Io vivo col telefonino in mano, e scatto, scatto, scatto.
Ho sempre amato fotografare.
Non ho mai fatto corsi di fotografia e infatti non ho la tecnica, ma molto mi dicono che ho occhio.
Ho perso il conto delle  amiche incinte che sono venute a farsi fotografare da me
Anche nella fotografia sono un precisina: il braccio, quando fai la foto del mezzo busto di fianco, deve essere leggermente piegato, sennò  l’avambraccio sembra più grosso.
Se mentre scatto vedo qualcosa che non mi piace, per esempio una piega di troppo sul collo, non scatto
Una  volta giravo sempre con la mia Canon manuale, e diversi obiettivi, poi sono sono arrivate le compatte e adesso, ormai, scatto con il mio i-phone
Mi ricordo che quando facevo le foto agli amici sbuffavano, poi però mi chiedevano se potevo mandarle, stamparle…
Mi ricordo quando da ragazzina, a Ibiza, mi fotografavo da sola, mentre ero sdraiata al sole, e prendevo un pezzo del mio costume intero (ebbene sì, intero), un lembo di sabbia e uno scorcio di mare azzurro.
Mi piacevano le foto “artistiche”, e mi piaceva il colore.
Franco Fontana è stato forse il primo fotografo in Italia che, negli anni ’60, portó il colore nelle foto.
Le foto a colori andavo molto all’estero, ma in Italia eravamo ancora fermi al bianco e nero
Il taglio, l’inquadratura e il colore, diventano le costanti creative delle sue foto, delle sue opere
Le foto di Franco Fontana sembrano dipinti, le sue foto emozionano
Non sapevo nulla del vernissage della mostra “Full color”
Venerdi sono arrivata a Venezia con la febbre: una toccata e fuga di meno di 24 ore, per ritirare una vecchia scrivania di mia mamma da mandare in Puglia.
Avevamo in programma giusto una cenetta romantica a base di pesce, prima di rientrare a Milano
E invece?
E invece, prima dell’arrivo di mio marito, decido di passare al volo a trovare Fiorella Mancini, un’amica, un’artista che ha un negozio molto eccentrico e sfizioso dietro casa mia, e lei mi invita ad andare con lei all’inaugurazione della mostra di Franco Fontana, a Palazzo Franchetti.
Mi sentivo calda, sapevo che mi stava risalendo la febbre, ma Franco Fontana meritava uno sforzo, e poi era proprio lì difronte, accanto a casa
130 immagini, una più bella dell’altra: spiaggie, asfalti, statue di un cimitero ligure trasformate in dee velate.
I suoi famosi nudi in piscina, e scorci di città dove il colore, come sempre, fa da soggetto.
E poi lui, il suo sorriso, e l’onore di stringergli la mano
È del ’33, ma nei suoi occhi vedi ancora tanta curiosità, tanto entusiasmo e tanta voglia di colore
Grazie maestro e grazie Fiorella, per avermi portata con te
Barbara

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