tagliate a fettine sottili.
Un pò di trito di prezzemolo e aglio, una spolverata di pecorino, un filo di olio e sale.
Fate poi strato con la metà delle vostre patate cerando di accavallarle un pò tra loro.
Sopra le patate mettete le vostre cozze e bagnate tutto con il liquido di cottura delle cozze.
A questo punto distribuite bene il vostro riso crudo, la cipolla e i pomodorini rimasti.
Un pò di pecorino e di trito di prezzemolo e aglio e coprite con il resto delle patate e del trito
Salate, pepate e bagnate con un filo di olio.
E’ giunto il momento di versate lentamente 7,5 dl di acqua (considerate ad occhio poco di più di mezzo litro).
Coprite con un foglio di alluminio e infornate per 20 minuti a 180 gradi.
Eliminate poi l’alluminio e cuocete per ancora 25/30 minuti
Sfornate e completate con pepe e prezzemolo fresco prima di servire.
Slurp!
Barbara
 
 
 

Riso e bisi – Rice with peas: una ricetta di mio zio Agostino (anche in inglese, ciapa!)

fagootoL’ultima volta che sono stata a Venezia sono andata a trovare mio zio Agostino ossia il fratello di mia mamma.

Dovete sapere che mio zio è sempre stato un cuoco fantastico. Oltre ad essere un grande in cucina è sempre stato un eclettico della cultura.

Non vi dico la faccia che ho fatto quando, dopo aver parlato un pò del mio blog, mi ha fatto vedere, nel suo computer, del materiale che ha raccolto e scritto, chiedendomi se mi sarebbe potuto interessare per “temperateitacchi.com”.

Ricette della tradizione Veneziana e racconti di scorci di vita Veneziana, ma non solo…

sediafotoMi sono commossa per il dono che mi stava facendo, e mi è scesa una lacrima.

Ok, ok sono un pò troppo sensibile…lo ammetto, ma un regalo del genere non capita tutti i giorni dai!

Mio zio è un artista nato, altra parola non potrei trovare per descriverlo al meglio. Mi ha conquistata quando avevo ancora i boccoli e da allora non ho mai smesso di confidarmi con lui.

Dipinge, cucina, si appassiona di tutto ciò che da emozioni e sa ascoltare.          

A questo punto vi propongo una delle sue prime chicche, quello che è il più classico dei piatti veneziani e lo faccio sia in italiano che in inglese. Oh yes!

 

RISO E BISI

Fu secolare tradizione offrire questo piatto al Doge, il 25 aprile, festa di San Marco, patrono di Venezia (quella che noi chiamiamo anche la festa del boccolo) 

http://venicexplorer.net/tradizione/festa-san-marco/index.php?hlangs=it

E’ un piatto classico della primavera, perché dei piselli si usa tutto, frutto e baccello con il quale si prepara il ‘brodo’ che servirà a cucinare il risotto. Se lo fate ora usate i piselli freschi altrimenti ovviamente optate per quelli surgelati.

 

Iniziamo come sempre dalla lista della spesa per 4: 

 

   – 300 gr. di riso vialone (o carnaroli) ;

   – 1 kg circa di pisellini se sono freschi (il peso comprende i baccelli) o 450 gr se usate quelli surgelati;                   

   – 100 gr. di pancetta a dadini piccolissimi;

   – 50 gr. di burro;

   – 50 gr. di parmigiano;

   – 2 o 3 cucchiai di olio d’oliva;

   – 2 o 3 cucchiai di prezzemolo tritato;

   – 1 piccola cipolla tritata finemente;

   – sale q.b.

   – dadi per un litro e mezzo di brodo.

 

risoebisifotoPreparate il brodo con un dado e con i baccelli dei piselli . Cucinare e passare il tutto al passaverdura (se usate quelli surgelati per fare il brodo bastano 200 gr di piselli e gli altri 250 gr li userete per condire il risotto).

Far soffriggere nel burro e olio la cipolla. Quando sarà dorata, unite la pancetta ed i piselli, poi il prezzemolo; allungare con un bicchiere circa di brodo e cucinare a fuoco vivo per 5 o 6 minuti. Salare. Versate altro brodo ed il riso, che va mescolato continuamente con l’aggiunta di altro brodo (come si fa per la cottura di un qualsiasi risotto), ricordate, comunque che la consistenza finale, dovrà essere ‘ all’onda’ vale a dire quasi gelatinosa, al limite dal dover usare il cucchiaio. A cottura ultimata aggiungere il parmigiano.

 

 

RICE WITH PEAS

When Venice was a Repubblic, it was a centuries old tradition to offer this dish to the Doge on April 25th, in celebration of Saint Mark, the patron saint of Venice.

It is a typical spring dish, for it is prepared with fresh peas and their pods, which are used to prepare the “broth” for cooking the risotto.  Given the short season in which fresh peas are available, I will give you a recipe that produces very similar results all year long.

 

– 300 g of Italian rice (Vialone or Arborio);

– 900 g of fresh peas (or 450 frozen);

– 100 g of tiny cubes of bacon;

– 50 g of butter;

– 50 g of grated parmesan cheese;

– 2 or 3 tablespoons of olive oil;

– 2 or 3 tablespoons of finely chopped parsley;

– a small onion, finely chopped;

– salt, to taste;

– 1 1/2 litres of chicken broth.

 

Cook the pods of the peas in the broth; keep hot.  Sauté the onion in the butter and oil, until golden; add the bacon, the remaining peas, the parsley and about a cup of the hot broth and cook over high heat for 5 or 6 minutes.  Add salt.  Add the rice and more broth (which should be added a little at a time, throughout cooking, as it is absorbed by the rice) and continue cooking, stirring constantly, until the rice is “al dente”(usually between 15 and 18 minutes, depending on the rice).  The final product should be “all’onda”, that is, not too thick, to eat with a spoon, if necessary.  Remove from heat, mix in the parmesan cheese and serve

Tacchino al curry e latte di cocco.

 

 

Dopo la finale di Masterchef di ieri sera… stamattina mi sento inspirata e quindi eccovi una bella ricettina facile che è piaciuta molto anche a nostro figlio. 

Di sicuro ieri i 3 giudici mi avrebbero messa al muro e fucilata per l’impiattamento, ma prometto che cercherò di migliorare !

 

Iniziamo come sempre dalla Lista della spesa (per 4 persone):

 

500 grammi di petto di tacchino (o pollo)

1 peperone rosso

1 peperone giallo

1 cipolla

1 peperoncino rosso

2 cucchiai da tea di pasta di curry (sì sì, pasta di curry e non polvere ! La trovate nei supermercatini orientali)

300 ml di latte di cocco (sempre nei supermercatini orientali)

1 limone

150 ml di brodo di pollo

25 gr di mandorle

riso basmati

aglio, prezzemolo e olio

 

Se avete tutto posiamo iniziare:

 

Mettete in padella olio, cipolla (io la taglio fine fine perchè se nostro figlio la trova…oh mamma!), uno spicchio di aglio intero con buccia dopo averlo schiacciato con un bel pugno (così se è stata una giornata no, vi sfogate sull’aglio e non sul marito quando rientra) e peperoncino a piacere. Fate andare un pò e poi aggiungete il brodo, il latte di cocco e la pasta di curry facendola sciogliere bene nel latte di cocco.

In un’altra padella tostate le mandorle (che siano pelate!)

Prendete tacchino (o pollo) e lo tagliate a striscioline o cubetti (come più vi piace) e lo aggiungete al latte di curry etc, grattugiate sulla pentola un pò di buccia di limone (zest?!) e aggiungete le mandorle tostate (la ricetta originale di Alessandro Borghese diceva di usarle intere mentre io le taglio a pezzettini)

Mentre il tacchino o il pollo cuociono, fate bollire del riso (io ne faccio sempre in più tanto in frigo dura un paio di giorni e d è sempre utile per pranzi o cene espresse), aggiungete un pò di olio e lo mettete in una ciotola che terrete coperta per mantenere il riso caldo (semmai gli date una “botta di micronde” quando il resto è pronto).

Quando il tacchino sarà pronto (ci vorranno circa 20 minuti a fuoco medio/basso, ma voi assaggiate sempre) formate delle cupolette di riso da mettere poi sui piatti. Io per farle uso quelle coppette usa e getta in alluminio, ma si può fare con qualsiasi coppetta abbiate in casa (non con i posacenere magari!)

Nel forno a 180 gradi cucinate i 2 peperoni fino a che vedrete che la pelle si gonfia e poi, una volta raffreddati un pò altrimenti vi bruciate, spelateli per bene.

Quando è tutto pronto mettete su ogni piatto una cupoletta di riso basmati, accanto al riso due fettine di peperoni (una gialla e una rossa) magari dopo averle arrotolate come se fossero dei bei fiorellini e infine il vostro tacchino. Mettete un pò di sughino su riso e tacchino, una spolverata di prezzemolo fresco tritato, un filo di olio e voilà, il piatto è pronto per essere gustato !