Io ho fatto come Paolo Bonolis e Sonia, e quindi?!?!?

 

Secondo voi il figlio di un fruttivendolo paga la frutta come gli altri?

E il figlio di un benzinaio, la benzina ?

E il figlio di un macellaio,  la carne ?

Secondo voi il figlio di un giornalaio i mystars li paga 3,5 euro l’uno?

E allora perché Sonia Bruganelli, che ha una casa di produzione, e lavora in televisione , non avrebbe dovuto far entrare su figlia a conoscere i suoi idoli, i “One direction”???

bonolis-figlia-salvati--638x250Nei giorni scorsi Sonia Brugarelli, la moglie di Paolo Bonolis, ha pubblicato su Instagram la foto di sua figlia Silvia in compagnia dei “One Direction”, ed è scoppiata una polemica assurda.

Qualcuno ha giustificato Sonia scrivendo che la figlia soffre di una patologia complessa che non le permette di fare file e affaticarsi, e altre mamme hanno replicato, ancora più incavolate, che fuori in coda c’erano altre bambine con problemi, e che comunque non avevano potuto realizzare il sogno di incontrare i loro idoli.

Siamo veramente alla frutta!

Stiamo qui a parlare di raccomandazioni, privilegi e ingiustizia, solo perché una mamma ha fatto quello che poteva per rendere felice sua figlia?

E il bello è che, ovviamente, molti ne hanno fatta una questione di soldi: “Chi ha i soldi ha più vantaggi in questi casi”

Ma perfavore!!!

Io in questo momento sono disoccupata, e il mio conto in banca non è proporzionale alla lunghezza del mio cognome, ma due giorni fa ho fatto la stessa cosa che ha fatto Sonia, e non me ne vergogno.

Non è di sicuro una questione di soldi, ma semmai di conoscenze, che spesso sono la conseguenza degli ambienti lavorativi in cui si opera (o si operava!).

Sonia Bruganelli ha una casa di produzione , e chi ha prodotto il programma in cui erano ospiti i “One direction”, ha invitato lei e la figlia.

Adesso vorrei capire perché avrebbe dovuto rifiutare l’invito, sapendo che avrebbe fatto felice sua figlia?!?!

Le rinfacciano di aver ostentato pubblicando la foto su instagram! Ma cavolo! Mica ha stampato e attaccato un poster in Piazza Duomo o in Piazza del Popolo! Ha pubblicato una foto nel suo profilo personale!

Io sono una libera professionista, e organizzo eventi da 20 anni.

A volte, quando vengo invitata agli eventi degli altri, ho qualche vantaggio in più, e non vedo perché dovrei rinunciarci.

Sabato pomeriggio sono andata delle amiche, e i nostri figli, a vedere il musical “The Beauty and the beast”.

Sto parlando del Musical originale della Disney, che arriva direttamente da Broadway, e che sarà in scena al Teatro Arcimboldi di Milano, fino al 3 gennaio.

Se vi capita andateci perché ne vale veramente la pena.

Le scenografie sono pazzesche; gli attori sono pazzeschi, Belle ha una voce pazzesca, e l’orchestra da vivo è pazzesca.

Lo spettacolo è in lingua originale, ma si capisce benissimo, perchè, nonostante la compagnia sia americana, parlano un “inglese” quasi scolastico.

Lo spettacolo è della Disney e quindi, girando il mondo, deve essere comprensibile a tutti, e poi ci sono dei sottotitoli giganti, alla destra e alla sinistra del palco.

Danny e i suoi amici sono stati rapiti per due ore da tanto colore, da tanta musica, e da tante emozioni, e io, alla fine, ho anche versato qualche lacrimuccia, ops.

La “Bella e la bestia” è sempre stata una delle mie favole preferite, ed è difficile non innamorarsi di tutti i personaggi del musical.

C’ è il mitico inventore Maurice, il papà di Belle; c’è la dolcissima Belle, con la sua incredibile voce; c’è la Bestia che fa il burbero, ma sotto sotto è un agnellino; e poi ci sono quei pazzerelli del candelabro Lumiere, dell’orologio Tockins, della teira Mrs. Brick e di suo figlio Chicco, la tazza interpretata da un bambino; e, per finire, quel gran bullo di Gaston e il suo fido amico LeTont.

Adesso vi faccio una domanda: secondo voi, quando alla fine dello spettacolo ci è stato chiesto se volevamo andare nel backstage del teatro ad incontrare i protagonisti, avremmo dovuto dire di no?!?!?

Mio figlio e i suoi “amici” avevano gli occhi che brillavano solo all’idea, e anche noi mamme non vedevamo l’ora di vedere da vicino chi ci aveva emozionato nelle ultime due ore.

Una favola che diventa un musical e un po’ come un sogno diventa realtà, e chi l’ha detto che noi grandi non possiamo ancora sognare?!

Nella hall del teatro c’erano altre famiglie e altri bambini che aspettavano l’arrivo dei loro beniamini, ma noi siamo stati un po’ più fortunati, e li abbiamo avuti tutti per noi per circa 2 minuti, prima che raggiungessero i loro fans.

Mi dispiace per quelle bambine che non sono riuscite ad incontrare i “One direction”, i loro idoli, ma mi dispiace di più per alcune di quelle mamme (non tutte) che invece di insegnare ai loro figli i veri valori della vita, si arrabbiano se non riescono a fare la foto con il vip, e che, peggio ancora, se la prendono con chi invece ce l’ha fatta.

Io quando ho visto la foto della piccola Silvia con i suoi idoli sono stata solo felice, per lei, e per sua mamma che era riuscita a farla sorridere.

Brutta bestia l’invidia cattiva, specialmente quando si fa largo nel corpo di un essere umano, adulto.

Ho scritto “Invidia cattiva”, perché sono dell’idea che esista anche un’ “invidia buona“, quella che ho provato quando le mie amiche ed io ci siamo fatte scattare una foto ricordo davanti alla locandina del Musical, e io, in mezzo a loro, mi sono sentita un po’ come la Bestia in mezzo alle due Belle! Ahahahahahahhaha

Besos

Barbara

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Il lago dei cigni e il principe Carlo.

 

Solo Gianmario Longoni poteva trascinarmi a vedere un balletto.

Io nei teatri ci sono cresciuta, ma non ho mai avuto una grande passione per balletti e opere.

Mi ricordo, come se fosse ieri, quando conobbi mio zio Franco Enriquez, grande registra teatrale.

Mi ricordo quando mi invitò a teatro a vedere il Gattopardo, da lui diretto e interpretato.

Ero piccola, ma mi piaceva aggirarmi nelle quinte, in cerca di trucchi e segreti, assaggiando di nascosto il vino annacquato pronto nelle caraffe di scena.

 

“Non spaventarti quando in scena mi vedrai morire, perché muoio per finta”, e invece poco tempo dopo se ne andò davvero.

Casa nostra a Venezia spesso diventava un punto di ritrovo per gli attori che passavano in città, con le loro commedie: venivano a casa nostra dopo lo spettacolo, e si faceva le ore piccole facendo un sacco di giochi strani.

Carlo e Aldo Giuffrè mi hanno insegnato dei giochi bellissimi, quasi magici: “indovina il personaggio” era uno dei miei preferiti, e ancora oggi, quando lo faccio, gli amici non riescono a capire il trucco, e diventano pazzi.

Si è in due, complici: gli altri ti dicono nell’orecchio un personaggio famoso da trasmettere al tuo complice, e tu lo fai dicendo, recitando, delle frasi apparentemente tutte molto simili, senza significato.

Alcuni attori spesso non riescono a scendere dal palco, neanche quando le tende si chiudono, e il teatro si svuota.

Amo le commedie che fanno sognare, e riflettere.

Amo i comici che sanno farmi ridere anche quando sono in modalità mulino, e le pale girano senza sosta, per i motivi più disparati.

Amo i musical e l’energia che sprigionano.

Amo gli amici che una volta l’anno si trasformano in attori per una buona causa, e salgono sul palco guidati dal grande Emanuele Belotti, alias il Principe George, per fare del bene a chi è meno fortunato, e per far sorridere chi li segue, da sempre.

E’ ormai partito il conto alla rovescia per  “C’era una svolta”, al teatro Carcano di Milano, e i biglietti sono quasi esauriti.

Ma torniamo a Gianmario Longoni.

Quando alla fine degli anni ’90 lavoravo per il Milan, avevo fatto un bellissimo accordo con Gianmario: lui pubblicizzava i suoi teatri Nazionale, Smeraldo e Ciak allo stadio, e io portavo sponsor, dirigenza, giocatori, stampa e vip alle prime degli incredibili spettacoli da lui selezionati: Fiorello, Stomp, Hair, Luttazzi, Momix, e chi più ne ha più ne metta.

Ancora oggi incontro i vecchi sponsor del Milan che rimpiangono quelle belle serate trascorse tutti assieme a teatro: ci si incontrava un po’ prima, facevo allestire un aperitivo per stare tutti un po’ assieme, e poi tutti in sala a godersi lo spettacolo

Sono passati tanti anni: io non lavoro più al Milan, e Gianmario ha venduto il Teatro Smeraldo a Eataly.

Ma qualche giorno fa ci siamo ricontati un po’ per caso, ed è scattato l’invito alla prima del balletto “Swan lake”, al teatro degli Arcimboldi.

Un balletto?

Che dire?

Sembrava brutto dire di no, e allora ho chiamato un’amica, e ci sono andata.

Avrei potuto anche invitare il marito, ma forse avrei rischiato il divorzio: se conosci mio marito non lo inviti ad un balletto.

Io sono una curiosa, e spesso mi butto, anche di testa, ma lui no.

Già solo le premesse mi avevano fatto capire che io quel balletto lo dovevo vedere!

La prima doveva essere martedì, ma è stata spostata a giovedì perché le scenografie di “Swan lake” sono arrivate in nave da Shangai: peccato che sono partite il 9 ottobre e sono arrivate in Italia in ritardo di 2 gg.

I costumi e le attrezzature di scena sono arrivate da Sidney, e la tecnica, ossia luci e suono, da Londra e da Milano.

Potevano le ultime piogge non lasciare il segno: la notte prima del debutto, è entrata l’acqua nel guardaroba del teatro, e quindi il giorno della prima hanno dovuto rilavare tutto ed affittare degli asciugatoi verticali, per poter andare finalmente in scena.

Sono entrata in quel teatro scettica, e sono uscita volando.

Sono entrata in quel teatro convinta di vedere il solito balletto soporifero, e invece mi sono emozionata, e ho riso.

E io che pensavo che “C’ha i chioschi” fosse uno che vendeva salamelle e crauti…

E invece suona, e suona pure bene.

E io che mi ricordavo che il principe del lago dei cigni fosse un certo Sigfried!

Quello di giovedì, invece, sembrava un mix tra Carlo di Inghilterra e suo fratello Andrea.

Andrea? Eh sì, perché ad un certo punto entra in scena una rossa un po’ pazza che sembrava la copia di Sarah Ferguson, e la mamma di Carlo Andrea era proprio severa, come la Regina, ma anche bella, elegante e provocante.

E Odette? Ma Odette non era una femmina bellissima che il perfido mago Rothbart aveva trasformato in cigno?

Giovedì io di cigni ne ho visti tanti, e davvero bravi, ma erano tutti dei gran bei maschi a petto nudo, dotati di evidenti addominali, e che addominali!

Carlo Andrea, prima invaghito della simpatica Sarah, si è poi innamorato del cigno più sexy.

Peccato che anche sua mamma, la Regina, abbia perso la testa per lo stesso cigno.

Ed ecco che escono fuori le armi, e si consuma la tragedia.

Un mix tra “Sette spose per sette fratelli” e “Tutti assieme appassionatamente”; il proibizionismo di “Footlose”, e i balletti da “Grease”, con una trama un po’ assurda, quasi come quella di “Beautiful”, e le bellissime musiche originali del venditore di salamelle.

Che balletto pazzesco!

Che spettacolo pazzesco!

Che cast pazzesco!

Il mio applauso va a tutta la compagnia, ma quello più grande va a Gianmario Longoni, alla mitica Marzia Ginocchio, e al grande Jimmi Pallas, oggi direttore di produzione di questo gran balletto, e anni fa degli indimenticabili Rollyng Stones, e del super sexy Bruce Springsteen.

Se vivete a Milano, o vi va di farvi una gita, fatelo prima del 23 novembre, e tenetevi un paio di ore libere per andare a vedere “Swan lake” al Teatro degli Arcimboldi.

E se, come me, vi innamorerete di tutti i cigni del balletto, sappiate che l’intera compagnia dorme al Ramada hotel, e che, quando non sono sul palco, spesso li potete trovare nella spa “Wellness and beauty” che il mio amico Angelo Caroli ha aperto dentro l’hotel.

Però non ditelo a tutti che anche i cigni fanno la sauna: è un segreto che mi ha confidato la mia amica Cristina che era con me a teatro e che, guardacaso, di quella spa è la responsabile.

Non perdetevi i cigni con gli addominali, e questo splendido ed emozionante balletto.

Date retta ad una ex cubista che giovedì sera, appena tornata a casa, si è raccolta i capelli, si è messa addosso qualche piuma, rubata da un vecchio piumino Monclair, e ha iniziato a volteggiare tra il bagno e il salotto, stando attenta a non svegliare il marito che intanto danzava con Morfeo.

Barbara

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